I carabinieri: "Queste sono le prove,,

I carabinieri: "Queste sono le prove,, I carabinieri: "Queste sono le prove,, A che punto sono le Indagini sul rapimento di Carla Ovazza? I carabinieri del Nucleo investigativo continuano a lavorare alacremente. Anche ieri il col. Schettino e alcuni dei suol uomini si sono recati in una località, tenuta per ora segreta, a compiere altri accertamenti. «E' un'inchiesta complessa e difficile — osservano — e non ci accontentiamo del notevoli risultati finora conseguiti. Dobbiamo mettere le mani non solo su Luigi Chiarello, Antonio Jannizzi ed Ernesto Brandestini, ma anche su altri due personaggi che sicuramente hanno preso parte al sequestro e che già abbiamo identificato. Ci proponiamo inoltre di recuperare quanto più possibile della somma versata per II riscatto e, soprattutto, di dare un nome ai "cervelli" della banda ». A proposito di questi ultimi al Nucleo investigativo dei carabinieri si è ottimisti. Ciò potrebbe far supporre che siano nel « mazzo » degli individui già arrestati o identificati. Il col. Schettino, come 1 capitani Sechi, Lotti e Olivieri che collaborano strettamente con lui, non si sbilanciano. L*sclano tuttavia Intendere che nessuno dei membri dell'organizzazione finora smascherati merita di essere definito uno dei « cervelli ». L'identificazione di costoro, comunque, non dovrebbe tardare molto e, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe dare sviluppi clamorosi all'attuale inchiesta. Non si esclude Infatti che essi siano i « cervelli » di altri sequestri di persona commessi a Torino e finora rimasti Impuniti, come quelli della Bosco Blanglno, del Lavagna e del piccolo Garis, un ratto quest'ultimo per il quale già sono in carcere alcune persone che tuttavia sarebbero soltanto elementi secondari. Tornando alla vicenda Ovazza; 11 punto cardine dell'inchiesta svolta dai carabinieri è costituito da Ernesto Brandestini, che si faceva chiamare Maurizio Corvelli: uno dei « telefonisti » incaricati dei contatti con la famiglia. Gli uomini del col. Schettino sono riusciti a dargli un nome facendo ascoltare brani delle registrazioni delle sue conversazioni telefoniche (opportunamente censurate degli accenni al rapimento) a centinaia di persone dei più diversi ambienti. La sua voce è inconfondibile, non solo per l'accento fortemente piemontese. Ma quando si è avuta la certezza che era proprio la sua voce, era già riuscito a sparire. E con lui l'inseparabile compagno d'avven- Nizza, e gli confidò le sue pene nel cercare un'auto come quella richiesta. Il giorno dopo fece il [urto, quindi consegnò la «merce» ma nessuno gli diede le 300 mila lire promesse. Tra Ettore Carenini e l'alloggio di via da Verazzano era intanto già stato stabilito un collegamento, che aveva portato a Brandestini e Jannizzi. Dal giovane 1 carabinieri del Nucleo investigativo sono risaliti anche all'amica Silvia Rossi e al suo appartamento al residence « Du Pare ». La ragazza, nella vicenda Ovazza, non c'entra affatto, anche se ora si trova nei guai. Ha solo il torto di aver permesso al Carenini di portare a casa sua una valigia e un pacco avuti dal giovane in consegna da Brandestini e Jannizzi quando costoro, sentendo vicina la morsa delle indagini, tagliarono la corda. Valigia e pacco contenenti, oltre a indumenti dei due fuggitivi, documenti falsi, proiettili, ritagli di rapine, spaccate e altri fattacci, nonché due accendini, fra cui un « Dunhill » d'oro identico a quello che Carla Ovazza aveva nella borsetta quando fu rapita e che non le venne più restituito. Il rssto è noto. Quando seppe che Ettore era stato fermato, Silvia Rossi si impauri e visto che ciò che le aveva portato l'amico «scottava», consegnò valigia e pacco al padre del