In attesa delle feste

In attesa delle feste In attesa delle feste Attorno al governo c'è bufera: lo si riconosce a Palazzo Chigi. Eppure Andreotti tenta ancora e, dopo l'incontro con i sindacati e l'incontro con i partiti, non è escluso che riesca a durare. Ha un mese di tempo, con le feste, per fugare l'immagine che il Paese si va facendo di un «governo scarico». A settembre Andreotti riteneva di aver superato l'anno più difficile salvando la lira e la bilancia dei pagamenti: contava di concedersi una pausa per affrontare il secondo momento, quello del rilancio dell'economia che avrebbe dovuto permettere il ricupero dei posti di lavoro. Invece ha constatato che la situazione era peggiore di quanto apparisse. Calcoli errati? Ripercussioni delle economie in fase di stanca degli altri Paesi, conseguenza della lotta tra il dollaro e le tre monete forti, yen giapponese, marco tedesco, franco svizzero? Quando al governo si chiedeva il rilancio ci si è trovati con la recessione. E si è visto Andreotti e i suoi ministri impantanarsi nella elaborazione di cifre, nella preparazione di un bilancio contraddittorio, nella richiesta alle commissioni del Senato che lo votassero e poi che si fermassero, perché lo si doveva cambiare. Adesso Andreotti cerca di ricuperare contrattando con i sindacati e con i partiti un piano a breve e medio termine. Le prime risposte so¬ no negative, ma non del tutto. Sindacati e partiti, anche se non soddisfatti, gli riconoscono di aver compiuto un notevole sforzo. Al monocolore della non sfiducia c'è chi dà 30 probabilità su cento di farcela: lo amano le feste di fine anno, che sono un periodo di pausa. Il presidente del Consiglio e alcuni dei suoi colleghi hanno lavorato molto (il giudizio sulla qualità può essere diverso) e sono stanchi. La situazione però è tale da non concedere riposo. Un governo può cadere per tanti motivi, anche per stanchezza. Negli incontri con i sindacati e con i partiti non si è mai parlato di crisi. Anche chi vorrebbe la caduta del monocolore si rende conto che non è facile so- stituirlo. Un nuovo governo richiede un accordo tra i partiti che non si vede. Gli stessi partiti sono divisi nel loro interno sulle soluzioni. E quelli che avevano spinto per un governo di emergenza, come sola risposta alle drammatiche difficoltà, ora sembrano essere più cauti: un governo di emergenza, in teoria, è di tutti i partiti; ! di fatto, sarebbe un governo con l'egemonia di due grossi partiti sugli altri. Il che non piace a tutti. La fine del '77 ci vede con un esecutivo che arranca; ma non ci dice che cosa accadrà all'inizio del '78. b. tr.

Persone citate: Andreotti