I banditi sono caduti nella rete

I banditi sono caduti nella rete I banditi sono caduti nella rete (Segue dalla 1° pagina) portanti » — ma per loro sarebbero già pronti sul tavolo del dott. Pepino tre ordini di cattura per concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione — sono: Ernesto Brandestini, nato 27 anni fa a Cavarzere (Venezia); Luigi Chiarello, 23 anni, di Umbriatico (Catanzaro), detto Mimmo, già ricercato perché disertore dall'agosto scorso; Antonio Iannizzi, 38 anni, di Taurianova, detto Tato o Totonno. Brandestini e Iannizzi sono stati protagonisti, l'8 aprile '74, di una sparatoria per una questione di donne. Al processo in assise (marzo di quest'anno) non si sono presentati. Erano latitanti. Quali elementi polizia e carabinieri stanno raccogliendo sul conto di queste quattordici persone? E' difficile dirlo, perché il segreto istruttorio lo impedisce. Possiamo tentare, con molta approssimazione, di ricostruire i momenti di questa inchiesta, condotta nel silenzio degli uffici della questura e della caserma Podgora, mentre Carla Ovazza soffriva la sua tragedia di ostaggio in mano ai banditi per 35 giorni, i suoi familiari trepidavano per lei, l'intermediario e i due legali — avvocati Chiusano e Ottolenghi — cercavano di intrecciare un dialogo umano con i rapitori e di concordare la cifra del riscatto e le modalità del rilascio. L'organizzazione — che non sarebbe di impronta mafiosa, ma affonderebbe le sue radici nella nuova, e spietata, malavita torinese — ha cominciato ad essere intercettata dagli investigatori pochi giorni dopo il rapimento della signóra Ovazza. Un messaggio della rapita, scritto su un foglio dì carta da lettere e recapitato con un sistema assai ingegnoso all'ing. Barba-Navarettì, è stato esaminato da un esperto della polizia scientifica il quale è riuscito a individuare, su un angolo del foglio, un'impronta digitale. Una laboriosa ricerca ha consentito di stabilire, con certezza quasi assoluta, che appartiene a Luigi Chiarello, già ricercato — come si è detto — per diserzione, e diffidato anni fa dalla nostra Questura. Acquisito questo elemento basilare, la polizia è andata avanti, con pazienza e soprat¬ tutto con estrema cautela. Mentre una squadra di tecnici studiava la voce, registrata, del bandito che teneva i contatti con l'intermediario della famiglia Ovazza, altri specialisti della « scientifica », muniti di macchine fotografiche a raggi infrarossi, tenevano sotto controllo giorno e notte le cabine telefoniche dalle quali — si sapeva — telefonava l'emissario dell'organizzazione. Tutti i tipi sospetti sono stati fotografati: un giorno — siamo a metà dicembre — si riescie a cogliere con l'obiettivo proprio l'uomo della banda. Sarebbe il Brandestini, il quale avrebbe fatto una telefonata da una cabina di via Lemie proprio alla stessa ora in cui, in casa dell'intermediario della famiglia Ovazza, giungeva una delle tante chiamate con le quali, insieme alla richiesta del riscatto, si minacciava dì morte l'ostaggio se la somma non fosse stata pagata al più presto. Il mosaico delle indagini, con queste due preziose tessere, ha cominciato a prender forma e consistenza. Intanto i carabinieri del col. Schettino individuavano la voce di un altro « speaker » cfte teneva i contatti telefonici e fermavano alcune persone che sarebbero state trovate in possesso di oggetti (un accendino e altro) di prò. prietà della signora Ovazza. Cadono nella rete, ad uno ad uno, Valerio Genesìo, Rosario Andiloro, Gian Carlo Beretta con l'accusa di concorso nel sequestro; Luigia Caprini per favoreggiamento del Chiarello; Maria Lacoguata per favoreggiamento del Brandestini; Giovanni Carenini, accusato di favoreggiamento e ricettazione; Silvia Rossi, per gli stessi reati (è amica di Ettore Carenini); Graziella Martano anch'essa per ricettazione e favoreggiamento; Silvano Palazzi, sospettato di aver rubato una delle due Bmw servite per rapire Carla Ovazza; Pietro Riccobone con .l'accusa di concorso in sequestro di persona. E poi, i tre grossi calibri, coloro che gli inquirenti ritengono gli esecutori materiali del ratto: Brandestini, Chiarello e Iannizzi, che hanno preso la vìa della ftiga. Potrebbero essere proprio loro gli incappucciati carcerieri della rapita, quelli che entravano nella cella tre volte al giorno, si sedevano sulla sponda del letto e dicevano alla Ovazza: « Coraggio, signora, stia buona, non le faremo del male. Noi eseguiamo solo gli ordini del capo ». E il capo — forse — o comunque l'organizzatore, sarebbe Valerio Genesio, personaggio assai noto alla Questura, il cui nome fu collegato — nel settembre '73 — a un altro clamoroso sequestro, sventato all'ultimo momento dalla polizia. Il rapimento di un parente stretto del dott. Giovanni Agnelli. Oggi il magistrato comincerà a interrogare i fermati. Sergio Ronchetti

Luoghi citati: Catanzaro, Cavarzere, Taurianova, Umbriatico, Venezia