Un grande Panatta, ma la Davis se ne va

Un grande Panatta, ma la Davis se ne va Alexander conquista il terzo punto per PAustralia dopo un match entusiasmante Un grande Panatta, ma la Davis se ne va Adriano sconfitto per 11-9 al quinto set in quasi quattro ore di gioco: gli azzurri non sono riusciti a fare il miracolo - L'handicap di scendere in campo dopo dodici sconfitte consecutive (Dal nostro inviato speciale) Sidney, 4 dicembre. Panatta gioca contro Alexander il suo più bel match dell'anno, senz'altro una delle più belle partite di finale di Coppa Davis mai disputate considerando l'importanza decisiva del punto in palio, ma non riesce a riportare in parità l'Italia. Perde 11 a 9 al quinto set dopo tre ore e cinquantatré minuti di gioco effettivo, ma il conto dei giochi è in perfetta parità (trentuno a testa), la differenza è solo nei colpi vincenti messi a segno, due in più per l'australiano che conquista per l'Australia il punto della ventiquattresima vittoria in Coppa Davis. Un incontro che sulla carta era decisamente « off limits » per gli azzurri, alla resa dei conti testimonia che la squadra azzurra poteva legittimamente sperare nel miracolo di riportare in Italia la storica « boule » d'argento, messa in palio per la prima volta nel 1900 dai fratelli Dwigts. Quello fra Panatta ed Alexander è stato un incontro che ha rilanciato e rivalutato il fascino della Coppa Davis, che ha testimoniato il valore immutabile del tennis tradizionale in manifestazioni così importanti. Senza tie-break, senza alchimie dettate dagli interessi del moderno business, Panatta ed Alexander si sono affrontati in una lotta che può trovare paragoni solamente in un incontro di boxe valevole per il titolo mondiale dei pesi medi risolto ai punti con il minimo scarto al limite delle quindici riprese. Panatta ha perso. Viva Panatta. Alla maniera inglese, quando muore il monarca. Adriano ha sofferto, lottato, sputato l'anima pur di uscire vittorioso dalia difficilissima contesa. Non vi è riuscito perché non ha avuto dalla sua un pizzico di buona sorte e perché l'avversario si è confermato autentico giocatore da Coppa Davis: come lo era stato lo scorso anno a Roma, quando aveva portato entrambi i punti del singolare al suo capitano Neale Fraser giocando con la tranquillità dei grandi campioni nei punti decisivi e cruciali del match. Panatta poteva vincere in tre set, ma ha subito perso la prima frazione frastornato dal vento che soffiava violente raffiche trasversalmente al campo. Poteva vincere in quattro set, ma ha perso l'occasione favorevole quando servendo sul sei a cinque a proprio favore ha sbagliato sul quindici a zero una facile volée di rovescio sotterrata a rete e quando, dopo aver agguantato il trenta pari con una volée giocata a due mani con l'aiuto del legno, ha commesso un doppio fallo che ha spianato il break all'australiano. Poi nel quinto set ha avuto due volte la possibilità di aggiudicarsi il match, ma l'avversario servendo sempre bene e ritrovando come d'incanto la risposta buona nei momenti cruciali, lo ha sempre gelato. Ma nella lotta Panatta ha offerto sempre tutta la sua generosità, smanioso di portare a capitan Pietrangeli i due punti promessigli prima dell'inizio della finale. Non vi è riuscito ma ha lasciato il White Stadium fra gli applausi scroscianti dello sportivissimo pubblico di Sydney, che nella sua considerazione lo ha equiparato al vincitore. Purtroppo Panatta ha affrontato questo importantissimo e decisivo match con un grave handicap, quello di scendere in campo dopo ben dodici sconfìtte seguite alla vittoria su lauffret nella semifinale con la Francia. Undici sconfitte consecutive rimediate nelle esibizioni giocate prima in Olanda e poi nell'America del Sud e Centrale. Poi quella con Roche. Sconfìtte quasi tutte « sofferte » contro avversari di maggior valore assoluto, ma che sono servite a minare la sicurezza di un campione che per sfruttare la fama dei successi del 1976 (Coppa Davis, vittorie nei tornei d; Roma e Parigi) aveva sacrificato preparazione ed ambizioni di successo al « dio dollaro ». Così la tradizione negativa nei match contro l'anziano campione francese lauffret infranta a Roma a punteggio acquisito solo per volontà di Pietrangeli che lo costrinse a giocare suo malgrado, Panatta l'ha trasformata quasi in una « maledizione » di Jauffret. Si spiega così la prova negativa contro Roche soprattutto nel servizio che non entrava, si spiegano così l'incertezza e gli errori banali commessi da Adriano nei momenti decisivi del match contro Alexander che doveva riportare l'Italia in parità contro l'Australia. Nel tennis, è risaputo, confidenza e sicurezza vanno a braccetto con le vittorie, errori ed insicurezza sono frutto di precedenti insuccessi. Un duro retaggio pagato oggi da Panatta che pur non meritava di perdere ed ha fatto di tutto per interrompere la sua serie negativa fino a trasformarsi nelle fasi finali del match nel più bel portiere che oggi abbia l'Italia calcistica, con una serie di interventi in tuffo, tutti coronati da successo, almeno limitatamente al momento dell'intervento. Ed è da segnalare con il dovuto rilievo l'handicap avuto da Panatta contro Alexander nel fattore atmosferico vento. Un vento che soffiava quasi trasversalmente al campo in direzione lato tribune coperte verso lato gradinate. La differenza è stata notevole soprattutto nell'efficacia dei servizi, determinata dal diverso modo di effettuare la battuta. Panatta, che ha un movimento molto ampio, deve lanciare molto in alto la palla prima di colpirla e pertanto ha trovato nel vento un ostacolo molto arduo dato che gli spostava spesso notevolmente la traiettoria della sfera. Danno limitato al minimo da Alexander, nativo di Sydney ed esperto dei venti del « centrale » del White Stadium per il suo movimento di battuta molto meno ampio di quello di Panatta e più veloce che richiede un più limitato volo della palla dal lancio all'impatto con la racchetta. Così Panatta ha finito sempre per servire con la morte nel cuore quando doveva battere dal lato della tribuna scoperta mentre il danno è stato minore dal lato tribuna coperta. Ma sono semplici particolari, visto che Panatta è riuscito ad adattarsi al difficile handicap dimostrando una notevole maturità agonistica, una maturità del resto vista in tutto l'arco di questa finale. Rino Cacioppo Sydney. Gli incitamenti del numerosi italiani di Sydney non sono bastati (Telefoto)