Solo 4 deputati (su 700) hanno risposto ai bimbi baraccati della Valle del Belice

Solo 4 deputati (su 700) hanno risposto ai bimbi baraccati della Valle del Belice Solo 4 deputati (su 700) hanno risposto ai bimbi baraccati della Valle del Belice (Dal nostro corrispondente) Palermo, 5 gennaio. Dopo tanti giorni dalla vigilia di Natale, soltanto 4 dei 700 parlamentari che hanno ricevuto le letterine di Natale inviate loro da altrettanti bambini terremotati delle elementari e delle medie di Santa Ninfa hanno avuto il tempo e la voglia di rispondere. Allora, amareggiati da tanta disattenzione, per protesta gli scolari del paesino devastato dal sismo nell'inverno del 1968 si sono decisi a rivolgersi a chi sta più «in alto» dei senatori e dei deputati. -Hanno inviato letterine, firmate da gruppi di essi, a Paolo VI, Giovanni Leone, Giacinto Spagnolli, Sandro Pertini e Aldo Moro. Al Papa hanno scritto fra l'altro di sperare tanto che «con questo anno nuovo tutti possiamo avere, con l'aiuto del Signore e la buona volon¬ tà degli uomini, le case» e hanno concluso «così possiamo vivere contenti». Al Capo dello Stato invece hanno chiesto: «Forse siete tutti occupati nelle grandi discussioni politiche o forse non state bene oppure siete tutti occupati a divertirvi per le feste del Natale?». I quattro parlamentari che hanno subito risposto agli scolari di Santa Ninfa sono l'onorevole Luigi Giglia (de) presidente della Commissione per i lavori pubblici della Camera che da giovedì a sabato compirà un sopralluogo nei sedici comuni della valle del Belice. Giglia è di Agrigento e ben conosce i problemi dei terremotati. Il Belice è suo collegio elettorale. I tre senatori invece sono il democristiano Narciso Franco Patrini, il comunista Nedo Canetti e il missino Alberto Gattoni. Patrini è stato avaro di pa¬ role con Angela Bianco, la ragazzina di 12 anni che s'era rivolta a lui, «spero che presto usciranno le provvidenze messe a disposizione per le zone terremotate». Ringrazia per gli auguri di Natale e li ricambia, quindi firma. Il senatore Canetti poi nella sua lettera dà del «lei» a Giuseppina Giambalvo dodicenne, sostenendo che il pei in Parlamento non è mai venuto meno alla profonda convinzione che le baracche del Belice sono una piaga da eliminare. Il senatore Gattoni (ha mandato anche 25 mila lire a Pietro Grimaldi, l'undicenne che gli aveva scritto) nella sua lettera ricorda i suoi trascorsi di soldato: «Mi affretto a risponderti — dice a Pietro — non come parlamentare ma come uomo che ha sofferto il freddo e il caldo in una baracca come la tua ». Secondo l'on. Giglia (ha scritto a Rossana Bucceri di 9 anni) «purtroppo vi è stata molta burocrazia e nel frattempo i prezzi sono aumentati e le somme già stabilite non bastano più». «Speravamo in molti che le nuove case sarebbero state costruite velocemente», aggiunge il presidente della Commissione lavori pubblici della Camera che nei prossimi giorni a Palermo e nella valle del Belice farà il punto della situazione tecnico-amministrativa per cercare finalmente, dopo tanta attesa, di assiemare una casa ai settantamìla del Belice che vivono in baracca . loro nono inverno consecutivo. Giovedì a Palermo i deputati della commissione avranno riunioni alla presidenza della Regione e in prefettura. Venerdì e sabato invece andranno «sui luoghi» per cercare di capire come mai con i 350 miliardi spesi finora siano etate costruite o siano in costruzione meno di duemila case mentre ne occorrono altre 15 mila. «Quattro risposte su 700 letterine — dice da parte sua don Antonio Riboldi, il rosminiano milanese che da 18 anni è l'arciprete di Santa Ninfa — I sono davvero poche, sono un ' numero che scoraggia». E' stato padre Riboldi ad aver l'idea di far scrivere le letterine ai 700 scolari del paesino terremotato ed oggi il religioso dice: «Un altro rinvio sarebbe una vera tragedia, una condanna a morire nelle baracche». «Ma — aggiunge — se l'atteggiamento dei parlamentari è così distaccato da indurre solo 4 su 700 a rispondere ai nostri bambini, debbo pensare che anche stavolta la soluzione non sarà tanto vicina». Antonio Ravidà

Luoghi citati: Agrigento, Palermo, Santa Ninfa