Il matrimonio ora è ammesso anche se non si può procreare

Il matrimonio ora è ammesso anche se non si può procreare Svolta nella secolare concezione delle nozze Il matrimonio ora è ammesso anche se non si può procreare L'inattesa decisione provocata da un decreto dell'ex S. Offizio - Il parere del professor D'Avack, presidente dell'Associazione internazionale di diritto canonico Roma, 16 dicembre. Un recente decreto dell'ex S. Offizio sull'incapacità a generare, per esempio in seguito a vasectomia, sta mettendo in crisi la Sacra Romana Rota e a rumore gli esperti che discutono se sia o meno una «svolta» della Chiesa nella secolare concezione del matrimonio. Il decreto, firmato il 13 maggio '77, ma pubblicato in agosto, premette che l'ex S. Offizio non ha mai impedito il matrimonio di uomini, che per vasectomia o altre cause analoghe, abbiano una impotenza a generare, non all'unione coniugale, purché tale incapacità non sia «antecedente alla nozze e perpetua». Solo in questo caso il matrimonio non è ammesso o viene dichiarato nullo. Il punto decisivo del decreto è la seconda risposta. Essa dice: «Per la copula coniugale non si richiede necessariamente la emissione del seme elaborato dai testicoli». Questo significa che il matrimonio è valido e quindi, non più né da proibire né da dichiarare nullo, se l'uomo in grado di congiungersi sessualmente alla moglie, sia impossibilitato a fecondarla per una ragione, come la vasectomia duplice, anche se accertata preesistente al matrimonio e da considerarsi perpetua. Come vedremo fra poco, in una intervista con il prof. Pietro Agostino D'Avack, questo decreto ha sollevato un vespaio. Lunedì scorso c'è stata una tavola rotonda all'Università di Roma sul tema e il prof. D'Avack, presidente l'Associazione internazionale di Diritto canonico, ha definito il decreto «una inattesa terremotata» perché, a suo parere, modifica la dottrina cattolica sul matrimonio e lascia perplessi sulla stessa proibizione di usare contraccettivi, confermata da Paolo VI. Opposto, viceversa, è stato il giudizio degli altri illustri canonici cattolici presenti: i professori Orio Giacchi, Pio Fedele, Ermanno Graziani e il gesuita Ubaldo Navarrete, Essi sostengono che il decreto non modifica alcunché nella classica configurazione del matrimonio cristiano, quale ci era stata tramandata, ma si limita a risolvere soltanto lo specifico problema umano legato alla diffusione della vasectomia e della sterilizzazione nel mondo. In India, per esempio, parecchi milioni di uomini sono stati sterilizzati in questi anni. Solo nel '67-'68 la discussa «campagna» del governo raggiunse la punta massima di 1 milione 819 mila 811 sterilizzazioni maschili (.Civiltà Cattolica n. 3057, 5 nov. 77). — In che cosa consiste, prof. D'Avack, la «terremotata»? Cerchi di spiegarlo per il pubblico. «A differenza del diritto civile, in quello canonico la impotenza maschile non era sinora costituita solo dalla "impotentia coeundi", cioè dall'incapacità dell'uomo all'amplesso fisiologico sessuale, ma abbracciava la "impotentia generandi" che include anche la mancanza di seminazione testicolare. In questo caso la dottrina, ma soprattutto la giurisprudenza della Chiesa, non permetteva il matrimonio o lo dichiarava nullo, perché la consumazione del matrimonio deve essere di per se stessa potenzialmente idonea alla generazione, onde essere ordinata al fine primario del sacramento-contratto matrimoniale che è, appunto, la procreazione. Ora l'innovazione del decreto sta proprio nel dichiarare valido il matrimonio anche di coloro che sono inabili a generare e non possono, quindi, mai raggiungere il fine primario del matrimonio ». — Però il Concilio ha modificato queste famose « priorità »... « Sì, il Concilio ha cominciato a cambiare le cose, ma ancor più la commissione per la revisione del Codice di diritto canonico. Accanto al fine primario citato, per la Commissione l'essenza del matrimonio sta anche nella \ "intima comunione di vita e ! di amore fra i coniugi", semi pre però a condizione che siaj no potenzialmente idonei alI la procreazione. Il decreto è | una terremotata perché deliI nea invece, secondo me una l nuova figura del matrimonio diversa da quella tradizionale, non essendo più fondata sulla procreazione. Se l'uomo incapace di "seminare" può contrarre matrimonio per la Chiesa, il fine procreativo da primario e obbligatorio diventa accidentale e facoltativo ». — Chiaro. Ma allora, dopo questo decreto, molti mariti « annullati » potrebbero chiedere alla S. Rota la revisione di sentenze di nullità fondate su questi motivi? « Qui bisogna distinguere. Potrebbe chiedersi la reintegrazione di un matrimonio dichiarato nullo per "impotentia generandi" a causa di incapacità a "seminare' se il responso del decreto dovesse qualificarsi una semplice norma interpretativa. Non si po- I irebbe, invece, se dovesse giudicarsi, come io credo, una I norma innovativa. Le leggi 1 nuove, infatti, non hanno mai I effetto retroattivo ». In ambienti ecclesiastici | abbiamo saputo che il DecaI no della Sacra Rota, il franI cese mons. Charles Lefebvre, avrebbe inviato a Paolo VI un memoriale segreto nel quale espone le gravissime preoccupazioni dei giudici rotali per le conseguenze del decreto sulla giurisprudenza da essi sinora prodotta. Domandiamo al prof. D'Avak: « Come si è comportata sin qui la Sacra Rota? ». Risponde: « Ho già detto che l'incapacità a seminare era sinora motivo di nullità di matrimonio per tutta la giurisprudenza canonica e in specie per quella della S. Rota. Quindi, è spiegabile che il responso abbia sorpreso e sgomentato i giudici rotali ». Professore, se non è più necessaria la « seminatio » per consumare il matrimonio, è possibile mantenere inalterato il divieto di usare contraccettivi, compresa la pillola? Se la procreazione non è più fine primario e obbligatorio nel caso del marito con vasectomia, perché lo rimane invece per i normali rapporti coniugali? « Preferisco astenermi dal rispondere, non essendo un moralista. Sarà l'autorità ecclesiastica a giudicare nuovamente la questione per vedere se sia il caso o meno di conservare, in quale modo e in quale misura le norme contro la limitazione artificiale delle nascite. Certo, se in passato il bene superiore della specie umana esigeva che si facesse un uso normale degli organi sessuali secondo natura, questo bene oggi si presenta sempre più incerto. Credo quindi che tale questione, prima o poi, dovrà essere rafforzata e risolta su nuove basi dall'autorità ecclesiastica ». Lamberto Fumo

Luoghi citati: India, Roma