La sconvolgente realtà degli emigranti costretti a ritornare al paese d'origine di Liliana Madeo

La sconvolgente realtà degli emigranti costretti a ritornare al paese d'origine Al Sud, negli ultimi tempi, ne sono tornati 350.000 La sconvolgente realtà degli emigranti costretti a ritornare al paese d'origine La difficoltà di inserirsi in una realtà sociale completamente cambiata li sgomenta - Almeno cento lavoratori pugliesi forzosamente rientrati in Italia ricoverati in manicomio (Dal nostro inviato speciale) Bari, 23 dicembre. Le notizie filtrano in modo semiclandestino, sfrangiate, portate all'esterno da infer¬ mieri, portantini, medici disingoli reparti. Sono, quin-di, notizie incomplete. Nono-stante questo limite, si sache nell'ultimo anno almenocento lavoratori pugliesi, pri-ma emigrati all'estero e poiforzosamente rientrati in Ita-lia, sono stati ricoverati neimanicomi della regione, inquello a gestione pubblica diLecce, in quelli privati dellacatena di Don Uva a Bisce-glie, Foggia, e persino Poten-za in Lucania. Si tratta ingrande maggioranza di uomi-ni che avevano compiuto dasoli — senza famiglia — Ve-sperienza di lavoro all'estero,Fra questi cento — cuivanno almeno ricollegati isuicidi di ex emigrati denun-ciati con allarmante frequen-za dai giornali — c'è ad esem-pio un pastorello diciottenneche era stato un anno in Ger-mania ed è stato internatosubito dopo il suo rientro,c'è un operaio di Altamurache — disperato per la man-canza di lavoro nel suo pae-se — per due volte ha ten-tato di morire buttandosi giùda un cavalcavìa prima chela collettività trovasse rime-dio ai suoi problemi rinchìu-dendolo in uno di questi la-ger di cui con regolarità tor-nano ad interessarsi magistratura ed organizzazioni democratiche. Le inchieste sull'istituto diBisceglie, in particolare, so- no molteplici e ancora in corso. Presero il via nel gennaio scorso, quando un'ispezione pose in luce fatti sconcertanti, come la presenza nel ma- j nicomìo di persone apparen ' temente sane di mente, l'uso \ di medievali sistemi di con j tenzione, lo sfruttamento la vorat.ivo dei ricoverati, pro miscuità, violenze, un giro di affari — grazie ai finanzia1 menti pubblici — sui 15 mi \ liardi annui, bambini ricoverati insieme con adulti, sog I getti con deficit motori in i ternati come se fossero paz1 zi. e — su tutto — un muro di omertà e connivenze che, da un lato, praticamente can1 cella l'identità e la speranza i di ritorno alla vita di chi è \ finito dentro, d'altro canto i rende impervio, irto di sem- ; pre nuovi ostacoli il lavoro \ della magistratura. \ La denuncia dei cento in- ■ ternati in manicomio, e del1 le sorprese che una cono scenza più precisa del feno1 meno potrebbe riservare, è j stata fatta in una sede uffi ciale, al convegno Nazionale ì della Filef (federazione ita ; liana lavoratori emigrati e famiglie) svoltosi a Matera il 6 novembre scorso. Dome \ nico Rodolfo, segretario Te i gionale della Filef per la Pu1 glia, ha fornito questi dati, \ insieme con quelli più gene i rali dei rientri: soltanto dalla \ Svizzera nel '74 sono rimpatriati 32 mila cittadini italiani. 60 mila nel '75, mentre nel '77 si dovrebbe superare ! il tetto dei 50 mila: comples1 sivamente sono 350 mila i lavoratori rientrati negli ul-1 timi anni prevalentemente I nette regioni del Sud; e non | meno di 80 mila sono i pu- \ j gliesi. La notizia dei ricoveri e dei suicidi è stata tenuta in I sordina sia dalle organizzazioni sindacali sia dai partiti della sinistra, che pure storicamente hanno svolto i ruoli più significativi in difesa degli emigrati. Tale cautela ha un significato e una spiegazione, come sostengono all'interno stesso della Filef pugliese. C'è una mole di problemi sollevati da questi rientri, che incute preoccupazione, soprattutto in concomitanza con la situazione generale. Chi era partito, aveva spesso venduto la casa, gli j ammali la terra, per fronteg gìare jg spese del viaggio e dell'insediamento all'estero, \ Adesso si trova senza nessun punto di riferimento, per ricominciare. Le istituzioni sono latitanti o impotenti. Le provvidenze di «prima sistemazione» sono assai esigue, circa 300 mila lire, per chi ha una complessa documentazione in ordine, e vengono percepite mesi o anche un anno dopo il ritorno. I disagi più immediatamente misurabili sono: la mancanza della casa e del lavoro, la precarietà quotidiana vissuta come un'umiliazione o un castigo ingiustificati, l'assenza di reali prospettive, la difficoltà di inserimento nella scuola per i figli che spesso non conoscono bene né l'ita- ' liano né la lingua del paese i in cui hanno trascorso gli j ultimi anni (per farsi un'idea I delle scuole che frequentavaI no all'estero, ecco un passo della relazione del dottor Wolfgang Bodendender, del ministero per il Lavoro e gli affari sociali della Germania ! presentata nel novembre '76 al convegno presso l'Accademia Tutzing: «Il sistema scolastico — egli dichiarava — si è trovato in difficoltà per l'afflusso dei bambini degli ; immigrati stranieri. La man1 canza di misure adeguate a j far fronte a tali problemi, 1 liguistici e culturali, ha come j conseguenza che oggi circa il j 60 per cento dei bambini i stranieri non raggiunge le | scuoie superiori. Per loro non j vi è altra prospettiva nella , yit che di essere dei per gli stranieri, ed è nello stesso tempo un grosso rischio per la stessa Repubblica di Germania, che non può su queste basi rinnovare la sua industria e il suo sistema»). Ma altri motivi ancora ! concorrono a far saltare Te ] QUÌliorio di queste persone, ; chc già hanno suoito t0 scon. QUasso dell'emigrazione, e a farle emarginare definitiva j mente rìcacciandole all'inter : n0 dell'istituzione manicomia . le L'impatto di ritorno col paese d'origine — è stato os servato _ rappresenta anche | nmpatto con una sfasatura 1 che sgomenta e disorienta magari senza più rimedio: partendo, l'emigrato s'è la sciato alle spalle una cultu ra che in questi anni ha su otto un'infinità di aggressio- ««. » cui valori si sono cor ros». mistificati, deformati quando non sono stati del tutto cancellati o rinnegati; d'altro canto, l'esperienza di vita all'estero ha sollecitato tutta una serie di tecniche rassicurative, ha rinsaldato i valori interiorizzati nel profondo, ha fatto recuperare rituali, convenzioni, modalità di comportamento che erano la norma sociale della collettività di provenienza. Il non riconoscersi più in questa norma sociale e la mancanza di strumenti che permettano di comprendere quanto è accaduto, sono il possibile innesco dei processi autodistruttivi di cui ap pena adesso s'incomincia a parlare. Il discorso sta per uscire dalle maglie degli addetti ai lavori. Se ne parlerà pubblicamente a gennaio, in un convegno nazionale che si svolgerà a Bari con la partecipazione di studiosi di diverse discipline Fra gli altri, ci sarà anche Franco Basaglia. Liliana Madeo

Persone citate: Franco Basaglia, Quasso, Wolfgang Bodendender

Luoghi citati: Bari, Foggia, Germania, Italia, Lucania, Matera, Svizzera