Il morto è un giovane sardo già catturato e poi internato in un manicomio svizzero

Il morto è un giovane sardo già catturato e poi internato in un manicomio svizzero Identificato il rapinatore ucciso dall'industriale in piazza Rivoli Il morto è un giovane sardo già catturato e poi internato in un manicomio svizzero Aveva 24 anni ed era fuggito quattro mesi fa - Era stato condannato a cinque anni per una rapina a Lugano Era un sardo di 24 anni il giovane assassinato l'altra sera in piazza Rivoli dall'industriale al quale cercava di rapinare l'auto. Era già stato condannato per rapina, in Svizzera, e poi rinchiuso in manicomio a Mendrisio. Ne era fuggito quattro mesi fa ed era tornato a Torino, dove aveva già abitato nel '74. La squadra mobile, guidata dai funzionari Vinci e Pappalardo, è giunta all'idenibifdea- zione dopo aver trasmesso le impronte digitali al centro dattiloscopico di Roma, il quale a sua volta l'ha girato a quello dell'Interpol. E' stato sugli schedari della polizia internazionale che il giovane ucciso ha trovato un nome: Piergiorgio Locci, nato a Giba di Cagliari nell'aprile del '53. La storia del giovane si articola in due «punti chiave», determinanti nel segnare il destino delia sua vita sbagliata: dapprima l'emigrazione a Torino, dove non era riuscito ad ambientarsi e dove aveva percorso i primi passi sulla strada del criniine. Lo spostamento in Svizzera, dove forse sperava di trovare una soluzione ai suoi problemi, non aveva migliorato la situazione: con due compaesani, Pietro Zedde ed Antonio Scanu, aveva fatto una rapina a Lugano, ma era stato preso: cinque anni di carcere e poi il manicomio, a Mendrisio. Rientrato in Italia dopo la fuga dall'ospedale psichiatrico, Piergiorgio Locci è andato verso la seconda, tragica tappa della sua vita. L'altra sera, in piazza Rivoli, si avvicina alila macchina di Carlo Stasia, 37 anni, sposato, industriale a Volvera. L'uomo ha appena fatto scendere dalla macchina una sua amica, che doveva andare un momento in farmacia. Lui, Stasia, ha fatto il giro della piazza con la sua «Bmw 633 Osi» poi si è fermato ad aspettare. Quando vede i due rapinatori non ha esitazioni, mentre scende dall'auto estrae la pistola. E' allenato, sa sparare. E spara. Ma gli altri sono più veloci: lo feriscono e scappano. Stasia continua a sparare anche quando i due gli voltano le spalle. Una pallottola raggiunge il giovane sardo alla schiena che si accascia pochi metri dopo. Per Piergiorgio Locci è la fine, su un marciapiede, la bocca piena di sangue. Per chi l'ha ucciso il commento della gente: «Finalmente uno che risponde a tono a questi delinquenti». E Piergiorgio Locci era un delinquente, un rapinatore. E lo erano i due complici che aveva, gli stessi con i quali, da qualche settimana, rapinava i negozi al sabato sera. Forse la «Bmw» gli serviva proprio per questo. Pare che avesse un complice, poco lontano, con un'altra auto, per fuggire dopo il «colpo». La polizia è convinta che i complici fossero Pietro Zedde ed Antonio Scanu, fratello di quello arrestato con Locci a Lugano. Li stanno cercando Resta il fatto che un giovane di 24 anni, rapinatore, de linquente, è morto con una pallottola nella schiena, vittima di quella «legge del West» che prende sempre più consistenza nella misura in cui la legge «vera», quella dei tribunali, non ce la fa a tener dietro al suo compito di punizione e di rieducazione. Piergiorgio Locci, qualche momento prima che morisse rapi Pietro Zedda e Antonio Scanu, ricercati: erano con il Locci?