L'America e i servizi segreti di Furio Colombo

L'America e i servizi segreti i rischi dei corpi separati senza controllo L'America e i servizi segreti Si può fare una politica su Cia e Fbi alla luce del sole? Mentre Carter s'impegna a rinnovare le agenzie federali, accuse durissime sui collaboratori dei servizi segreti Usa in Vietnam, abbandonati al loro destino (Dal nostro corrispondente) New York, 12 dicembre. Tre grandi ombre si muovono dietro le Quinte della vita politica americana in questo periodo. Ad esse fanno spesso riferimento la televisione e i giornali, fra intervalli di silenzio o di disattenzione provocati dai grandi problemi del mondo di cui la politica americana è protagonista. I tre problemi hanno il nome della Cia, dell'Fbi e della strana e misteriosa operazione di infiltrazione nell'apparato politico americano che è stata tentata dai servizi segreti della Corea del Sud, come rivela in questo periodo una drammatica inchiesta del Congresso. I problemi della Cia e dell'Fbi noti assomigliano alle immagini del passato, al tempo in cui Questi due organi federali apparivano impenetrabili cattedrali dal profilo non definibile, con rapporti di dipendenza e di responsabilità tutt'altro che chiarì. Tutti ricordano che nella sua campagna elettorale Carter aveva preso l'impegno di rinnovare sia l'una che l'altra agenzia federale. Il nuovo presidente americano, ap¬ pena eletto, ha allargato il suo impegno alla promessa che la «intelligence» americana, sotto la guida della sua amministrazione, si sarebbe astenuta da Qualunque interferenza nella vita politica degli altri Paesi. E ha subito nominato un personaggio autorevole e un amico fidato, l'ammiraglio Turner, a capo della Cia. Turner, che è stato compagno di Accademia navale I di Carter, ed è legato al Presidente da rapporti personali di indiscussa fiducia, ha notato che cambiare politica, i ; una grande organizzazione come la Cia, è un po' come cambiare prodotto in una azicnda. Bisognava ritoccare l'organigramma. Per prima cosa, si è trovato con un eccesso di mano d'opera di almeno ottocento persone. Gradatamente, ma fermamente, Turner ha iniziato le procedure burocratiche di allontanamento di Questo personale superfluo, offrendo all'umorista Art Buchwald l'occasione dì un celebre pezzo sull'ex agente della Cia che si presenta nelle aziende col suo curriculum in cerca di un nuovo posto di lavoro. Ma, com'era facile aspet- tarsi, il problema, per il nuovo direttore della Cia e per il Presidente, non è cosi facile. Le operazioni dei servizi d'informazione in ogni parte del mondo comportano problemi morali, e su di essi sembra essersi concentra- \ ta l'attenzione di Carter. Ma i problemi morali non sono tutto, perché in ogni Paese esiste una controparte, cioè un servizio d'informazioni potenzialmente avverso, e non è detto che ciascuno di questi servizi sia disposto a cambiare, a pentirsi, a democratizzarsi (secondo l'espressione che si usa adesso in America) solo perché una delle controparti ha deciso di farlo. Quando, per esempio, il Congresso americano, rafforzato dalla sua recente crociata anti-presidenziale al tempo di Nixon, ha chiesto un controllo del Parlamento sui servizi segreti, anche la Casa Bianca di Carter ha dovuto chiedere una pausa di ripensamento, un intervallo, per ridisegnare scopi e funzioni di un corpo come la Cia, che resta un servizio di informazioni e contro-informazioni (nel linguaggio corrente: di spionaggio), nonostante le migliori intenzioni. L'ammiraglio Turner, certo, garantisce un controllo e un legame con il vertice dell'esecutivo che è mancato drammaticamente per lunghi periodi della storia americana; ma il problema del segreto (si pensi, per esempio, alla lotta contro il terrorismo internazionale, invocata anche alle Nazioni Unite) rimane uno dei dati fondamentali di questo tipo di lavoro. Questo spiega, ad esempio, la preoccupazione del nuovo direttore della Cia di fronte all'iniziativa di uno degli ex agenti di quella agenzia che ha appena annunciato la pubblicazione di un ennesimo libro di rivelazioni. Questa volta l'agente, di nome Frank Sneep, si fa protagonista di un'accusa durissima sul modo in cui, lasciando precipitosamente il Vietnam, sono stati abbandonati al proprio destino molti amia e collaboratori dei servizi americani. Il libro riguarda un passato chiuso e finito. Ma per la Cia di oggi la preoccupazione è la stessa. Si può fare una politica dei servizi segreti alla luce del sole? Il problema dell'Fbi ha richiamato l'attenzione degli americani su due episodi di questi giorni, destinati ad avere una grande importanza nel futuro immediato. Il primo è che il delicatissimo Ufficio di investigazione federale, guidato per trent'annì e fino alla morte dal pugno di ferro di J. Edgar Hoover, dopo vari successori di scarso prestigio e di breve tenuta, sembrava aver trovato nel giudice Johnson un personaggio decisamente in linea con la visione politica e umana di Carter. Johnson è stato il primo giudice del Sud a sostenere con tutti gli strumenti giuridici del suo ufficio il reclamo di uguaglianza dei negri