La femmina violentò l'uomo (ma il primato resta al maschio)

La femmina violentò l'uomo (ma il primato resta al maschio) Dopo la bravata erotica di "Miss America Caramella,, La femmina violentò l'uomo (ma il primato resta al maschio) E sia: riferiamo pure la spigolatura di cronaca: in un qualsiasi paese straniero, ma potrebbe essere anche l'Italia, sia chiaro, sebbene persona» gi di questo tipo non vi abbondino, un pastore metodista (lo vogliamo perfidamente immaginare calvo e occhialuto, anche se nella realtà sarà somigliantissimo a Helmut Berger?) è stato brutalmente violentato da una reginetta di bellezza. Non che una miss-caramella o quel che è prometta molto, ma insomma uno se la immagina, semmai, dato il tipo di carriera intrapreso, piuttosto impegnata a ingemmare della propria bellezza il triclinio o il letto di qualche re: magari dei cuscinetti a sfere o, perché no?, delle caramel¬ le, appunto. E invece, no: la mira puntata sull'ascetico reverendo, del quale mai vorremmo sapere, per nostra pudicizia, la reazione, la gentile miss sconvolge tutte le regole che la rendono detestabile. Non un corpo arreso, ma un corpo combattivo, secondo le legittime regole della nuova battaglia tra i sessi. Stupore? Mai più. Semmai, pensando al povero, si fa per dire, e timorato reverendo, è il caso di chiedersi con pianto liturgico dov'è mai finita la religione, almeno secondo i tabù del catechismo appreso tanti anni fa stando seduti sulle panche di qualche parrocchia suburbana. Purtroppo, finora certe notizie stentavano a sbocciare, come un fiore in una morsa di ghiaccio, e pertanto adesso una cosi suona analoga a quella dell'uomo che morde il cane. Ma, se la riconduciamo a un concetto di violenza più generale, ecco, una volta ancora, la storia insegnarci che la scriminatura tra i sessi è blanda come quella che' separa i pochi capelli sulla testa di un semicalvo. La violenza sessuale ha radici ambigue e remote, oltretutto ambisesso: di fronte a un Gilles de Rais, goditore, stupratore e massacratore di stuoli di fanciulli in terra di Francia, luogotenente addirittura di Giovanna d'Arco, ecco a ruota la sanguinaria contessa Bathory, che in terra di Ungheria si esercitò nelle stesse efferatezze a danno di legioni di fanciulle. Uno a uno. Venendo in tempi più vicini a noi, e cercando di scorgere sotto diversamente ignobili motivazioni uno stesso commi denominatore, ecco il bravo Lsindru, che torna agli onori televisivi in questi giorni, grazie a Chaplin, suo fantasioso ma non tanto biografo, e ecco la - „ponif icatrice di Correggio. In comune, l'abilita di far sparire, più sveltamente del mago Silvan, i cadaveri che entrambi si trovarono tra i piedi. Due a due. Ma sarebbe ozioso continuare un elenco cosi poco invogliante. Torniamo per un attimo alla violenza sessuale. La cronaca ci insegna che l'uomo ne è stato l'oligarca quasi sempre. E adesso può parere persino divertente una forma cosi spassosamente eversiva come quella usata dalla reginetta per togliere dalle sue caute ragnatele la sessualità del metodista, imbevuto di pietà e ascetismo. Però a noi, vecchia scuola, la violenza non piace mai, meno che meno quella irridente, perché è la più suggestiva e pericolosa, come il santo manganello o l'olio di ricino dei fascisti. Siamo sempre dell'idea che la parità fra i sessi non comporti anche parità di stilettate, ma semmai di amorose e certosine carezze, e mutue responsabilità e quel che volete. Motivo per cui, pollice verso nei confronti di miss quello che è. Pare, anche stando ai memoriali pregiati del play-boy superstar Gianfranco Piacentini, che le mantidi religiose, che godono e ammazzano, o quasi, siano sempre più frequenti. Sarà vero? Senza rifarci a certe viperine fanciulle in orbita nel mondo Liberty, alle varie Salomè richiamate in servizio da Beardsley, molti decenni fa, il tenace mito della donna vampiro è sempre esistito, anche nella narrativa popolare come quella di Rider Haggard, stimato da Henry Miller un grande maestro, inventore del personaggio di Ayesha, la donna immortale, che, dopo averli distrattamente usati, impietriva i suoi amanti, come fa il basilisco con le sue vittime, e li annidava in altrettante nicchie: piacevole e visibile elenco dei passati momenti di suprema ebbrezza, come appunto si dice nella romanzeria di tale tipo. Epitome di essa, la Gloria Swanson di «Viale del tramonto», che ha un suo peculiare modo, qualche rivoltellata, per consegnare ai posteri la più giovane, e quindi oltraggiosa immagine di William Holden, l'amante, che del resto si meritava quella fine. Poi leggiamo, ma per caso, che a Palermo, il 2 dicembre, è stato condannato a tredici anni di reclusione per omicidio un netturbino. Che fece? Uccise il seduttore della figlia. E allora ci cadono le braccia. E torniamo al cane che morde l'uomo e che quasi non fa più notizia. Perché sii per una stupida vamp luciferina come la Tarnowska, quanti sono ancora gli stolti, orgogliosi e prepotenti maschi, dei quali sono lastricate le vie dell'inferno erotico italiano? No, niente pareggio: i conti non tornano, nemmeno con il volonteroso contributo di miss-caramella. Carlo Della Corte

Luoghi citati: Correggio, Francia, Italia, Palermo, Ungheria