Parlano gli scrittori del dissenso di Lia Wainstein

Parlano gli scrittori del dissenso Parlano gli scrittori del dissenso (Nostro servizio particolare) Venezia, dicembre. Dopo gli incontri degli storici, degli studiosi di arte, cinema e religione, alla Biennale si è svolto il convegno di letteratura, al quale hanno assistito scrittori e critici emigrati dall'Europa dell'Est e provenienti da molti Paesi occidentali. Nel suo saluto, il presidente della Biennale, Carlo Ripa di Meana, dopo aver posto in rilievo l'importanza di questo , primo incontro del tutto lij bero tra rappreSentanti ad¬ l'Est europeo e di altri Paesi, ha protestato ancora una volta «pubblicamente ed energicamente perché cinque scrittori polacchi e tedeschi della Rdt sono stati lasciati senza passaporto e visto per Venezia». Aperti i lavori aa Giuseppe Mazzariol, Moravia, l'unico scrittore italiano presente, ha tenuto la relazione introduttiva. Secondo Moravia (che ha deplorato l'assenza degli scrittori ufficiali sovietici e il fatto che la letteratura dell'Urss, invece di essere una sola, sia scissa ormai in letteratura ufficiale, letteratura clandestina e letteratura emigrata) l'arte, per sua natura asocia¬ le, esercita nella società la stessa funzione del sogno nella vita dell'individuo, ed esprime quindi l'inconscio collettivo. E' stato inoltre posto in rilievo il forte legame della cultura occidentale con i classici russi, soprattutto con Dostoevskij, creatore del romanzo moderno, di cui Moravia si considera un discepolo. Il poeta e cantautore Aleksandr Galic, i cui testi hanno una precisa portata critica, ha detto che Moravia, per mostrarsi veramente coraggioso al congresso degli scrittori sovietici nel 1976 avrebbe dovuto parlare non di Kafka, Joyce e Freud, autori sgraditi ma non completamente messi al bando, bensì degli innominabili Solzenicyn, Sinjavskij e Maksimov. La presenza di Solzenicyn, che non aveva nemmeno mandato un messaggio, era tuttavia percepibile in molte relazioni. Oltre all'ungherese Georges Konrad, il scio giunto dall'Europa orientale, a Venezia affluirono numerosi rappresentanti emigrati, e alcuni tra i più celebri russi: Sinjavskij, Maksimov, Brodskij, Galic, Pljusc, Viktor Ne- krasov, Efin Etkind, Feliks Kandel-Kamov (emigrato da due settimane appena). Se di questi ultimi non tutti presero la parola, negli interventi dei cinque oratori si palesarono, malgrado la diversità della forma — ora battuta irriverente, ora discorso accademico —, alcuni aspetti di ima problematica concreta. Tutti, in sostanza, manifestarono delle preoccupazioni sulla sorte dello scrittore e della lingua russa. Nekrasov e Galic, per illustrare il travisamento della parola, citarono alcune frasi particolarmente goffe della «Pravda», Brodskij nel suo raffinato inglese parlò dell'angoscia provata dal poeta quando stenta a trovare una rima e gli sembra di «aver dimenticato la propria lingua o di stare invecchiando», Sinjavskij, con implicita allusione ai problemi di sopravvivenza della vita concentrazionaria, ricordò il carattere «superfluo, non essenziale» dell'arte. Le componenti più amare confluirono poi nella relazione di Etkind, uomo di cultura vastissima, che per tema aveva scelto «Letteratura e morte». Etkind scagliò delle dure accuse contro l'Unione degli scrittori «micromondo spaventoso» che perseguita gli scrittori invece di proteggerli, e rievocò i destini di chi morì per soffocamento in un'atmosfera diventata irrespirabile, di chi perì nelle purghe ..di Stalin come Osip Mandelstam e Babel, di chi si suicidò come Fadeev (distrutto dia rimorso), Majakovskij, Esenin, Marina Cvetaeva, che scrisse Da un anno sto misurando (come si mi sura un vestito) la morte. Tra le tante osservazioni suggerite da queste quattro giornate fitte di relazioni e di documenti mandati dagli assenti, può sorprendere il fatto che si sia dedicata molta attenzione a questioni quali il marxismo, il realismo socialista, la censura, mentre nell'insieme i problemi di fondo della letteratura in esilio, dei rapporti dello scrittore con una lingua diventata lontana siano stati appen? sfiorati. Anche lo scambio di opinioni non ci è sembrato abbastanza vivace, ma forse non c'è da stupirsi se quanti hanno partecipato a questo primo utile confronto non hanno saputo trovare subito un linguaggio comune. Lia Wainstein

Luoghi citati: Europa Dell'est, Meana, Urss, Venezia