I lettori ! discutono

I lettori ! discutono I lettori ! discutono Non sarebbe bene abolire i partiti Leggo l'articolo di Ceronetti, pubblicato il 28 dicembre, un pamphlet contro i partiti che, secondo l'articolista, radunano greggi di fanatici, condizionati da un'idea seguita con spirito « di chiesa ». Sorvolo sul riferimento anacronistico e velleitario a Chénier, per sconfessare il quale basterebbe aver seguito con attenzione (critica, non di parte) l'intervista del nostro telegiornale ad Alvaro Cunhal. Ceronetti confonde in modo evidente il partitismo con la partitocrazia: l'uno, sancito da più di una Costituzione democratica, l'altro, filiazione degenere del primo, ed imputabile agli uomini non alle istituzioni. Ciò che più mi urta è la mancanza di una proposta alternativa: che cosa auspica Ceronetti? Una città-Stato di modello ateniese, o piuttosto una soluzione evangelica, in cui tutti i cittadini fossero coscienti e pregni di educazione sociale? O infine l'uomo forte? Ricordiamoci tutti che voler abolire i partiti significa compiere il primo passo verso l'ignoto, come insegna la storia antica del 1919-20, che con l'assalto ai partiti aprì la strada alla dittatura. Guido D'Amico, Torino Quale regione è pia pacifica Ho letto con interesse l'articolo su « dodici indicatori di benessere » apparso su « La Stampa » del 24 dicembre a firma Mario Deaglìo. Premetto che mi piacciono le statistiche, anche se mi rendo conto che l'aridità delle cifre percentuali non evidenzia ovviamente la realtà che dovrebbero rappresentare. Non contesto quindi le cifre riportate, pur considerandole nella loro dimensione numerica reale piuttosto che in quella percentuale, stante il numero di abitanti della Valle d'Aosta, nettamente inferiore a quello di tutte le altre regioni. Non starò neppure a contestare il fatto che i dati risalgono al 71 e 72 e che quindi i commenti avrebbero dovuto essere, semmai, espressi al passato e cioè « dove si viveva meglio ». Non preciserò neppure che nell'articolo stesso è detto che ogni misura, come quelle riportate, è imprecisa e soggettiva e, ad esempio, mancano dati significativi come i numeri di telefono, i dati sulla disoccupazione o sulla cassa integrazione salari ed altri ancora che potrebbero permettere di dare un quadro più completo della situazione e quindi di definire in modo più corretto e serio il « dove si vive meglio ». Ma dove si rasenta l'assurdo è quando l'autore afferma che « la Valle d'Aosta è la regione più violenta d'Italia ». Non so cosa si intenda per violenza, ma se questo termine si riferisce a sequestri di persona, ad assalti di banche, a covi di estremisti neri o di brigate rosse, ad azioni banditesche, ad efferati omicidi, a furti clamorosi, a incendi dolosi (fatti questi che appaiono con spietata e crescente fre¬ qdtrfolactrndinSre« cl'Svmsccdd1gItl'dpndstmcptnasiimsvftmmmUngabmuDdmlletiprvpmz« uenza sulle pagine dei quotiiani nazionali) ebbene, posso anquillamente affermare, conortato dai rapporti annuali dela Questura e dei Carabinieri, he, caso mai, è tutto il conario e la Valle d'Aosta, pur on essendo certamente un paraso terrestre, è tutt'altro che un nferno. Bmm Salvadori Capo dell'Ufficio slampa Reg. auton. Valle d'Aosta Sicilia e scienza Non voglio, né potrei interferie nella polemica di Sciascia sul Caso Majorana ». Vorrei solo ommentare l'ultima frase delarticolo di oggi, 24 dicembre. e oggi, come dice Sciascia, viiamo « come cani, contro un muro » grazie « soprattutto alla cienza », mi vuol dire Sciascia ome si viveva in Sicilia, beneetta da duemila anni di assenza ella scienza, fino al deprecato 787? Come spiriti beati, in un iardino fiorito? Domenico Garelli, Milano campi in Urss Non si capisce il motivo di anto risentimento da parte delUnione Sovietica alla proiezione el documento