giovane, Gianni. Questi, nel tentativo di distruggali, è incappato a sua volta nei rigori del codice penale insieme con l'amica Graziella Martano con la quale abita In corso Moncalieri 252. Concludendo, i carabinieri — come del resto la polizia — hanno fatto un ottimo lavoro, che ha richiesto impegno e fiuto notevoli. Ma le loro fatiche, come si è detto, sono tutt'altro che finite. Genesio, Chiarello, Brandestini Jannizzi e Palazzi sono schiacciati da numerose prove. Un altro personaggio che potrebbe seguire la loro sorte è Pietro Riccobene, la cui posizione è ancora al vaglio. Le altre persone finora incappate nella rete dei carabinieri e della polizia, tutto sommato, non hanno dirette responsabilità nel rapimento Ovazza, mentre gli uomini del col. Schettino si propongono di «incastrare» altri due Individui che hanno attivamente partecipato al sequestro e sopratlutto i «cervelli» della banda; seconde loro, non sarebbero meno di due. Le " gazzelle " dei carabinieri sono impegnate nelle ricerche e nei controlli delle auto ture Antonio Jannizzi detto « Totò ». «Brandestini e Jannizzi — dicono gli investigatori — sono stati i primi rami di un complicato albero genealogico di amici, conoscenti, ragazze, fidanzate, amanti, per non parlare di parenti, che in una maniera o nell'altra potevano essere coinvolti nell'altare. Da questi germogli iniziali, appunto battendo la strada di queste relazioni, slamo arrivati a Silvano Palazzi, soprannominato "Punto e virgola", noto negli ambienti della malavita per la sua specializzazione in furti di Bmu> ». In un bar del centro, frequentato qualche volta anche da Brandestini e Jannizzi, a metà novembre qualcuno lo aveva incaricato di rubare un'auto di questo tipo. Compenso alto, 300 mila lire, per- j che le grosse Bmw non abbondano. Infatti il Palazzi ebbe difficoltà a trovarla. Infine ne scovò una In piazza Lagrange, la prese e la portò dalle parti di Borgo S. Pietro (l'auto venne poi usata per prelevare Carla Ovazza). Chi gli aveva commissionato Il furto? Gli investigatori naturalmente non lo dicono. Sembra tuttavia che sia stato Valerlo Genesio. Non solo. Pare che lo stesso Genesio sia andato con il Palazzi a prelevare l'auto rubata in compagnia di quel Luigi Chiarello braccato da carabinieri e polizia anche perché ha lasciato le sue impronte digitali sui due messaggi inviati da Carla Ovazza alla famiglia, per assicurarla di essere ancora viva. Il Palazzi, si è detto, non trovò subito la Bmw « commissionata ». E finì col chiedere una «dritta» agli amici. E' stato proprio ricostruendo queste sue ambasce di ladro sfortunato che i carabinieri si sono imbattuti nella figura di Ettore Carenini, il play boy che da un anno aveva affittato l'alloggio di via da Verazzano alla coppia BrandestiniJannizzi. Palazzi e Carenini sono amici, frequentano gli stessi locali. Anche Carenini possiede ima Bmw (ora sequestrata dai carabinieri perché di provenienza non del tutto chiara). A Carenini, anzi, proprio il 21 novembre era stato rubato questo esemplare di rarissima vettura, che aveva lasciato in via Gramsci. Ma il giorno dopo qualcuno gli aveva telefonato che poteva andarsela a riprendere in corso Belgio. Il che è piuttosto strano — argomentano i carabinieri — tanto da autorizzare il sospetto che la Bmw gli sia stata restituita perché 1 ladri avevano rilevato dal libretto che apparteneva a qualcuno cui non poteva essere fatto uno « sgarbo » del genere. Proprio perché egli aveva agganci con la stessa organizzazione alla quale occorreva l'auto per il rapimento. Il Palazzi, dunque, andò a trovare Ettore Carenini nel negozio di plastica della madre, in via Nr[cmgvat (llllllllKlliriltMIIIIHIIIIIIl lltlllltilllllllI

Luoghi citati: Borgo S. Pietro, Nizza, Torino