Capodanno con speranza

Capodanno con speranza Tra le ansie e i problemi Capodanno con speranza Molti lavoratori hanno trascorso S. Silvestro in fabbrica - "Marcia della pace" Il 1975 se n'è andato. La mezzanotte di San Silvestro ha concluso un altro capitolo della nostra vita. In omaggio alla tradizione non si è rinunciato a festeggiare la fine d'anno, quasi ad esorcizzare il grave stato di tensione sociale e il crescente malessere che ci circonda. Il bilancio dei dodici mesi passati è pesante, non ci rimane che sperare in un '76 migliore. Con questa fiducia, migliaia di lavoratori hanno trascorso l'ultimo giorno dell'anno nelle fabbriche in difficoltà: Singer, Monoservizlo, Emanuel, Cvs e decine d'altre. Per « celebrare la festività a fianco dei lavoratori in lotta » la Provincia ha organizzato all'interno del cotonificio Vallesusa uno spettacolo culturale. La difficile situazione della Singer è stata discussa ancora una volta alla Regione, in un incontro, il 31 dio=mbre, fra il vicepresidente Libertini, l'assessore Simonelli, una delegazione della federazione sindacale (Pace, Deipiano, Serena) e dirigenti della Firn. Libertini ha informato 1 sindacalisti anche sui colloqui con ring. De Benedetti, presidente della federazione industriali e 11 dott. Artom (federtessili) in relazione agli altri problemi industriali dell'area piemontese. In un messaggio al ministro dell'industria Donat-Cattin, di vicepresidente della giunta regionale ha sollecitato un Incontro al ministero per definire il progetto di Intervento Gepi riguardo alla Singer. Preoccupazioni gravi anche per la Cimat (73 licenziati). La situazione aziendale sarà verificata in un Incontro, l'8 gennaio. Intanto per la vertenza Assa una riunione « probabilmente conclusiva » è prevista per il 7 gennaio. Contro l'egoismo e le esagerazioni, accogliendo l'invito del cardinale Pellegrino alla meditazione, la sezione italiana della Pax Christi e il Servizio missionario giovanile hanno organizzato una « marcia della pace », in luogo della veglia di preghiera, per festeggiare la fine del '75. I partecipanti si sono incontrati, 11 pomeriggio di San Silvestro, nella parrocchia di Santa Teresina dove si è svolta una tavola rotonda sul tema: « Le armi della pace. Dal Concilio alla giornata mondiale del '76 nello spirito della "Gaudium et spes" ». Ha parlato per primo mons. Bettazzi, vescovo di Ivrea: « Le vere armi per la pace sono morali: l'impegno per la giustizia, il dialogo, la collaborazione, la coscienza della fraternità universale in quella prospettiva di non violenza che, al di fuori del mondo cristiano, Gandhi ha vissuto, ma che ha avuto il suo annuncio e il suo grande esempio in Cristo. La Chiesa si impegna a condividere le sofferenze e le ansie dei poveri e degli emarginati ». « Il nostro pensiero — ha detto subito dopo una ragazza — corre al 700 fratelli sepolti vivi nella miniera indiana ». « La pace di Dio — ha proseguito un monaco della comunità di Bose, Enzo Bianchi — è diversa da quella che immaginiamo noi, perché ci disturba. Non è certo quella dei fiori e degli hippies, né la pace a basso prezzo delle eucarestìe domenicali, ma il mutare del nostro rapporto concreto con gli altri ». Il giornalista Raniero La Valle ha parlato invece della « Visione ecumenica della pace » esaminando i punti che hanno retto alle critiche e al travagli di 10 anni, cioè dall'ultimo concilio. Infine l'obiettore di coscenza Carlo DI Cicco ha osservato che « la Chiesa tiene il piede in due staffe: privatizza da un lato l'obiezione come indice di buona volontà, ma riconosce dall'altro il bagaglio culturale del militarismo ». L'Incontro è proseguito con la « cena del digiuno ». I partecipanti hanno versato un contributo, oltre due milioni, per 1 terremotati della Turchia e per altre iniziative di promozione umana. Alle 22 hanno sfilato In corteo fino al Duomo » lanciando un messaggio sereno, una proposta di pace, senza investire la gente con slogans di invettiva ». C'è chi non ha rinunciato a festeggiare 11 Capodanno seguendo la consuetudine. Al mare o in montagna, riuniti Intorno a tavolate riccamente imbandite. Fuochi d'artificio e « botti » sempre proibiti, ma sempre adoperati, hanno arabescato una notte luminosa. Molte- persone hanno gettato dalla finestra stoviglie e bicchieri Incrinati, un «rito» che ogni anno si ripete. Qualcuno lia sparato con incoscienza colpi di pistola che si sono conficcati nel muri e talvolta in qualche finestra. Il primo torinese del 1976 è nato all'ospedale Sant'Anna, nel reparto del prof. Robecchi che era assistito dal dottor Pettino e dall'ostetrica Sartorio. Un vispo maschietto di 3,700 chilogrammi, secondogenito della famiglia Labate che abita in via Blbiana 110. La madre Nicoletta è ancora incerta sul nome. La festa del primo dell'anno è stata celebrata ieri mattina in Duomo dal cardinale Pellegrino. Nella sua omelia si è rammaricato perché ci sono « guerre feroci nei rapporti tra le nazioni », e « focolai di guerriglia nel loro interno ». « Che cosa vale dunque un appello per la pace? dobbiamo forse abbandonarci alla disperazione? La pace — ha proseguito — si afferma solo con la pace, alimentata dal sacrificio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità, di cui abbiamo avuto un bell'esempio questa notte ». Ha concluso: « Quando vediamo dei cristiani, dei giovani che si comportano così, abbiamo motivo di sperare ». Un momento della veglia di preghiera della Pax Christi

Luoghi citati: Ivrea, Turchia