filmato sul camo di lavoro forzato per prigioieri politici esistente nei pressi i Riga. Se i governanti di tale Paese i sentono ingiustamente incolpai e ritengono falso tale documentario, appare subito agli ochi di tutti che la cosa più semlice, per smentire l'esistenza di ali luoghi (di triste memoria azista), sia proprio quella di prire le porte a giornalisti e viitatori di qualsiasi provenienza, nvitandoli a visitare in lungo c n largo il territorio, o quanto meno le zone incriminate, allo copo di renderli edotti e coninti della falsità di tali accuse. Non si può ammettere che di ronte a vere e proprie documenazioni fotografiche di luoghi realmente esistenti sia sufficiente limitarsi a proclamare semplicemente che « non è vero niente ». dott. Mario Ferrerò, Torino Un saggio conteso Su « il Borghese » del 4 genaio 1976 c'è riprodotto interalmente un mio saggio che è pparso sul numero di novemre di « Il Dramma ». Vorrei specificare che non ho mai dato il mio permesso per na tale ripubblicazione, né « Il Dramma » l'abbia dato. Trovo dunque la ripubblicazione del mio saggio del tutto strana e mi ascia completamente perplesso. Prof. Michael A. Ledeen, Roma l separati e il fisco Il sig. Domenico Lanni (letera pubblicata il 28-12) lamenta l danno fiscale da lui subito per la tassazione sul cumulo dei redditi suoi e della moglie involontariamente da lui separata per motivi di lavoro. Probabilmente, trattandosi della differenza di aliquote tra due diversi « tetti » di retribuzione, il danno non è rilevante, a meno che si tratti di stipendi elevati. Inoltre una modifica della legge nel senso auspicato non sarebbe facile, per la difficoltà di definire obiettivamente le separazioni involontarie ed inevitabili. Ben più grave è il danno (e per di più già attualmente ingiusto in quanto contrario alla legge vigente) che subiscono i legalmente separati, lavoratori dipendenti, ai quali il datore di lavoro opera la ritenuta per conto del Fisco prima della corresponsione degli assegni di mantenimento al coniuge separato; la legge istitutiva dell'imposta sui redditi prevede la deducibilità degli assegni di mantenimento, dando carico al coniuge separato di pagare la sua parte di imposta, se e per quanto dovuta. Ma in Italia si fanno le leggi e si dimenticano o si ritardano di anni i regolamenti esecutivi. E cosi, malgrado il chiaro ed inequivocabile disposto della legge, il Fisco preleva imposte che non gli spettano, e magari le preleva due volte e cioè anche dalla moglie separata, ma non rimborsa il supero di imposta: a parole riconosce il diritto ad un rimborso, ma non lo effettua «per mancanza di disposizioni da Roma». E cosi, anno dopo anno, il contribuente accumula crediti che non sa se e quando potrà ricuperare. Ed ancora una volta l'ingiustizia colpisce solo i lavoratori dipendenti o pensionati, mentre gli autonomi ed i professionisti che non pagano in anticipo, possono tranquillamente operare la deduzione. Stupisce il fatto che il ministro Visentini, che pare alla ricerca di una maggiore giustizia fiscale, non abbia trovato il tempo di emanare disposizioni (che non sarebbero poi tanto difficili) per ovviare all'ingiustizia perpetrata verso una parte dei suoi migliori contribuenti, gli unici sicuramente non evasori. Una domanda in tal senso, inoltrata direttamente al Ministro da olir*- un anno, è rimasta senza risposta. Pazienza pagare le tasse fino all'ultimo centesimo (magari fosse così per tutti!), ma pagare parecchio di più per anni ed anni, proprio non è giusto! A. L. C, Torino P. S. — Poiché non vorrei pubblicizzare la mia condizione di "separato legale" prego di pubblicare le sole iniziali: si tratterebbe di una eccezione puramente formale alla vostra buona regola, dal momento che non sono un anonimo, ma mi firmo (segue firma e indirizzo).