Il Cairo prepara già la "pre-conferenza" di Alfredo Venturi

Il Cairo prepara già la "pre-conferenza"Il mondo arabo di fronte alla drammatica iniziativa di pace egiziana Il Cairo prepara già la "pre-conferenza" (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 27 novembre. La macchina diplomatica egiziana si è messa in moto per raggiungere l'obbiettivo fissato ieri dal presidente Sadat: quello di promuovere qui al Cairo, nei termini più brevi, una preconferenza che spiani finalmente l'accidentata via di Ginevra. Il ministro degli Esteri Butros Gha11 ha incontrato i rappresentanti delle parti espressamente citate dal rais, consegnando loro il testo ufficiale dell'invito egiziano. Nel pomeriggio, in rapida successione, Ghali ha visto il generale finlandese Siilasvum, coordinatore delle forze Onu nel Medio Oriente, che trasmetterà l'invito al segretario generale Kurt Waldheim, gli ambasciatori americano e sovietico, i rappresentanti diplomatici di Siria, Giordania e Libano. Quanto a Israele, il contatto avviene come sempre via Washington. Quanto infine ai palestinesi, Ghali ha anticipato ieri sera la trasmissione dell'invito: il ministro egiziano ha consegnato il testo a Sedki el Dajani, dell'esecutivo dell'Olp, che nella notte è partito per Beirut dove a sua volta trasmetterà il messaggio ai dirigenti dell'organizzazione. Quest'ultimo incontro non significa, del resto, che si siano placate le acque tempestose della polemica fra Egitto e Olp, non certo mitigata dal fatto che ieri Sadat, nel suo discorso all'assemblea del popolo, ha ostentatamente evitato l'antica identificazione palestinesi - Olp. Oggi si è saputo che ieri un funzionario della rappresentanza Olp è stato arrestato: si tratta di Ahmed Abbas, trovato a distribuire volanti- ni della Saika, il gruppo della guerriglia palestinese di obbedienza siriana. E' la prima volta che un palestinese viene arrestato in Egitto: finora ci si era limitati alle espulsioni (alcune centinaia di studenti, tre funzionari Olp) e alla chiusura della Voce della Palestinn. La stampa egiziana di oggi dedica ampio spazio ed entusiastici commenti alla nuova iniziativa diplomatica del rais. Le ultime edizioni riportano anche la notizia dell'accettazione da parte israeliana. Non c'è traccia invece del rifiuto siriano, né di quello palestinese. Al Ahram scrive che la proposta della preconferenza era necessaria « per smuovere la situazione ». Nonostante le nubi che offuscano l'orizzonte diplomatico (l'atteggiamento del «fronte del rifiuto», gli Stati Uniti che chiedono tempo, in sostanza di positivo c'è soltanto il « sì » degli israeliani, del resto temperato dalla dichiarazione di Dayan: « Non rivedremo le nostre posizioni in Cisgiordania), già si pensa a trovare una sede per la preconferenza. Si parla della sede dell'Unione socialista araba, o di un palazzo governativo di Heliopolis, o infine del Mena House, l'albergo sorto accanto alle piramidi, nel luogo preciso in cui a suo tempo fu alloggiata con la sua corte l'imperatrice Eugenia, venuta da questi parti per inaugurare il canale di Suez. Frattanto si ha sempre più netta la sensazione che le fratture nel mondo arabo, attorno alla valutazione sulla svolta di Sadat, si vadano approfondendo. Soltanto il Sudan sembra schierato esplicitamente e senza riserve sulla linea del rais. Il problema palestinese, anzi per la precisione il problema Olp, e la nuova ottica attraverso la quale viene visto dalla diplomazia egiziana, continuano a provocare dure reazioni. Si parla addirittura di una «conferenza araba anti-capitolazione » che dovrebbe svolgersi a Tripoli: un emissario del governo algerino in visita a Bagdad è stato avvicinato da appresentanti palestinesi che lo avrebbero informato di questa iniziativa. Il maggiore quotidiano al¬ gerino, El Moudjahid, parla oggi di « condanna a morte di una rivoluzione palestinese già fisicamente ferita, dal settembre nero a Teli el Zaatar». Ma vengono critiche anche dai «moderati»: un giornale tunisino, Assabah, sottolinea il fatto che Sadat non ha parlato dell'Olp nel suo discorso, il che «acuisce le divergenze fra Egitto e palestinesi». La stampa giordana spiega che questo era il momento di riannodare i rapporti fra gli arabi, non di dar vita a un nuova iniziativa che, scontati certi rifiuti, si traduce in pratica in un invito al solo Israele. C'è chi trova che potrebbe essere decisivo, ancora una volta, l'atteggiamento di Arabia Saudita e Kuwait, i due grandi argentieri del mondo arabo, che per ora tacciono ma, si dice, «muovono molti fili». Alfredo Venturi

Persone citate: Ahmed Abbas, Butros Gha11, Dayan, Ghali, Kurt Waldheim, Sadat