Sono scomparsi tre fratelli di Afragola sospettati d'aver ucciso il maresciallo

Sono scomparsi tre fratelli di Afragola sospettati d'aver ucciso il maresciallo Il brutale omicidio è avvenuto l'altra sera presso Napoli Sono scomparsi tre fratelli di Afragola sospettati d'aver ucciso il maresciallo Hanno 17, 18 e 19 anni - Lo scorso anno la vittima aveva denunciato loro padre per il possesso di una pistola - Trovata la "500" con cui gli assassini sono fuggiti: sul sedile posteriore c'era un fucile a canne mozze - L'autovettura appartiene a uno zio dei ricercati (Dal nostro corrispondente) Napoli, 6 gennaio. Caccia agli spietati assassini che ieri sera, ad Afragola, nella piazza principale del paese, hanno ucciso a colpi di lupara, sotto gli occhi del figlioletto, Carmine, di 4 anni e di numerosi testimoni, il maresciallo dei carabinieri Gerardo D'Arminio, 38 anni, sparandogli da un'auto in corsa una micidiale scarici di pailettoni. Sono state effettuate perquisizioni domiciliari, controllati gli alibi di decine e decine di persone, operati di¬ versi fermi. Le indagini, condotte a ritmo senato, sembrano aver dato buoni frutti. Stamane all'alba è stata trovata l'utilitaria — una «500» di color aragosta, targata Napoli 990220 — usata dai «killers». Sul sedile posteriore c'era l'arma del delitto, un fucile a canne mozze con la matricola cancellata e alcune cartucce. Tre fratelli, nipoti del proprietario dell'auto, di cui non era stata denunciata la scomparsa, sono fortemente indiziati. Si tratta di Vincenzo, Luigi e Angelo Moccia, di 19, 18 e 17 anni, che sono scomparsi. Nei loro confronti il sostituto procuratore, Franco Martusciello ha emesso ordini di cattura. Figli di un temibile «boss1 locale, Gennaro Moccia, 47 atLii, hanno fatto perdere le loro tracce. Gli inquirenti avrebbero raccolto elementi che l'accusano dell'omicidio. Luigi ed Angelo Moccia sono sospettati di essere gli autori materiali del delitto, mentre Vincenzo sarebbe coinvolto, ma non direttamente. Chi sono i fratelli Moccia? Luigi ha precedenti per rissa, gli altri risultano incensurati. Il padre, Gennaro, era stato denunciato per il possesso di una pistola proprio dal maresciallo D'Arminio che lo scorso maggio si era recato nella sua abitazione per cercare una partita di pellicce di visone rubate e aveva trovato in un cassetto l'arma. In quell'occasione il figlio Vincenzo, aveva tentato di addossarsi la proprietà della pistola per scagionare il padre, ma il sottufficiale non si era lasciato ingannare. Gennaro Moccia era rimasto in carcere soltanto un mese, poi aveva ottenuto la libertà provvisoria perché malato. Il maresciallo D'Arminio aveva un curriculum eccezionale. Entrato giovanissimo nell'Arma, aveva conquistato i diversi gradi per meriti speciali, con anni di lotta prima alla mafia siciliana, poi alla delinquenza organizzata in Campania e soprattutto a quella di Afragola. Nato a Montecorvino Rovella (Salerno), dopo un lungo periodo di servizio a Palermo, nel 1970 era stato inviato a dirigere la stazione di S. Giovanni a Teduccio. Era stato poi trasferito al Nucleo investigativo della Legione carabinieri di Napoli e nel dicembre del '74 era passato a comandare la stazione di Afragola. Da sei mesi era ritornato nuovamente presso il Nucleo investigativo. Ieri sera, il mortale agguato. Poco dopo le 21,30, quando ancora i negozi erano aperti, il maresciallo D'Arminio era uscito dalla sua abitazione, in corso Garibaldi 116, con il figlioletto, Carmine. Si era fermato a parlare con Luigi Giuliano, 48 anni, fratello del boss Giovanni, assassinato nel settembre del 1973. Gl'inquirenti hanno escluso l'ipotesi, avanzata in un primo momento, che la vittima designata fosse Luigi Giuliano. I killers, a bordo dell'utilitaria, sono piombati proprio alle spalle del maresciallo e hanno mirato da breve distanza. La scarica a lupara ha raggiunto D'Arminio alla nuca. Il maresciallo è stato soccorso da due giovani, adagiato su di un'auto e trasportato all'ospedale. Ma è giunto cadavere: uno dei panettoni lo aveva centrato fra la nuca e il collo recidendo la carotide. La morte è avvenuta per dissanguamento. Adriaco Luise hanno commentato. Per tre anni fu in forza al Nucleo di polizia giudiziaria, incaricato dalla Procura della Repubblica di arrestare malviventi e mafiosi colpiti da mandato di cattura. Poi, nel 1966, istituito il Nucleo investigativo comandato dal ten. col. Giuseppe Russo, Gerardo D'Arminio affiancò l'ufficiale in numerosa azioni antimafia. Nell'agosto del 1963, il maresciallo D'Arminio era stato fra quelli che avevano catturato il pericoloso boss mafioso Michele Cavatayo che sei anni dopo, il 10 dicembre 1969, sarebbe stato soppresso nella strage di viale Lazio. Il sottufficiale si calò nella botola che portava nel nascondiglio del boss e lo bloccò prima che l'altro potesse far fuoco con la « CobraColt » che aveva in pugno. a. r. Una carriera esemplare Palermo, 6 gennaio. Gerardo D'Arminio diventò maresciallo capo a Palermo. La sua carriera è da portare ad esempio: sette encomi solenni e due promozioni per « meriti eccezionali ». La notizia della sua uccisione, fra i carabinieri di Palermo, è giunta come ima mazzata. « Era tra i migliori dì noi », Napoli. Anna Benvenuto, moglie del sottufficiale ucciso (Ap) Napoli. Il maresciallo Gerardo D'Arminio (Ansa)