I sindacati: fare pagare più tasse a chi percepisce redditi medio-alti di Giancarlo Fossi

I sindacati: fare pagare più tasse a chi percepisce redditi medio-alti Il contropiano per evitare lo sciopero generale I sindacati: fare pagare più tasse a chi percepisce redditi medio-alti Dovrebbero aumentare le imposte sugli interessi bancari (dal 16 al 22%) e la trattenuta d'acconto per gli autonomi (dal 13 al 20%) - Le condizioni per ritoccare le tariffe pubbliche Roma, 26 dicembre. Fisco e tariffe occupano quasi la metà di un contro-documento preparato, in gran segreto, dalla Federazione Cgil-Cisl-Uil in vista di un eventuale incontro con il governo, che potrebbe portare alla revoca dello sciopero generale programmato per il 18 gennaio. Accusata nei giorni scorsi da più parti di aver espresso «posizioni generiche» sui punti qualificanti della sua strategia, la Federazione precisa con meticolosità indicazioni e proposte per realizzare il massimo rilancio dell'economia, nel rispetto dei vincoli della bilancia dei pagamenti e del controllo dell'inflazione. «L'obiettivo essenziale del sindacato — afferma il contro-documento — è quello di garantire il livello di occupazione e determinare le condizioni per la sua ripresa ed espansione nel Mezzogiorno, nonché la condizione necessaria per la conclusione positiva della vertenza nelle aziende e nei settori». In ventiquattro pagine dattiloscritte la Federazione affronta i problemi più urgenti: il Mezzogiorno, l'edilizia, il risanamento finanziario delle imprese, le partecipazioni statali e i piani di settore, i giovani, la politica fiscale, gli interventi sulle tariffe (elettriche, telefoniche, ferroviarie), l'energia. Un'imposizione fiscale più equa e bf.sata sul necessario grado di progressività, il riequilibrio tra finanza locale e centrale, una rigorosa lotta all'evasione sono indicati dal contro-documento come linee di tendenza. In questo ambito vengono suggerite tre misure specifiche. 1) Imposta personale sul reddito — Si prevede la correzione in senso perequativo della curva delle aliquote, accentuando la progressività sui redditi medio-alti, con effetto dalla seconda metà del 1978, e attuando tempestivamente le procedure legislative indispensabili. 2) Interessi sui depositi — Ferma restando la necessità di un riequilibrio della tassazione sui redditi da capitale ffblpvnsscIc1èstsu1idtabdpqlvdmd3plzd2v finanziario in tutte le varie forme (redditi azionari e obbligazionari, interessi sui titoli del debito pubblico ecc.), si propone come primo intervento un aumento della ritenuta sugli interessi dei depositi in misura notevolmente superiore ai due punti percentuali previsti dal governo. Il contro-documento osserva che attualmente un reddito di 10 milioni di interessi bancari è tassato con una cedolare secca del 16 per cento, mentre un reddito di lavoro dello stesso importo è tassato con una aliquota effettiva del 17,55 per cento. L'eventuale incremento della trattenuta dal 16 per cento al 22 per cento (che fornirebbe un gettito aggiuntivo per il 1978 valutabile fra i 1100 e i 1500 miliardi) «non apparirebbe certo punitiva, se si considera che, qualora fosse assoggettato alla normale imposta progressiva, un reddito di 10 milioni da interessi pagherebbe, cumulato con un altro reddito di 10 milioni, una imposta di 3 milioni 110 mila lire, ora paga invece 1 milione 600 mila lire. Una eventuale elevazione al 22 pr cento della cedolare secca lo porterebbe a 2 milioni 200 mila lire, con un vantaggio ancora di circa 1 milione rispetto a quanto paga un titolare di redditi di 20 milioni assoggettato integralmente all'Irfep». 3) Trattenuta d'acconto — La trattenuta sui redditi da lavoro autonomo (commercianti, artigiani, professionisti ecc.) dovrebbe essere maggiorata di sette punti, passando così dal 13 per cento al 20 per cento. Questo ritocco — insieme con la rigorosa applicazione delle soprattasse a carico dei datori di lavoro che versano in ritardo le trattenute Irpef per i propri dipendenti, alla revisione sistematica di tutte le agevolazioni ed esenzioni accordate nel settore dell'Iva e alle recenti disposizioni adottate in materia — dovrebbe portare ad un aumento di gettito valutabile intorno ai 2000 miliardi di lire. Altri 1000 miliardi potrebbero essere recuperati eliminando gli oneri finanziari ver¬ so le banche nazionali pagati da quegli enti pubblici che sin dal 1972 hanno acceso prestiti compensativi sul mercato dell'eurodollaro. Rigida la posizione dei sindacati sulle tariffe. «Si tratta di stabilire — sostiene il contro-documento — che nessun aumento può essere deliberato "prima" che i piani di sviluppo di settore e i programmi di ristrutturazione amministrativa e funzionale delle aziende siano stati contrattati con i sindacati, sia a livello aziendale che confederale». Qualunque intervento deve tener conto del suo impatto sulla dinamica inflazionistica. i e o a nn e i o . e o a. Le tariffe dei servizi pubblici debbono continuare a rimanere, assieme ai beni di consumo essenziale, nel pacchetto dei prezzi amministrati dal Cip. Le «fasce sociali» vanno salvaguardate. Mentre un ritocco delle tariffe elettriche, sia pure con molte cautele, è considerato possibile, il contro-documento definisce assolutamente improponibile «un eventuale aumento delle tariffe telefoniche». Per le tariffe ferroviarie, si insiste soprattutto sulla tutela delle utenze sociali: pendolari, studenti. Giancarlo Fossi

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