Sequestro De Martino molta commedia e pochissima verità di Francesco Santini

Sequestro De Martino molta commedia e pochissima verità Sei ore di colpi di scena, confronti, invocazioni Sequestro De Martino molta commedia e pochissima verità (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 21 dicembre. Vincenzo Tene ha parlato ma la verità si confonde e il processo ai rapitori di Guido De Martino nulla svela dei mandanti, nulla dice di chi ha voluto il sequestro. Un dibattimento confuso, per un gioco al massacro, condotto con abilità meditata per insinuare dubbi e alimentare incertezze. Sei ore di udienza per avanzare ipotesi di connivenze colpevoli che, pure, nulla giovano alla banda dei balordi chiamati a rispondere del primo rapimento di un uomo politico italiano. Si accendono i riflettori e sulla scena c'è Vincenzo Tene che piange, si morde le labbra, mostra paura. Poi si trasforma: conferma che ad avviare il sequestro è stato il democristiano Tammaro Di Martino ma subito chiama in causa un giovane funzionario del psi, membro del comitato provinciale, Carmine Zaccaria. «Un mese prima del sequestro — racconta — mi confidai con Carmine: volevo sfogarmi, avevo paura». La verità di Vincenzo Tene è tutta qui, non si discosta dalla versione data al magistrato inquirente ma, questa volta, l'attenzione si ferma sulla federazione socialista di Napoli, su Carmine Zaccaria che sa ma non paria. Sta per scattare il sequestro del segreta¬ rio provinciale ma lui tace, ] non avverte. E' la verità di Tene che tutto confonde e Zaccaria verrà dopodomani a discolparsi, Vincenzo Tene anche oggi ha tremato, anche oggi non riusciva a parlare. Poi ha spiegato: «Zaccaria non mi ha dissuaso perché temeva \ per la mia incolumità». Presidente — Voi siete so cialista ed organizzate un sequestro per conto di un democristiano; Zaccaria è socialista ma non dice che stanno per rapire il segretario della federazione. Ma perché tutto questo? Tene ha la risposta pronta: «Io volevo un posto sicuro di lavoro e Tammaro Di Martino, vicesindaco di Boscoreale, me lo aveva promesso. Zaccaria, lui non c'entra nel sequestro. Ho detto soltanto che ne era informato». Un rapimento per un posto di lavoro, nella Napoli della disoccupazione e del malesse re. Tene non finisce di parlare che dal banco degli imputati insorge Ciro Luise: «Dillo, dillo chi ti ha detto di fare il rapimento.'». Tene piange, non risponde. Chiede che sia interrotto l'interrogatorio quando il presidente sta per chiamare a confronto proprio quel Ciro Luise che è insorti), un giovanotto alto, di famiglia agiata, molto conosciuto negli ambienti del porto e nei locali notturni di Napoli che nel rapimento ha avuto il compito di mettere insieme la banda. E' la storia di questo confronto che più sorprende. Se Tene adesso non vuole dire di più sono i coimputati Luise, Limongelli e Agozzino a sospingerlo per confondere la verità, per creare, a tutti i costi, attorno al partito socialista e alla famiglia De Martino, una zona d'ombra. Una manovra che nulla porta alla loro linea di difesa, che vuole soltanto coinvolgere i De Martino, uniche vittime in questa vicenda di provocazioni, di giochi non chiari. Ciro Luise si presenta al confronto a mani giunte, tar.e per un momento. Poi, platealmente, esplode: «Se hai paura dilli, dilli a me questi nomi in un orecchio e sarò io a rivelarli ai giudici. Accideranno me, alla famiglia mia, ma dilli, dilli questi nomi». Pronuncia nel silenzio generale que sta frase e il pubblico ha il suo eroe: esplode in un applauso frenetico, che il presidente riesce a contenere soltanto con la minaccia: « Capitano, capitano, dov'è il capitano dei carabinieri?» dice mentre in aula la folla impazzisce e grida: «Bravo, bravo e bello sei Ciruzzo nostro». E' Castelcapuano. è Napoli che si esalta. Finalmente arriva l'ufficiale e il presidente: «Se si ripeterà un teatro di questo genere faccia sgomberare l'aula». Poi aggiunge gridando: «Via, via tutti al primo battimani!»! Interviene Limongelli che ha curato l'aspetto operativo del sequestro, anche lui chiamato dinnanzi al tribunale: « Tene a noi disse che per il rapimento non ci dovevamo preoccupare. Ci assicurò che erano d'accordo personaggi vicini, molto vicini ai De Martino ». Presidente, rivolto a Tene: «E voi che dite?». Tene: «Non mi ricordo, io non posso confermare quello che non ricordo». Pres.: «Che diceste allora Tene, dite la verità». Tene: «Mi limitai a riferire che c'erano delle persone e di non preoccuparsi»». Limongelli che insiste: «Se tu mi dicesti uomini vicini al partito a quali uomini alludervi se non ai socialisti?». Tene: «JVon ti ho mai parlato di socialisti». Limongelli: «Sì, ma Carmine Zaccaria era informato da un mese che doveimmo prendere De Martino. Ciro Luise lo incontrò al porto, me lo disse lui stesso. Tramite Ciro seppi che ci stava anche Carmine Zaccaria sennò io non sono un fesso, non mi muovevo a rapire De Martino». Tene: «Mi iimitai a dire che dei personaggi ci coprivano, j di non preoccuparvi». Pres.: «Personaggi socialisti ' o democristiani?». Tene: «Mi riferivo a Tami maro Di Martino, né sociali| sti, né democristiani». In realtà, Tammaro Di Francesco Santini (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Luoghi citati: Boscoreale, Napoli