Un "avviso,, a due ufficiali del Sid aiutarono Giannettini a scappare? di Silvana Mazzocchi

Un "avviso,, a due ufficiali del Sid aiutarono Giannettini a scappare? Il provvedimento del giudice istruttore di Catanzaro Un "avviso,, a due ufficiali del Sid aiutarono Giannettini a scappare? Sono il generale Maletti (ex capo Ufficio D, controspionaggio) e il capitano La Bruna, suo braccio destro Giannettini, giornalista fascista, espatriò per evitare il mandato di cattura per la strage di Piazza Fontana (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 3 gennaio. Il Sid torna ad occupare il ruolo di protagonista nell'inchiesta sulle bombe di Piazza Fontana del 1969. Il giudice istruttore Franco Migliaccio ha emesso due comunicazioni giudiziarie per «favoreggiamento» nei confronti di Gian Adelio Maletti, ex capo dell'Ufficio D controspionaggio (dal 31 ottobre scorso passato a comandare i granatieri di Sardegna) e del capitano Antonio La Bruna, suo braccio destro nel servizio segreto. I due ufficiali avrebbero favorito all'inizio del 1974 l'espatrio in Francia di Guido Giannettini, il «giornalista» fascista ed ex agente «Z» del Sid, quando il giudice istruttore milanese Gerardo D'Ambrosio emise mandato di cattura contro di lui in relazione alla strage di Milano. Il generale Maletti e il capitano La Bruna avrebbero fornito, a più riprese, tre milioni di lire a Giannettini durante la sua latitanza all'estero ed avrebbero omesso di riferire all'autorità giudiziaria il luogo dove l'ex agente del servizio segreto, ricercato, si nasconde va. I due ufficiali sono stati convocati dal giudice Migliaccio, per essere interrogati il 9 gennaio prossimo. Era stato lo stesso Giannettini, poche settimane dopo essersi costituito ai giudici di Milano (sbarcò proveniente dal Sud America alla vigilia del Ferragosto del '74) a smentire il generale Maletti e il capitano La Bruna, che avevano negato al magistrato d'aver avuto contatti di qualsiasi genere con l'ex giornali- sta del Secolo d'Italia. Gian nettini raccontò con tutti i particolari le quattro visite che il capitano Antonio La Bruna (soprannominato «il corriere del Sid») gli aveva fatto a Parigi. Gli incontri avvenivano quasi sempre all'aeroporto di Orly e, in cambio di alcune «informative» su vari argomenti, gli venivano versate somme di qualche centinaio di migliaia di lire per un totale di tre milioni, biglietti aerei esclusi s'inten de. Giannettini precisò anche che l'ultimo incontro con il capitano La Bruna era avvenuto il 26 aprile del '74. Ora ci si aspetta che l'ex capo dell'Ufficio D e il suo luogotenente chiariscano altri punti oscuri sul ruolo di Giannettini nell'intera storia della strage di Milano. Nell'inchiesta il nome di Giannettini entrò tardi. Prima sussurrato, arrivò alle cronache nel 1973. D'Ambrosio aveva chiesto più volte a Giovanni Ventura se fosse Giannettini l'autore dei rapporti segreti tro¬ vati dal giudice di Treviso Giancarlo Stiz (il primo magistrato che seguì «la pista nera» in relazione alle bombe del '69) nella cassetta di sicurezza intestata alla madre di Ventura in una banca di MontebeUuna. Ventura si era sempre rifiutato di fornire al magistrato il nome dell'autore di quei documenti datati '69 che anticipavano con grande esattezza avvenimenti politici poi puntualmente verificatisi. Sebbene l'editore veneto continuasse a negare, il giudice D'Ambrosio perquisì nel maggio del '73 l'abitazione romana di Giannettini. Scopre gli originali di quei dossiers, la macchina per scrivere con cui sono stati battuti e una serie di altri documenti scottanti. In un drammatico colloquio con il magistrato, finalmente Ventura ammette. L'autore dei rapporti è l'ex agente «Z» del Sid. A Giannettini, confessa ancora Ventura, «ho passate spesso informazioni» che lui poi «ritrasmetteva» al Sid. D'Ambrosio accerta che, dopo l'arresto di Ventura, Giannettini ha spesso avuto rapporti con l'editore veneto tramite la sorella di questi, Mariangela, e che il giornalista fascista è stato in contatto anche con Marco Pozzan, un giovane padovano attualmente latitante coinvolto nell'inchiesta sulle bombe di Milano. Pozzan, ex bidello dell'istituto per ciechi Configliachi di Padova faceva parte della cellula nera di Freda e Ventura e fu il personaggio che testimoniò d'aver visto ad una riunione svoltasi a Padova, nell'aprile del '69, Pino Rauti, ora deputato msi. Pozzan sparì dalla circolazione qualche mese dopo e, sebbene colpito da mandato di cattura, nessuno sa più niente di lui. Come sia riuscito a fuggire, probabilmente all'estero, con quali mezzi sopravviva, non si sa. In proposito si hanno, ancora una volta, alcune affermazioni di Ventura. Secondo l'ex intellettuale di Castelfranco Veneto, Marco Pozzan sarebbe stato « favorito » nella sua fuga da alcuni elementi facenti capo all'Ufficio D del Sid. E non è tutto. Aloune settimane fa il giudice Migliaccio ha ricevuto a Catanzaro il memoriale di Ventura, in cui si rivelava che all'inizio del '73 il Sid, tramite Gian nettini, si offrì di organizzargli l'evasione dal carcere di Monza e l'espatrio clandestino. Sulla vicenda testimonierà la sorella dell'editore Mariangela Ventura il 19 gennaio prossimo. I magistrati di Catanzaro dunque non reputano la storia di Ventura inverosimile e le comunicazioni giudiziarie emesse oggi sembrano confermare questa tesi. Per ora, la svolta dell'inchiesta allungherà ulteriormente i tempi della sua conclusione. Il rinvio a giudizio degli imputati di questa terza indagine sulla strage di sei anni fa slitta all'inizio della prossima estate. Nel frattempo, Freda e Ventura torneranno in libertà. Sono passati circa tre anni dal loro arresto e il processo non è stato ancor» fatto. Silvana Mazzocchi Da sinistra, il generale Maletti, Guido Giannettini e il capitano La Bruna (Telefoto)