Scatta la controffensiva commerciale

Scatta la controffensiva commerciale Scatta la controffensiva commerciale Multinazionali americane "alla corte degli sceicchi,, II Cairo, 2 gennaio. (Ap) Per molto tempo le imprese americane sono rimaste indietro rispetto alle concorrenti giapponesi ed europee nelle forniture al Medio Oriente. Ma i nuovi energici tentativi americani per inserirsi sui mercati arabi stanno incontrando un notevole successo. Gli agenti commerciali e i consumatori del Medio Oriente accolgono ormai con favore ì prodotti americani più disparati, dalla Pepsi-Cola alle Marlboro, dagli impianti di trivellazione al Boeing 707. Naturalmente il benessere portato dal petrolio ha fornito agli esportatori statunitensi l'incentivo necessario a battere la concorrenza straniera. Nel 1974 i Paesi membri dell'Opec hanno impor- tato dal resto del mondo beni e servizi per un valore complessivo di 37 miliardi di dollari. Il Tesoro americano calcola che tali importazioni, ai prezzi del 1974, raggiungeranno gli 89 miliardi nel 1980 e i 133 miliardi nel 1985. Attualmente circa il 16 per cento delle importazioni Opec viene fornito dagli Stati Uniti, ma tale percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Nel 1973 gli americani hanno contribuito soltanto per il 14% alle importazioni iraniane, ma la percentuale è salita al 18% di un mercato più ampio nel 1974 ed ha raggiunto forse il 30% nel 1975. Anche nell'Arabia Saudita la quota di mercato occupata dagli americani è in netta espansione. Complessivamente oltre 50 mila americani vivono e lavorano in Medio Oriente; nei prossimi cinque anni, con l'aumentare delle ordinazioni di tecnologia e prodotti Usa, il numero dei cittadini americani residenti nell'area potrà salire a 150.000. Ragioni economiche più che politiche hanno persuaso i Paesi del Medio Oriente ad acquistare prodotti americani, sebbene il governo statunitense abbia favorito questa svolta istituendo commissioni economiche con l'Arabia Saudita, l'Iran e l'Egitto. Il governo dell'Iraq, che definisce gli Stati Uniti una «nazione imperialista» ha nazionalizzato gli interessi petroliferi americani, ma è insoddisfatto della qualità dei prodotti acquistati dai Paesi dell'Europa Orientale. Di conseguenza le esportazioni americane verso l'Iraq sono salite a 375 milioni di dollari nel 1975, rispetto ai 285 milioni del 1974 ed ai 23 milioni del 1972. Nel 1976 e 1977 l'Iraq spenderà altri 200 milioni di dollari per l'acquisto di aerei dalla Boeing Co. e 150 tecnici americani si recheranno a Bagdad per addestrare personale iracheno. I petrodollari stanno affluendo anche in Egitto, sebbene questo Paese non sia membro dell'Opec. Le vendite Usa all'Egitto sono raddoppiate nel 1974 e probabilmente di nuovo nel 1975. Gli inglesi, che avevano praticamente il monopolio degli affari nel Kuwait e negli emirati arabi uniti, sono stati ormai soppiantati dai giapponesi e dagli americani. Le vendite Usa al Kuwait hanno raggiunto il livello di circa 340 milioni di dollari nel 1975. Le esportazioni verso gli emirati arabi uniti nel 1974 sono aumentate del 50%, salendo a 230 milioni di dollari e si calcola che abbiano raggiunto i 380 milioni nel 1975. Particolarmente significative sono le cifre che riguardano l'Iran: nel 1974 il Paese ha importato prodotti non militari americani per 5,5 miliardi di dollari e la cifra è salita intorno ai 9 miliardi nel 1975 e le importazioni di armamenti sono ammontate ad altri 4 miliardi di dollari. si ripCdondel18-di no sa rapze, connermestrre invPdondeimesa,preprile deduprmiro ri Udiminideundi WciaPastBaseDeBapeLacila(Obududodiramprnesa15finmcasahdeup si ritiene improbabile una torte ripresa dei consumi nel 1976. Ciò nonostante gli esperti prevedono un graduale miglioramento delle consegne, nella misura del 18-20 per cento rispetto al totale di 80 milioni di tonnellate dell'anno passato. Tale previsione si basa sul presupposto ohe vengano rapidamente smaltite le eccedenze, proporzionando gli acquisti ai consumi, e che l'economia in generale registri un lento miglioramento. In caso contrario le industrie siderurgiche dovranno ridurre ulteriormente le loro spese di investimento. Per il 1976 gli osservatori prevedono una nuova serie di aumenti dei prezzi dell'acciaio. Ma se il mercato non registrerà una ripresa, l'industria non potrà alzare i prezzi in misura sufficiente a coprire l'aumento dei costi. L'attuale fragilità del mercato è resa evidente dal fatto che, mentre le industrie maggiori si attengono ai prezzi di listino, molte acciaierie minori, negli Stati Uniti e all'estero praticano sconti di 10-45 dollari la tonnellata.