I napoletani consumano più medicine che carne

I napoletani consumano più medicine che carne I primati della metropoli meridionale I napoletani consumano più medicine che carne Un cittadino costa agli enti mutualistici 42 mila lire all'anno per farmaci - Rimediano così a una alimentazione carente (Dal nostro corrispondente) Napoli, 23 dicembre. Tutti i fenomeni, a Napoli, sono destinati a presentarsi in forma acuta e complessa; inevitabili quindi i tanti record negativi, i singolari pri mati. L'ultimo in ordine di tempo, che suscita vivaci polemiche, riguarda l'eccessivo consumo di farmaci, il comportamento dei napoletani nel fare ricorso più agli sciroppi ed alle vitamine che ad un vitto sostanzioso. Nella loro arida realtà, i dati parlano chiaro; nonostante il clima favorevole, il sole, l'ambiente meno inquinato rispetto a quello delle metropoli più industrializzate del Nord, un napoletano costa in media agli enti mutualistici quarantaduemila lire all'anno per le sole spese di medicinali, rispetto alle ventitremila del torinese, alle ventiseimila del milanese, alle trentaseimila del romano. I quartieri cittadini che detengono il pri| maio, analizzando la mappa ' del consumismo farmaceuti co, sono: Mercato, San Ferdinando, Puorigrotta, Chiaia e, in provincia, i comuni di Acerra, Afragola, Ottaviano, Torre del Greco, con punte che raggiungono un costo individuale di 76.322 lire annue Le cause sono molteplici, alcune facilmente spiegabili ed altre un po' meno. Comunque, mettendo a fuoco alcuni aspetti del consumismo faimaceutico, il problema, ad uno studio più attento, si ricollega sempre alla matrice socio-economica, alla necessità per molti di surrogare con determinati prodotti medici¬ nali un'alimentazione carente. Ma perché a Napoli si consumano più medicine che maccheroni? La risposta investe un esasperato malcostume, una scarsa coscienza sanitaria, una certa diffidenza verso i ricoveri ospedalieri, la radicata e falsa concezione che il medico più prescrive farmaci costosi e più è giudicato bravo. Inoltre ad appesantire il disastrato bilancio delle mutue concorrono altri fattori relativi all'ambiente, a sacche di popolazione che vivono nei ghetti periferici e del centro antico, alla disoccupazione dilagante, ad una serie di illeciti che riguardano il riciclaggio delle fustelle, episodi di «comparaggio» e connivenza tra assistiti, medici e farmacie. «Proprio perché a Napoli e nel Sud sì mangiano, in pre valenza, pane e pasta, molti carboidrati e poche proteine — dice il dottor Silvio Catapano, presidente provinciale dell'Ordine dei farmacisti —, vendiamo, molto di più che nel resto del Paese, farmaci a base di calcio, ferro, vitamine, considerati veri e propri integratori della dieta. E' la popolazione che, con le sue centinaia di migliaia di disoccupati, cerca di avere in farmacia, attraverso le mutue, ciò che non può acquistare in macelleria». L'eccessivo consumo di medicinali a Napoli non si può giustificare soltanto con le ristrettezze economiche e con la miseria. Per una interpretazione più corretta del fenomeno si dovrebbero conoscere le percentuali dei pensio- . ue , e o e e o oi ii ne e i e ae —, e a iri a e cre, n eò in eoeo- o: auuo- ri el i; di o e nati rispetto alla popolazione attiva, i dati sugli emigrati che lasciano a casa soltanto genitori anziani, donne e bambini, l'incidenza delle malattie endemiche infettive e croniche. E' innegabile, comunque, la necessità di moralizzare questo settore, dove si sono registrati casi di illeciti, di malattie «fantasma», di un comportamento tutt'altro che ortodosso anche da parte di sanitari disposti a soddisfare le richieste degli assistiti senza badare troppo per il sottile e senza rendersi conto della reale destinazione dei medicinali prescritti. «E' vero — afferma il dottor Raffaele Allocca, direttore sanitario dell'Inani — che con un milione e mezzo di assistiti, tra Napoli e provincia, la spesa per medicinali è alta rispetto a tutte le altre regioni. Alcune cause sono giustificate, altre invece le combattiamo con tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche con le denunce alle autorità giudiziaria e amministrativa». Nel 1976 l'Inam, su una media di 280 sanitari, ne ha deferiti 47 alla Commissione provinciale per una serie di irregolarità, 10 medici sono stati denunciati alla procura del tribunale per sospette violazioni del codice penale. Per quanto riguarda gli illeciti riscontrati nelle farmacie, venti titolari sono sotto inchiesta. Le irregolarità concernono ir prevalenza il riciclaggio delle fustelle, un giro d'affari tra sanitari e farmacisti. Lo spreco è innegabile e non può essere spiegato con l'inflazione e con l'aumento del costo dei prodotti. Le cifre fornite sono sufficienti a valutare la misura di questo fenomeno. Fino a quando i lavoratori usufruivano dell'assistenza indiretta (dovevano prima pagare i medicinali e poi ottenere il rimborso), la spesa per i farmaci per Napoli e provincia si aggirava sui due miliardi di lire all'anno. Lo scorso anno, l'assistenza diretta, invece, ha sfiorato i venti miliardi di lire e ha contribuito alla corsa sfrenata il consumo gratuito di farmaci. «Certo, non si può generalizzare — dicono all'Ordine dei medici —; i casi macroscopici di illeciti ci sono, bisogna comunque sensibilizzare tutti al problema, adottare provvedimenti adeguati, soprattutto educare gli assistiti ad evitare pericolosi abusi, all'inutilità di tenere una farmacia casalinga». Adrìaco Luise

Persone citate: Chiaia, Inam, Raffaele Allocca, Silvio Catapano