Giannettini vorrebbe tornare in libertà facendo appello alla "legge Valpreda,, di Guido Guidi

Giannettini vorrebbe tornare in libertà facendo appello alla "legge Valpreda,, Uno degli elementi chiave per far luce su piazza Fontana Giannettini vorrebbe tornare in libertà facendo appello alla "legge Valpreda,, (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro. 18 dicembre. Guido Giannettini vuole tornare in libertà. Non gli interessa che automaticamente potrà raggiungere questo obiettivo tra otto mesi (a metà del mese di agosto) quando scatterà il termine massimo previsto per la detenzione preventiva; chiede di lasciare subito il carcere. E' un programma ambizioso, ma intende realizzarlo o almeno annunciarlo: non lo preoccupa affatto che i giudici, nello spiegare le ragioni per cui hanno condannato due settimane or sono il gen. Malizia, abbiano pronunciato parole molto severe sul suo conto e sul conto del Sid. Non è possibile chiedere la scarcerazione per mancanza di indizi perché questo è vietato dalla procedura (è la tesi che intende sostenere Giannettini, attraverso i suoi difensori Addamiano e Fassari), ma la si può sollecitare in applicazione della cosiddetta legge Valpreda: la conclusione del processo è ancora lontana e non esistono più le esigenze di cautelare la spontaneità delle prove. Sono stati ascoltati tutti i testimoni che possono interessare la posizione di Giannettini (Maletti, Labruna, Miceli ed Henke) e di conseguenza la detenzione sarebbe un inutile sacrificio. La risposta a questa richiesta è facilmente immaginabile. La Corte ha detto chiaramente che ritiene Giannettini uno degli elementi chiave della indagine: risolverlo significa, in pratica, arrivare alla verità sulla strage di piazza Fontana. Spiegarsi pei che ufficiali del Sid e politici a livello di generali come Maletti o di ex ministri come Tanassi e Rumor si espongano al rischio d'essere accusati di falso pur di negare tutto su Giannettini vuole dire qualcosa ed anche di importante. In realtà, l'avv. Addamiano ritiene d'aver trovato la soluzione a questo mutismo dei politici. Nella sua intervista a «Il Mondo» Andreotti ha definito «un gravissimo errore» la decisione di rifiutare qualsiasi informazione su Giannettini al giudice istruttore opponendo il segreto militare: secondo l'avv. Addamiano, i politici (Rumor e Tanassi) non intendono parlare per non essere accusati di avere sbagliato. Forse si tratta di una soluzione troppo semplicistica: ma non ve n'è un'altra, a meno che davvero l'ex ministro della Difesa e l'ex presidente del Consiglio non siano coinvolti nella «copertura» data a Giannettini con prospettive molto più clamorose. L'indagine sull'episodio, comunque, non è ancora conclusa: per il momento, viene soltanto accantonata almeno sino all'inizio di gennaio quando, cioè, si tornerà a parlare della riunione in cui fu deciso che Giannettini avrebbe dovuto rimanere nell'ombra. In parole povere, è stato rinviato all'inizio dell'anno prossimo l'interrogatorio degli'ex' capi di gabinetto del ministro della. Giustizia e del presidente del Consiglio dai quali al ministero di via XX Settembre si è parlato tra il giugno e l'ottobre 1973 di Giannettini. Domani, si torna per un attimo al cap. Labruna, imputato di favoreggiamento. Ha parlato per una settimana in ottobre, poi ha detto che preferiva tacere di fronte alla prospettiva che si voleva instaurare un processo al Sid. Ma domani il capitano deve presentarsi nuovamente: i giudici desiderano sapere perché dal passaporto di certo Maurizio Giorgi del movimento d'estrema destra Avanguardia Nazionale, arruolato dal servizio segreto per inviarlo in Spagna tra i neofascisti italiani, sono state strappate talune pagine. Che cosa ri voleva nascondere in quel modo? L'interrogativo può sembrare banale: ma può essere un modo per riaprire un certo discorso che potrebbe avere come oggetto Marco Pozzan, il quale fu aiutato dal Sid a fuggire in Spagna anche se esisteva a suo carico un mandato di cattura per strage. E' questa una delle altre chiavi del processo: trovarla significa, quasi certamente, arrivare olla verità sull'attentato di piazza Fontana. Guido Guidi

Luoghi citati: Catanzaro, Spagna