Sir: ecco come ha ottenuto i crediti (troppo) agevolati di Francesco Forte

Sir: ecco come ha ottenuto i crediti (troppo) agevolati Una storia dai risvolti ancora misteriosi Sir: ecco come ha ottenuto i crediti (troppo) agevolati L'indagine giudiziaria sulla Sir, controllata dall'industriale Nino Rovelli, e sui due grandi istituti di credito a medio termine statali, Imi ed Icipu, presieduti dall'ingegner Cappon e dal consigliere di Stato Piga, suscita molti interrogativi, riguardanti il contenuto economico della intricata vicenda. Cercheremo di presentarli, per ordine, senza voler dare le risposte, le quali ovviamente potranno emergere solo dalle indagini che la magistratura sta svolgendo e da quello che vorrà rendere di pubblica ragione il governo, che è certamente chiamato in causa (se non con i suoi attuali membri, con quelli che ne facevano parte, quando la Sir ricevette i denari oggetto di contestazione). Il primo punto che emerge è che la Sir è stata particolarmente agevolata dall'Imi, i cui prestiti a medio termine essendo dati a tassi di interesse particolarmente conveniente fanno gola a tutti: dei 13 mila miliardi erogati dall'Imi ben 1300 — a quanto risulterebbe — cioè il 10% sono andati alla Sir. Attualmente la Sir ha un piccolissimo capitale proprio e debiti verso istituti di credito per oltre 2 mila miliardi. Come si vede, la parte di gran lunga maggiore di tale finanziamento deriva dall'Imi, che in un certo senso è il vero proprietario della Sir. Questa è una grande impresa, ma non un colosso. Ora se si esaminano i dati dei finanziamenti agevolati a lungo termine richiesti e ottenuti dai grandi complessi chimici italiani, si nota che in lesta a tutti vi è la Sir, con proporzioni senz'altro anomale. Essa su 2170 miliardi di investimenti, ha chiesto 1860 miliardi di finanziamenti agevolati (per i quali opera un contributo pubblico) e ne ha ottenuti ben 1735 pari al 93% delle richieste e al 64% circa degli investimenti. La « potente » Montedison, che è il maggiore gruppo chimico italiano e che ha investito oltre 3 mila miliardi, ne ha chiesti 1210 di finanziamenti agevolati e se ne è visti accordare 510 vale a dire un terzo scarso della Sir. Solo il 40% delle sue richieste è stato soddisfatto, per un importo pari al 16% degli investimenti. Dal canto suo l'Anic che è dello Stato (attra- verso l'Eni) ha investito 1400 miliardi, ne ha richiesti 690 con le agevolazioni e ne ha ottenuti 430, ossia un quarto della fortunata Sir. Quanto alla Liquigas, ha fatto 1500 miliardi di investimenti, ne ha chiesti 600 agevolati e ne ha ottenuti 110 vale a dire un sedicesimo della Sir: la sua quota rispetto al richiesto è stata appena del sesto. Come ha fatto la Sir ad avere un trattamento così privilegiato? Come mai in Sardegna essa sta facendo sorgere — con crediti agevolati — un impianto chimico vicino ad Oltana, in tutto simile a quello di Ortana che Montedison e Anic stanno ridimensionando drasticamente, con grave crisi occupazionale? Allora vi è o non vi è spazio su questo mercato? O la Sir ha meriti e una bravura particolari? Quando le imprese fanno le richieste di credili agevolati, non vi sono solo le banche che debbono dare la propria disponibilità a concederli. Le autorità ministeriali e negli ultimi anni il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) debbono dare un giudizio favorevole ai progetti medesimi. Ci si può domandare come mai queste autorità governative abbiano dato tanti pareri favorevoli alla Sir; e, in generale, tanti pareri favorevoli per impianti chimici di base, così da creare oggi una capacità produttiva in eccesso. Essa è costata migliaia di miliardi di crediti agevolati, rende pochissimo in termini di posti di lavoro ed è in crisi. Vi sono poi altri delicati quesiti. Siamo certi che i valori dichiarati, per questi impianti, corrispondano al vero e che, quindi, le somme erogate, come quota parte del loro valore, dagli istituti di credito, siano basate su calcoli corretti, anziché su calcoli compiacenti? Siamo certi che i lavori, riguardanti gli impianti finanziati, siano stali fatti; od è possibile che si siano erogate dagli istituti di credito somme senza che vi sia stato un controllo dell'esecuzione dei lavori, a cui i prestiti erano destinati, e su cui erano garantiti? Ovviamente, questi ultimi controlli sono abbastanza semplici da eseguire; quindi se vi sono state manchevolezze, non sono dovute a disattenzione. Più difficile invece è stabilire se le cifre esibite per il costo degli impianti siano giuste, da! momento che i fornitori di essi a volte sono società collegate alla stessa Sir: sicché essa in ipotesi poteva anche pagare somme elevate per tali impianti sapendo che andavano a una «sorella» e che, se superavano i veri costi, erano disponibili per altre operazioni. Dato che spesso si tratta di investimenti complicati, in cui si richiedono conoscenze tecniche (know-how) di cui è molto difficile valutare il giusto prezzo, il problema è comunque di ardua soluzione. Ovviamente però esso diventerebbe meno arduo, se si trovassero finanziamenti a giornali, partiti, privati cittadini, a operazioni di Borsa, ecc. di cui non si sa spiegare l'origine. Tutto quanto abbiamo scritto, come si nota, è solo una guida al lettore, per comprendere che cosa è in gioco. Noi non siamo certo in grado di anticipare un giudizio. Ci auguriamo che l'inchiesta proceda con la massima celerità e serenità senza inquinamenti politici né prò né contro. Francesco Forte

Persone citate: Anic, Cappon, Nino Rovelli, Piga

Luoghi citati: Oltana, Sardegna