La raffineria fantasma di Licata sette dirigenti Sir sotto accusa
La raffineria fantasma di Licata sette dirigenti Sir sotto accusa Che fine hanno fatto i finanziamenti agevolati? La raffineria fantasma di Licata sette dirigenti Sir sotto accusa (Dalla redazione romana) Roma, 1 dicembre. Per i reati di falso in bilancio e truffa aggravata il sostituto procuratore Luciano Infelisi ha inviato sette comunicazioni giudiziarie ai dirigenti della Sir (Società italiana resine), una delle più importanti imprese petrolchimiche italiane. Gli avvisi sono stati trasmessi a Nino Rovelli, amministratore delegato, e ai consiglieri della società Nicola Wagner, Teodoro Paleologo, Renzo Edefondi, Alberto Cartaniga, Remo Airoldi e Domenico Buscarelli. L'inchiesta della magistratura romana prende in esame il periodo compreso fra il '71 e il '77 a proposito di alcuni finanziamenti agevolati al tasso del 3 per cento, ottenuti dalla Sir tramite vari istituti di credito (tra cui l'Imi e la Cassa del Mezzogiorno). Secondo le accuse, che la magistratura si è impegnata a provare, i finanziamenti ottenuti non sarebbero stati impiegati per le finalità originarie ma per produrre illeciti guadagni ai danni della collettività. Trecento uomini della Guardia di finanza sono partiti per una serie di perquisì- zioni in tutt'Italia, specialmente a Milano, Roma e Palermo. L'indagine — da quanto si è appreso — interesserebbe tutte le 107 società che fanno capo al gruppo Sir. Uno degli episodi al vaglio del dott. Infelisi è quello relativo alla costruzione della raffineria di Licata (fabbrica di etilene), in Sicilia. Qualche anno fa la Regione siciliana stanziò 13 miliardi di lire. Per l'occasione venne creata, in seguito ad un accordo tra la Sir e l'Ems (Ente minerario siciliano) una nuova società, la Sarp (Società anonima raffinerie-Palermo) che si sarebbe dovuta occupare della fabbricazione dell'impianto. Ma è una storia lunga: la Sarp — stando alle indagini preliminari della magistratura romana — non avrebbe fatto altro che incaricare di allestire il progetto esecutivo della raffineria ad un'altra società, la «International Vaduz» (gruppo Sir) con sede in Liechtenstein (dove non c'è ufficio ma la sola casella postale 212). Già in questo passaggio la magistratura avrebbe individuato gli estremi del reato di esportazione illecita di capitali. La «International Vaduz», a sua volta, avrebbe girato il lavoro ad un'altra società di Rovelli, quella che gestisce gli impianti di Porto Torres, in Sardegna. Gli illeciti valutari (falso in bilancio e truffa aggravata), secondo il magistrato Infelisi, sarebbero avvenuti in questa fase. Gli accertamenti dovranno chiarire i lati oscuri di tutti i passaggi. Di certo c'è un fatto: a tutt'oggi la raffineria di Licata non è stata costruita. Sul luogo dove la fabbrica dovrebbe sorgere sono stati compiuti, in sei anni, alcuni lavori di sterro con le ruspe. Si dice che questa vicenda Sir sia soltanto la punta di un iceberg sommerso. Alla fine di settembre, in sede di commissione Bilancio e Partecipazioni Statali del Senato, era stata sollecitata risposta circa finanziamenti agevolati alla Sir per 150 miliardi. Era stata chiesta, dal senatore de Carollo, una inchiesta tributaria della Guardia di finanza sull'operato del gruppo chimico, giudicato una specie di «scatola cinese» per le ramificazioni entro un largo numero di aziende. Come è possibile — si era detto allora — che, con un capitale di appena 5 miliardi e un indebitamento complessivo di 3.000 miliardi, la Sir abbia avuto contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per 1350 miliardi? Secondo il democristiano Carollo tutto questo era possibile grazie a «connivenze politiche» ad altissimo livello e a legami con autorevoli uomini di governo «di ieri e di oggi». Da qui, sembra di capire, è nata l'inchiesta della magistratura. Stasera il pei ha presentato un'interrogazione ai ministri del Tesoro e del Bilancio per sapere «quali accertamenti siano stati compiuti o si compiranno a cura degli organismi di vigilanza in relazione ai finanziamenti concessi dall'Imi alla Sir ed alla loro utilizzazione». Sempre questa sera si è saputo, da fonte Imi, che un'ispezione è stata compiuta dalla magistratura in questo istituto e che numerosi documenti sono stati sequestrati. La Sir attraverso l'agenzia Radiocor precisa che « nessuna esportazione di valuta, sotto qualsiasi forma, è stata mai posta in essere in relazione a rapporti intercorsi con la Sarp e tanto meno con l'Ente minerario siciliano, come risulta da processo verbale di constatazione relativo agli accertamenti prontamente compiuti dall'organo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, a tale fine incaricato dal magistrato ». La nota continua: « Circa poi l'asserito irregolare impiego di finanziamenti, è stato messo a disposizione della giustizia ogni documento richiesto. L'esame della documentazione confermerà la correttezza e legalità di ogni operazione».
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