Per l'abbigliamento spendiamo 20 per cento in più rispetto al '76

Per l'abbigliamento spendiamo 20 per cento in più rispetto al '76 I prezzi di Natale marciano a briglia sciolta Per l'abbigliamento spendiamo 20 per cento in più rispetto al '76 "Mentre le vendite sono scese del 10 per cento" lamentano i negozianti - Le quotazioni correnti superano di parecchio quelle che servono a compilare le statistiche « Vorrei qualcosa che non costi più di 15-20 mila lire: è per un regalo », dice la giovane donna, cercando ispirazione fra gli scaffali; la commessa apre i cassetti e allarga sul bancone camicette, sciarpe, scialli, foulards, qualche paio di guanti, una borsetta di lana, calze colorate, una gonna in saldo. La scena avviene in un negozio d'abbigliamento di via Lagrange. Non è inedita; è anzi emblematica di questi anni di crisi. La gente ritrova il senso del risparmio (o avverte la debolezza del denaro, aggredito senza pietà dall'inflazione, e cerca di sfruttarne al massimo il residuo potere d'acquisto). Sono sempre più lontani gli anni degli acquisti pazzi e delle grandi abbuffate di Natale. Occorre difendersi con tutte le forze, resistere a ogni tentazione, a costo di svuotare di colore la festa che un tempo era rutilante di luci. « 71 cliente entra in bottega con un calcolatore in tasca — sintetizza un negoziante di via Roma —, Fa conti, pomme e sottrazioni, poi stabilisce una cifra da spendere e adegua il regalo ». Tutto il contrario dei giorni in cui si facevano follie, quando prima si sceglieva e poi si pagava. L'importante, spesso, era far bella figura, impressionare. In quegli anni la « tredicesima » rappresentava una somma extra per acquisti voluttuari, mentre oggi si riduce sempre più spesso a essere un'occasione per compere indispensabili alla vita di tutti i giorni. Il cronista ha condotto una breve, veloce indagine fra amici, lettori, persone avvicinato nei negozi o per telefono. Una minima parte delle persone interpellate (circa cento) ha risposto che metterà la « tredicesima » in banca; altri la utilizzeranno per viaggi (all'estero o «dal parenti, al mio paese: li vedo solo due volte all'anno », ha spiegato più d'uno). La maggioranza ha detto: « La tredicesima servirà a qualcosa di indispensabile o comunque di utile ». Cioè acquisti per la tavola, per il guardaroba, per cambiare le sedie o un pensile, per buttare via il vecchio televisore o comperare finalmente la lavatrice. Nei giorni scorsi s'è scritto delle compere per il pranzo di Natale, rincarato in quattro anni del 100 per cento. Oggi parliamo di guardaroba. Il discorso non è molto diverso: dal novembre '76 allo stesso mese di quest'anno abbigliamento e calzature sono più cari di oltre il 20 per cento, « mentre le vendite sono scese del 10 per cento », si lamentano i negozianti. Le previsioni per Natale sono incerte. « Non et facciamo Illusioni — afferma un commerciante di piazza Solferino —. Speriamo solo di raddrizzare il bilancio ». Le difficoltà sono legate al prezzi, alti al di sopra di ogni pessimistica attesa. Gli uffici del Comune rilevano valori medio bassi (un esempio si pub riscontrare nella tabella che pubblichiamo); In realtà spesso si spendono cifre assai più cospicue. E' vero che ci sono camicie da uomo a 10-15 mila lire, ma è al¬ trettanto vero che in tutto 11 centro si trovano cartellini con ben altri prezzi: 25-30 persino 40 mi| la lire. Lo stesso si può dire per I gli abiti da donna e per i com] pleti da uomo. Ci sono cifre ac| cettabill e altre proibitive: un I vestito con panciotto 250 .mila lire, una gonna 60-80 mila lire; una cravatta 15-20 mila lire; una giacca da uomo, modesta, 70-80 mila lire. Cifre che sfuggono ovviamente alle statistiche ufficiali e denunciano le strane metamorfosi dei cartellini in vetrina. « E' colpa dei dettaglianti — accusano i produttori —. Ricaricano eccessivamente t prezzi pagati all'ingrosso ». I negozianti si difendono dicendo che gli affari vanno male, la concorrenza è spietata, le spese da sostenere sono molte. E intanto la gente paga, compera per 200 mila lire capi che il produttore ha venduto per meno della metà. Prezzi alle stelle anche per le calzature. Secondo gli esperti del Comune 1 prezzi delle scarpe si aggirano tra le 20 mila e le 30 mila lire. Ma è necessario spendere molto di più per poter camminare all'asciutto. Nei negozi del centro ci sono scarpe a 70-80 mila lire e più; da vertigine certi prezzi degli stivali da donna. Si superano con disinvoltura le 100 mila lire, mentre un anno fa ne bastavano 50 mila o poco più. Sotto accusa il costo del pellame e della manodopera. I produttori affermano di aver apportato lievi ritocchi. Tant'è, i prezzi sono quelli che sono. U cliente è costretto ad accettarli. Ormai il consumatore è rassegnato e subisce, non avendo che pochi strumenti di difesa: la rinuncia, il sacrificio, il taglio a certe abitudini o — ed è la strada più saggia e più faticosa — l'estenuante ricerca di ciò che costa meno. Tutto questo fa da cornice al Natale che sta per arrivare. Forse il più duro degli ultimi anni. Arriva spoglio, privo di poesia. Ce lo ricorda 11 calendario e un po' di neve che ancora sporca le strade sulla collina. Non tutte le vetrine sono ancora agghindate secondo tradizione. A Torino forse più che altrove si avverte che i tempi sono cambiati. Renato Romanelli ABBIGLIAMENTO Nov. '76 (prezzi In lire) Completo di lana per uomo 87,000 Impermeabile uomo 60.500 Cappotto per uomo 87.300 Cappotto da donna 79.900 Gonna di lana 24.000 Cappotto da ragazzo 47.200 Camicia di popelinc da uomo 9.600 Camicia in terital da uomo 11.780 Camicia da donna 18.000 Calze di cotone uomo 2.145 Calze di cotone ragazzo 1.740 Calze di nylon da donna 745 Guanti di pelle uomo 6.500 Guanti di pelle donna 9.700 Guanti di lana 5.000 Scarpe da uomo 24.880 Scarpe ragazzo 16.610 Scarpe da donna 21.400 Pantofole scendiletto uomo 8.150 Pantofole scendiletto donna 8.333 Nov. '77 (prezzi In lire) 105.000 75.700 101.700 96.700 30.100 55.200 11.540 15.500 26.500 2.900 2.175 965 8.880 12.000 7.000 29.490 20.660 26.100 10.033 10.283

Persone citate: Arriva, Renato Romanelli

Luoghi citati: Torino