Da ragazzo ambizioso a campione "assoluto,, di Giorgio Viglino

Da ragazzo ambizioso a campione "assoluto,, Il ritiro di Giacomo Agostini Da ragazzo ambizioso a campione "assoluto,, Adesso passa alle quattro ruote - Il motociclismo perde molto Lo aveva detto a fine stagione, quando la gara accorta di Imola gli fruttò II titolo italiano: «Anche questa è fatta, ma è l'ultima. Tanta fatica per un solo titolo italiano... bisogna cambiare ». Poi ha corso ancora per gli ingaggi del finale di stagione e adesso ha dato l'annnuncio. Giacomo Agostini, il pilota più celebre del motociclismo mondiale, uno dei quattro italiani conosciuti In America (è in buona compagnia con Gianni Agnelli, Enrico Berlinguer e Sophia Loren), medaglia al valor sportivo in Australia, chiude con questa carrier,-' che lo ha portato al vertici assoluti. L'ho detto, era nell'aria, ma adesso che la realtà conferma II proposito, si reuia un poco stupiti e con il dubbio che esterno, a costo di farmi criticare dai bravissimi che lo seguono nella scala di valori: cosa sarà del motociclismo d'ora in avanti? Mino lo ha dichiarato nell'intervista unificata che ha rilasciato ieri all'Agenzia Ansa, che da quando aveva cominciato lui nel '61 troppe cose sono cambiate e quasi tutte in peggio. Se continua il declino credo anch'io che tutto il grande circo finirà per smontarsi presto, e la defezione del personaggi veri, per vivi che essi siano, non fa che accelerare il processo. Ricordate il ritiro della MV Agusta? Sembrava nulla di grave, la rinuncia di chi è sistematicamente battuto, ma dopo un poco si cominciò a vedere che fuori le tute blu e azzurre italiane, anche quelle rosse o celesti dei giapponesi perdevano la loro elfficlenza, diminuivano nel numero, si defilavano dall'impegno diretto, fino alla rinuncia alle gare e alla corsa tramite sponsor. Sedici anni di carriera, quindici titoli mondiali, vittorie a gogò, Giacomino da Lovere non reggeva adesso nei rapporti con i nuovi personaggi che si affacciavano nel mondo delle corse. L'ultima stagione gli toccò in sorte il Cianferoni della Bovi sa, manager meneghino dell'importatrlce Yamaha in Italia: brava persona probabilmente, ma classe zero e un invidiabile dono di Intervenire sempre al momento sbagliato con le parole peggiori. Sarebbe passato sopra alle doti personali del Cianferoni, il nostro campione, che è sempre stato tale anche nell'opportunismo, se almeno gli avesse messo a disposizione una o qualche moto vincente. Invece nulla. La Yamaha ha tirato fuori sul finale di stagione l'unico motore in grado di reggere il confronto con la Suzuki, ma l'ha dato a Cecotto. Con la Yamaha il discorso era quindi chiuso, con la Suzuki inutile aprirlo, visto che il grande pilota ce l'ha già in Barry Sheene, restavano le Case minori oppure la grande carta del rientro Honda. Le prime non facevano per lui, l'altra ha tentennato per qualche mese, poi non se l'è sentita di raccogliere la sfida. Tutto sembra logico, ben spiegato, poi c'è il futuro con le auto che è voluto più che dall'uomo dal suo sponsor Marlboro che non vuole certo perdere un veicolo tanto efficace per la sua promozione. Non è grave che Agostini non fumi non solo Marlboro ma nessuna sigaretta, così come probabilmente usa tutte le benzine, non esclusivamente l'Api, resta la sua Immagine accoppiata al prodotto e la gente segue, affascinata. Ci vuole quindi un seguito, ma Aon credo sarà così genuino, così immediato come è stato nel passato. L'uomo di successo, l'uomo fortunato, il campione senza ombra addosso, mai stereotipo, sembrava essere stato confezionato proprio bene. Nella carriera le cadute — guai che spesso si trasformano in tragedia — sono pochissime per Agostini, bilancio positivo di un'intelligenza tattica, di una determinazione assoluta, di un professionismo esasperato nella ricerca del guadagno ma anche nell'applicazione sul 'lavoro'. Ricordo un Agostini inanimato a terra sulla strada bagnata dì Milano Marittima, poi la moto senza benzina a Imola, quindi la caduta ad Anderstorp per colpa di Sheene che chiuse il discorso in favore di Read e della odiata Agusta appena abbandonata. In quella occasione Agostini ci rimise una clavicola, ma il suo corpo di uomo pur molto fortunato è segnato da cicatrici di ogni genere. Ragazzino inesperto, spavaldo e presuntuoso cominciò con la Morini, piccola cilindrata di grande successo. Poi, campionclno già affermato, approdò alla MV Agusta. Fu il coccolino di padroni nobili un po' bislacchi per diventare a poco a poco uomo di mondo quasi al loro livello, doti e diletti ben assimilati. Lo ricordo una volta a Monza quando arrivò il conte nuovo, Corrado, ultimo della dinastia dopo la morte del fratello, che per la prima volta faceva la passerella a Monza. I due box MV, quelli che nelle auto sono solitamente della Ferrari, erano stipati di giovani bene, fanciulle splendide o ricostruite tali, erre mosce ed esse sibilanti. Mino da uomo di mondo resse il gioco per mezz'ora, poi quando vide che il buon Ruggero Mazza veniva tolto via di peso dalla moto per far posto ad una valchiria dai capelli rossi perse il lume degli occhi. « La mia moto la tocca solo il mio meccanico », urlò in un ben più efficace dialetto bergamasco, strappando via la ragazza e mandando in malora tutti quelli all'intorno. Quando di lì a poco concluse la gara anzitempo con il motore sputacchiante, giovani e fanciulle erano scomparsi come d'incanto e fu meglio per loro. Lo ricordo anche ad Hockenheim alle prese con le bizze del contino Agusta che conoscendo sette parole d'inglese aveva preso una « cotta » per il baronetto Phll Read, grande marpione lui pure e campione per la sua parte. Il d.t. improvvisato gli rifilò una spompata macchinetta che Phil aveva rifiutato, e lui con quella lottò come un disperato per cinque giri per poi spaccare tutto. Scendendo promise: « Questa me la pagano ». Due anni dopo Giacomo Agostin in sella alla Yamaha batteva all'ultima curva Phil Read sulla MV Agusta, al termine della corsa-corrida più bella. £' l'anno del mondiale più sofferto, il primo che 'ina Casa giapponese riesca a vincere nella classe maggiore, ennesimo di una lunga serie per il campione che riesce nel prodigio tecnico di affermarsi tanto con il quattro tempi MV che con i due tempi Yamaha. Ogni episodio mi sembra recente, tanti anni passati in un lampo. Il sauna-party a Imatra, il cocktail con mal dì mare sullo yacht ancora all' Isola di Man, la gara di sci, l'ospedale di Gislaved a pochi chilometri da Anderstorp, la cena con il principe spagnolo che guarda caso oggi è re, le baruffe con il giornalista nemico, gli ammiccamenti alla ragazzina di passaggio, la discussione per i quattrini, il rispetto delle amicizie più vere con gli amici d'infanzia. Forse ricomincia tutto domani, settore auto, campo vergine. Però mi torna il dubbio (mi perdonino ancora Bonera, Villa, Ferrari, ecc.) su cosa ne sarà del motociclismo da adesso in avanti. Giorgio Viglino

Luoghi citati: America, Australia, Imola, Italia, Lovere, Milano, Monza