Otto, nove ore al giorno per quattro soldi e sentirsi poi dire: "Ora non ci servi più"

Otto, nove ore al giorno per quattro soldi e sentirsi poi dire: "Ora non ci servi più" Denuncia dell'Ispettorato del Lavoro sui minori sfruttati Otto, nove ore al giorno per quattro soldi e sentirsi poi dire: "Ora non ci servi più" Cinque anni fa, un'inchiesta aveva rivelato che diecimila minorenni lavoravano in posizione irregolare - La situazione non è migliorata : la crisi favorisce il "lavoro nero" Molti li chiamano « fuorilegge » del lavoro, fingendo di non sapere die i fuorilegge sono altri, loro le vittime: ragazzi di 13-14 anni, che la legge vorrebbe a scuola ma che la realtà di ogni giorno porta a lavorare con seghe elettriche, su impalcature malferme, oppure, per nove ore in piedi, a montare e inscatolare penne e pennarelli. Con rocchio alla finestra, ad invidiare 1 coetanei che giocano di pomeriggio o possono permettersi il lusso di studiare il mattino. A volte, quasi per turbare gli animi del molti che fingono di non sapere o di non credere, « finiscono sui giornali », vittime di infortuni che spezzano la loro vita o la mutilano per sempre. E' il discorso amaro del lavoro minorile, dei « lavoro nero ». Esiste: tutu lo sanno, scuotono la testa, battono i pugni, invocano le legpi. Ma 1] fenomeno rimane. E, soprattutto in periodi come questi, tende a crescere e a consolidarsi: è un serbatolo di manodopera a buon mercato che conviene a molte piccole aziende per risparmiare gli « oneri indiretti ». Il dirigente l'Ispettorato del lavoro di Torino, dott. Salerno, che da anni lotta con pochi uomini per scoprire i « bimbi operai », dice: « In questi ultimi mesi abbiamo denunciato una settantina di casi. Ma la realtà è ben più grave e diffusa ». Il fenomeno — spiega — ha una serie di risvolti sociali molto gravi: « Innanzitutto lo sfruttamento del minori, poi l'evasione di contributi e tasse a danno dello Stato e infine il tentativo di evitare l'assunzione di personale qualificato, mantenendo costante, facendo anzi aumentare il numero dei disoccupati ». Quali le cause? Tra le principali « la manovra da parte dell'impresa per un recupero della produttività in modo non ufficiale. Non assumendo, pagando sottocosto questi ragazzi si hanno grossi risparmi, mantenendo invariata e spesso aumentando la produttività ». Ma quali sono i fattori che alimentano o favoriscono il « lavoro nero »? Gli stessi di sempre, difficoltà economiche soprattutto. Questa realtà emerge parlando proprio con questi minori che operano clandestinamente in fabbriche, officine, piccoli laboratori. Desollna e Teresa Torchia hanno 15 e 16 anni. Abitano a Settimo in via Castiglione 2. Piano terra, una vecchia casa. Con i genitori ed un fratello, Matteo, di 17 anni. Due camere, una divisa da una tramezza per poter dormire, con i genitori, con una parvenza di intimità. I! padre dal '66 è invalido, per ima malattia ai bronchi. « La situazione in casa era difficile, ci siamo messe a lavorare », dicono. Per cinque mesi senza libretto, in una piccola fabbrica alla periferia di Settimo: otto, più spesso novedieci ore al giorno. In piedi, accanto ad un tavolo sul quale venivano fatti correre scatoloni e scatole nelle quali dovevano allineare pennarelli. Con una punta di orgoglio di¬ pi li I | ! j I I | ' cono « Siamo molto brave, riusciamo a confezionare e imballare otto scatoloni di 24 pennarelli all'ora ». Forse un record, certamente una forma di sfruttamento. Un'ora di pausa a mezzogiorno per mangiare, il tutto per 500 lire all'ora. Senza libretti, senza assicurazione, senza mutua. Dalle 8 del mattino alle 17 o 18 di sera. Poi a casa, stanche, con i le gambe gonfie, sperando di non i ammalarsi, per non perdere il I posto e non dovere chiamare il | medico, maledettamente costoso. Sono cresciute così, sfruttate da! gli adulti ed emarginate dai coej tanei. Da un mese sono state assunte regolarmente ma solo dopo I l'intervento dell'Ispettorato del I lavorc, che ha denunciato i pro| prietari. Desollna e Teresa ora sono felici. Meno lo è Elisa Di Iorio, 15 anni da un mese, via Monviso ' 41. Lavorava con le sorelle Tor- chia. Due giorni dopo l'arrivo dell'Ispettorato dal lavoro fu chiamata in direzione: « Dobbiamo licenziarti. E' colpa della legge: non possiamo assumerti, non hai ancora 15 anni. Ci splace, arrivederci ». Così, dopo mesi quale « fuorilegge » se ne è andata via, con il suo grembiule blu in un pacchetto. Avrebbe compiuto i 15 anni due giorni dopo quell'insolito « licenziamento ». E' la storia di Loredana Carraro, 15 anni compiuti da quattro mesi, via Boves 3. E' finita in un'aziendina quando 11 « mercato tirava ». « Brava — le hanno detto — devi fare questo, questo e questo ». Per quattro mesi tutto è andato bene. Poi un giorno l'hanno chiamata: « Scusaci, sei un po' lenta, non riesci a star dietro alla produzione. Non ci servi più ». E l'hanno cacciata. In quel periodo il mercato « non tirava » più. « Di storie come queste — dice il dott. Salerno dell'Ispettorato — ce ne sono tante. Cinque anni fa compimmo una approfondita analisi del fenomeno in città: scoprimmo 500 casi ». Ma la piaga interessava — si disse allora — almeno 10 mila ragazzi in tutta la provincia. La realtà emersa: « 14 anni, lavorava da quando ne aveva 8 per mantenere i genitori. Poi il padre è morto e lui, con 40 mila lire al mese, provvedeva a sé e alla madre ammalata. Altro caso: 13 anni, papà invalido, una sorella cieca. O ancora: 11 anni, 30 mila lire al mese, otto persone in famiglia, il papà che lavorava saltuariamente ». Ezio Mascarino Loredana Carraro e Elisa Di Iorio, entrambe licenziate

Persone citate: Elisa Di Iorio, Ezio Mascarino Loredana, Loredana Carraro

Luoghi citati: Salerno, Torino