americani negli Anni Cinquanta e Sessanta, subendo molti attentati e vivendo una vita di minacce e di rischi. Ma il direttore designato dell'Fbi non si è neppure presentato al Senato per la routine della approvazione, che sarebbe stata immediata, sarebbe stata quasi una celebrazione. Johnson è malato seriamente, e ha dovuto rinunciare non solo all'incarico ma persino al viaggio a Washington. Ora si fanno molti nomi, tra cui il più prestigioso è quello di Lucas, un personaggio molto apprezzato dall'opinione liberale americana, che sarebbe il primo negro a dirigere la polizia federale, e come il giudice Johnson potrebbe essere il protagonista di un grande cambiamento, un ritorno ai tempi in cui ì bambini, attraverso i film e i fumetti, erano abituati a identificare l'Fbi come la par| te «buona» di ogni avventura. Oggi, bisogna dire, persino gli spettacoli televisivi più popolari mostrano una certa avversione verso «i federali», e non vi è alcun dubbio sul desiderio del Presidente di ridare all'Fbi prestigio e immagine popolari. Intanto, la burocrazia del Federai Bureau of Investigation ha deciso di iniziare la pubblicazione di una massiccia quantità di documenti che riguardano gli ultimi due decenni della vita americana, compresa la sequenza del| l'assassinio di John Kennedy. Si tratta di una massa di quarantamila lettere, rapporti, e, come si dice in gergo burocratico, di evidenze, che, secondo chi ha potuto iniziare il difficile lavoro di consultazione, dicono e negano un po' tutto quello che si sapeva. J. Edgar Hoover. a quanto pare, pensava ad un complotto intorno alla morte di Kennedy (un complotto che lui supponeva ispirato da nemici di sinistra), ma nello stesso tempo mostrava di non desiderare un'inchiesta pubblica. Altri documenti confermerebbero, invece, la responsabilità personale e solitaria di Oswald, e altri ancora suggerirci' ero nuove indagini, per esem¬ pio sulla provenienza delle pallottole con cui il Presidente è stato colpito. Altri quarantamila documenti, fa sapere l'Fbi, saranno resi pubblici molto presto, in base al cosiddetto Freedom Act, che autorizza ogni cittadino a consultare il materiale di inchieste che sono state aperte a suo carico. Ci vorranno masse di esperti e forse anni di lavoro per collegare le parti più oscure, individuare le connessioni che forse prima mancavano, decifrare il segno di molte cancellazioni, nelle parti segrete che sono state spesso mantenute su almeno una parte dei documenti. Ma il momento cruciale, nella vita e nel futuro di questa importantissima funzione della vita pubblica americana, verrà solo quando Carter sarà stato in grado di indicare, nominare e far approvare il nuovo direttore dell'Fbi, inaugurando in tal modo un'epoca nuova. Quanto alla infiltrazione dei servizi segreti sud-coreani nella vita interna americana, essa appare alla Commissione d'inchiesta del Congresso una ragnatela composta di fili infiniti, che potrebbe coinvolgere un numero molto grande di uomini politici a tutti i livelli della vita pubblica americana. Tre fatti rendono complicata l'inchiesta. Il primo è che nessuno conosce con precisione i nomi delle persone coinvolte; qualcuno potrebbe essere addirittura membro della Commissione d'inchiesta. Il secondo è che molti potrebbero essere stati coinvolti persino senza saperlo: la tecnica dell'infiltrazione è stata, infatti, quella di inondare di regali e di donazioni con i motivi più diversi persone lontane tra loro sia politicamente che nel ruolo e nella funzione pubblica. Il terzo è che rimane ancora un mistero la ragione di un gioco così complicato e azzardato. Si fa l'ipotesi che i coreani del Sud volessero prevenire il ritiro delle truppe americane. Ma, com'è noto, una simile decisione, che in effetti è stata presa da Carter, spetta solo al Presidente, è un atto esecutivo del comandante in capo delle Forze Armate, e gli agenti coreani non potevano certo progettare di arrivare così in alto. Ma se questa fosse stata la loro idea, perché investire tanto denaro, con tanti pretesti, coinvolgendo un numero così alto di persone? Donald Fraser, un membro della Commissione d'inchiesta congressuale, parla di un vero e proprio piano d'infiltrazione. Oggi questo piano appare un insieme di audacia e di stupidità, difficile da decifrare. Ma persino un personaggio del prestigio di Cari Albert, ex speaker (cioè presidente) della Camera, è stato costretto a fare precisazioni e smentite. Il giallo dei pagamenti coreani continua. Non sembra destinato a scuotere le radici dell'impianto politico americano, anche a causa della relativa modestia delle cifre che sarebbero state divise fra migliaia di potenziali corrotti. Ma rimane quel tanto di mistero che invoglia gli «investigative journalists» a continuare le proprie inchieste. E allarma l'opinione pubblica perché sembra un modello (forse un modello in miniatura) del tipo di iniziative che i servizi segreti possono assegnarsi misteriosamente e arbitrariamente quando diventano corpi separati e senza controllo. Furio Colombo

Luoghi citati: America, Corea Del Sud, New York, Usa, Vietnam, Washington