Il campionato è ancora lungo, ma potrebbe diventare un derby torinese
Il campionato è ancora lungo, ma potrebbe diventare un derby torinese Il campionato è ancora lungo, ma potrebbe diventare un derby torinese Parola e Radice, già braccio di ferro Rivali col fiatone Juventus e Torino cominciano a preoccupare. GII altri, naturalmente, non la piazza torinese, i tifosi delle due squadre e tantomeno Parola e Radice che farebbero la firma per giocarsi lo scudetto in un lungo derby, da domenica prossima sino alla fine. La stagione è ancora lunga, ci sono possibilità di rientri dello stesso Napoli, del Mllan, perché no avvicinamenti da parìe di Cesena, Bologna eri Inter." ma agli inizi del '76 la situatone è ben delineata. Molto spesso nelle ultime stagioni si è detto « solo la Juventus può perdere lo scudetto ». Adesso la frase va aggiornata: « Solo le torinesi possono perdere questo titolo ». SI sono dimostrate sino ad oggi chiaramente le più forti, solo un loro cedimento potrebbe fare il gioco di chi insegue col fiatone, a distanza già considerevole. I bianconeri sono partiti, come giusto visti gli esiti delle ultime stagioni, con i favori del pronostico. Il Torino per usare una espressione che Radice ripete ormai come slogan «si è realizzato domenica per domenica' ed ora si sta Imponendo all'ammirazione di molti non solo per gli sprazzi di gioco ad alto livello, ma per il buon equilibrio raggiunto in campo, per 11 carattere dimostrato a Firenze, ribattendo senza nervosismo Il gioco duro (comprensibilmente duro, vista la situazione dei viola) degli avversari. Mozzone è un buon allenatore, ma il suo modo di caricare i giocatori — magari inteso male dagli stessi — è piuttosto pericoloso. La tensione della partita lo contagia, come dimostrano certe dichiarazioni post-gara che lo portano a vedere una realtà tutta sua. Del resto, il problema delle dichiarazioni degli «addetti» ai lavori non è nuovo, la responsabilità è degli stessi e di chi accogliendo certe dichiarazioni macroscopicamente distanti dalla realtà le «digerisce» con il sorriso sulle labbra, senza una riga di commento. Così, e si parla di vigilia della partita, Galdiolo può dichiarare «meglio se dovrò guardare Grazlanl perché non è in forma » senza che nessuno gli faccia notare che il granata aveva segnato a ripetizione nel turni precedenti. E così domenica sera Esposito può spiegare alla televisione che «la Juventus ha segnato un gol casuale nel primo tempo, e noi nella ripresa abbiamo avuto alcune palle gol » senza che Frajese ribatta (e del resto non poteva, ma doveva lasciar parlare Castellotti che la gara l'aveva vista). Alle fantasie va posto un limite, perché la gente beve le parole dei suoi beniamini, si esalta, vede partite e situazioni al contrario, si convìnce di torti e di ingiustizie inesistenti. Il sindacato calciatori, che s'è già battuto meritoriamente affinché i «simu- latori» in campo perdessero certe abitudini, inizi ora una battaglia certo più ardua contro i simulatori a parole, e contro chi — altro problema — rilascia dichiarazioni e poi nega il tutto al primo accenno di sanzioni della società o della Lega. Le squadre più serene vanno avanti, ed anche questo è confortante per chi chiede verità al campionato. Dietro alla Juventus ed al Torino ci sono, con II calante Napoli, Il Cesena ed II Bologna che fanno la loro strada senza badare alle fantasie. Esemplare in proposito la situazione del Bologna, dove Pesaola riesce a lavorare sereno anche se attorno c'è chi fomenta polemiche, rispondendo «lasciatemi lavorare tranquillo poi a fine anno vi lascio la squadra » ai più agitati. Di certo questa non è la situazione della Fiorentina, che avrebbe bisogno di un ambiente sereno attorno, non di una polveriera che Mazzone Involontariamente innesca con le sue dichiarazioni nervose. Parola e Radice predicano pace. Si dirà che lo fanno a cuor leggero, guidando squadre che vanno forte. Ma la situazione attuale è il frutto di un lavoro in profondità che dura da tempo, che per la Juventus è costume antico e che il Torino ha cercato di realizzare già con Giagnoni, ma che realizza compiutamente adesso con un Radice magari freddo (a chi giudica dall'esterno) ma in realtà capace di distinguere la polemica vuota dalla discussione utile. Le torinesi offrono un football diverso, ma egualmente attraente. La Juve dimostra la sua forza interna capovolgendo partite iniziate male, ovviando con impegno di tutti a continui cambi di formazione imposti dalle circostanze o da scelte tecniche. La facilità con la quale i bianconeri assorbono le variazioni agli schieramenti dimostra che il loro è vero « collettivo » inteso nel senso più ampio, e non limitato agli undici che vanno in campo. Al Torino la situazione al momento è diversa. La squadra va avanti con una formazione « bloccata » che sacrifica forzatamente elementi di sicuro valore quali Lombardo e Gorin, come il giovane Garritano che si rassegna alla evidente superiorità di Pulici e Graziani, come Bacchin rientrato fra i rincalzi dopo gli elogi della fase precampionato. Sono nomi da tenere presenti, però, per dimostrare che anche i granata posseggono una valida « rosa » di rincalzi, che potranno venire utili In una stagione ancora tanto lunga. Non altrettanto ricco sembra Vinicio, la squadra ha perso di efficacia in avanti da quando è fuori Braglia, un giocatore che pochi hanno capito, non certo un fuoriclasse ma elemento molto utile per « tenere la palla » in avanti facendo prendere fiato ai centrocampisti che adesso sono costretti ad un massacrante avanti indré per dare il loro apporto anche in fase offensiva. Vinicio difende la squadra attaccando l'arbitro e parlando di sfortuna, ma la sua è una divagazione sul tema inventata per tenere su il morale alla truppa. In realtà il tecnico brasiliano era furente con alcuni dei suoi, ed in particolar modo con Carmignani che ha ricacciato in porta con male parole quando il portiere è sbottato nel gesto di protesta dopo II gol di Gori, chiedendo la sostituzione. Adesso, mentre gli azzurri partenopei hanno un turno casalingo non facile contro il Bologna (Savoldi finirà nella morsa degli ex compagni), l'attacco alle torinesi è affidato alle squadre romane. La Lazio viene a Torino con buona volontà più che con un gioco, valido e continuo, la Roma aspetta la Juventus piena di rabbia, conscia di aver perso immeritatamente a Bologna. Il turno è più agevole, sulla carta, per il Torino. Il braccio di ferro fra i « mister » offre subito un'altra domenica di emozioni. Bruno Perucca
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