Tra de e comunisti dialogo più aperto di Luca Giurato
Tra de e comunisti dialogo più aperto Tra de e comunisti dialogo più aperto Roma, 12 dicembre. Moro avrebbe dovuto tenere un comizio ai quadri de di Bologna tre settimane or sono, contemporaneamente a un comizio di Berlinguer al «Palazzo dello Sport» di Roma. La circostanza era del tutto casuale, ma un imprevisto la stravolse e gli esegeti del «dialogo a due» dovettero rimandare un ghiotto «menù» di analisi parallele. Il leader comunista parlò e chiese, con cautela, un passo avanti verso il governo d'emergenza. Il leader democristiano non potè raggiungere Bologna a causa del maltempo e rinunciò a parlare. Da allora, v'è stato un suseguirsi quasi frenetico di vicende politiche. La Malfa ha mollato Andreotti, reclamando con forza un verno guidato dalla de e dal pei. Craxi ha deciso di non aprire la crisi al buio ma di mettercela tutta per arrivare al governo di emergenza. La direzione del pei, d'accordo con Berlinguer, ha rinunciato alla tradizionale cautela per non dar tregua alla de sul governo di «Unità democratica». Anche nella de ognuno ha voluto dire la sua. Fanfani, per due volte, ha fatto capire che una «apertura sui problemi» al pei non è poi la fine del mondo; tutt'altro. Piccoli ha detto che a primavera accadrà qualcosa: non si è capito bene se a Palazzo Chigi, con un cambio della guardia, o nel Paese, con le elezioni anticipate. Anche uno dei più ascoltati e autorevoli consiglieri di Zaccagnini, Guido Bodrato, ha annunciato «aggiustamenti politici» per la bella stagione. Un bel ventaglio di idee, programmi e propositi, come si vede. Ma un ventaglio che ha avuto un po' anche il sapore dell'happening, nel quale hanno fatto talvolta capolino esigenze e ambizioni forse un po' premature, forse un pò personalizzate e personali. Lo ha capito Aldo Moro, il quale ha raggiunto oggi Bologna senza problemi e ha finalmente potuto parlare ai quadri del suo partito. Il discorso manca della «suggestione» che un confronto parallelo con Berlinguer può creare. E' però denso di spunti interessanti ed importanti, che ci accingiamo a riassumere senza avere la pretesa d'essere particolarmente esaudienti e illuminanti. Del resto, sembra che il leader de, dal punto di vista della «morologia», ce l'abbia messa tutta: il confronto, che resta la linea dominante della de, è diventato «finezza di confronto». Ribadendo non l'esclusiva, ma certo la «leadership» del dialogo con il pei, Moro ha risposto un po' a tutti i protagonisti delle ultime vicende politiche, sia esterni sia interni al suo partito. Quindi, si è rivolto alla base della de, ai quattordici milioni di italiani che hanno votato scudo crociato e li ha invitati ad aver fiducia nel partito, a fidarsi della de. Non è un appello emotivo o una mozione di affetti. E' una richiesta concreta, scaturita da un'esigenza precisa e ormai nei fatti. L'esigenza è la seguente: qualcosa, nei rapporti con il pei, prima o poi deve cambiare. Ma quando questo cambiamento avverrà, voi elettori de, dice Moro, dovrete fidarvi di noi perché non vi abbiamo mai traditi e non lo faremo certo allora. «Il modo del rapporto politico — ha detto — non dipende, se non in parte, da noi». «E' intanto chiaro che nella nostra posizione di oggi non c'è rinuncia, ma competizione; non c'è confusione, ma originalità e distensione — spiega Moro — sempre, naturalmente, con grande senso di responsabilità». Per il presidente de, nella politica del confronto con il pei, per quonto finezza possa esserci restano ferme «quella diversità, quella caratteristica di alternativa ideale che è stata e resta il modo di essere reciproco della de e del pei». Nella diversità e nell'alternativa, ecco però Moro tornare sugli «elementi di novità», primo tra tutti la distensione nella vita internazio¬ nale, che «politicizza e umanizza il rapporto tra Stati a regime diverso, l'atteggiamento del mondo cattolico, il modo di presentarsi oggi del partito comunista, pur con la necessità di precisazioni e verifiche». Per Moro «in queste condizioni il discorso si fa naturalmente più attento e non ha certe punte polemiche oggi facilmente meno comprensibili». De e pei sono «soggetti politici diversi», in «competizione tra loro». Però, dovranno trovare il modo di intendersi anche ad un livello più concreto e più alto di quanto non facciano adesso, dopo l'intesa a sei sul programma che tutti dicono di voler attuare e che nessuno Luca Giurato (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
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