Corteo e comizio della nuova sinistra contro la "strategia della tensione,,
Corteo e comizio della nuova sinistra contro la "strategia della tensione,, Corteo e comizio della nuova sinistra contro la "strategia della tensione,, A otto anni da piazza Fontana - Un documento dei giovani pri: "E' nato un germe che può stroncare i fondamenti della convivenza civile" In occasione dell'ottavo anniversario della strage di piazza Fontana, 1 giovani aderenti a Lotta Continua, Democrazia Proletaria, alla IV Internazionale e al Circoli del proletariato, hanno voluto condannare ieri pomeriggio, con un corteo ed un comizio in piazza Cln, la strategia della tensione, chiedendo la liberazìo- ne dei compagni incarcerati e la riapertura delle sedi chiuse. Il « governo dell'astensione », con l'accordo a sei, è stato indicato dagli aderenti alla nuova sinistra come il principale artefice dell'attacco alla classe operaia ed al movimento rivoluzionario. Forte di circa millecinquecento giovani, il corteo s'è mosso poco dopo le 17,30 da piazza ArbareJlo percorrendo via Garibaldi, piazza Castello e via Roma, preceduto e seguito da contingenta di polizia e carabinieri Gli striscioni e gli slogans gridati a gran voce ripetevano 1 temi della manifestazione: «No ai governo dell'astensione, lavoriamo meno, lavoriamo tutti»; « I carri armati di Kossiga oggi contro i giovani, domani contro gli operai »; « Contro la reazione, per il comunismo »; « Piazza Fontana, strage di Stato, la classe operaia non he dimenticato ». Su questi argomenti, in piazza Cln, hanno parlato il padre di « Yankee » (uno degli estremisti arrestati per l'assalto alla sede del msi), due operai della Singer e della Fiat Mi rati ori, e un rappresentante del circolo d«i « Cangacelros ». Ha chiuso gii interventi un rappresentante dell'as¬ sociazione radicale predicando, tra fischi e dissensi, la strategia della non violenza. Poco dopo le 19 la manifestazione s'è sciita. ★ La Federazione giovanile repubblicana ricorda in un documento le vittime della strage di piazza Fontana (12 dicembre '69), « diciassette inermi cittadini massacrati dalla violenza più cieca ». In questi anni — aflermano i giovani del pri — accanto alla civile lotta politica « si è sviluppato ed è cresciuto un germe capace di stroncare i fondamenti della convivenza civile ». Ricordando i morti, ribadiscono « il rifiuto più assoluto all'uso della violenza come strumento di lotta politica e auspicano l'unità di tutte le forze sociali e politiche, che si richiamano ai valori della resistenza antifascista, attorno agli ideali della costituzione repubblicana per smascherare i bombaroli di ogni risma e chi in alto loco li protegge ». I giovani del pri sostengono che l'Italia continua a pagare un pesante contributo di sangue alla violenza e criticano la « gravissima colpevole inefficienza del potere pubblico che con correità nei confronti dei guerriglieri ha trasformato in farse gli interminabili processi ».
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