Pesaola-Mazzone sfida della paura

Pesaola-Mazzone sfida della paura Pesaola-Mazzone sfida della paura Perché Bologna-Fiorentina è già il "derby della disperazione" Bologna e Fiorentina, le ultime della classe, si incontrano domani in una partita che con toni esasperati da tensioni e paure è stata già definita «il derby della disperazione». Lontani I tempi del tifo sereno e allegrone, quando l'autostrada che unisce le due città si trasformava in un baraccone di rumori, in un circo di colori, e tutto sembrava più simile ad una scampagnata che non ad un pellegrinaggio. Ora, dicono setifosi. la serie B, e non valgono le parole più caute dei due allenatori, Pesaola e Mazzone. a calmare il cuore della piazza. Gioco e punti parlano chiaro. La Fiorentina è ultima in classifica, tre punti in otto partite: in casa, nessuna vittoria, un pareggio, tre sconfitte; fuori casa, nessuna vittoria, due pareggi, due sconfitte. Il Bologna sta avanti di un solo punto: non ha mai vinto in casa, dove ha pareggiato una volta e perso due, mentre in campo esterno ha collezionato un successo, un pareggio e tre sconfitte. Erano quasi trent'anni che i rossoblu non scendevano tanto in basso, dalla stagione 1951-52, e questo è già motivo di allarme per una società che nella sua storia, insieme a Milan, Inter e Juventus, non ha mai conosciuto la delusione della retrocessione. Ma la situazione appare ancora peggiore quando si consideri il momento: il Bologna, dopo aver messo in conto tre punti nelle due prime partite (Inter e Atalanta) nelle rimanenti sei ha conquistato un solo punto. Pesaola, richiamato a furor di popolo alla guida della squadra, chiede tempo e fiducia; sull'altro fronte Mazzone, riconfermato malgrado i rovesci, chiede tranquillità e comprensione. La situazione della Fiorentina, e non solo per le cifre, è ancora più nera di quella del Bologna. La formazione viola, indicata alla viqilla del campionato come una delle protagoniste alle spalle delle torinesi, ha visto via via calare le sue azioni a suon di risultati negativi: per una squadra di grandi ambizioni, terza la passata stagione, il contraccolpo psicologico è stato doppiamente deludente e la sfiducia, tarlo terribile, ha preso un po' tutti. Antognoni non basta da solo a risalire la china, sostengono i tifosi. E decidono, all'Inizio della settimana e dopo la sconfitta interna contro il Vicenza, di chiedere la testa dell'allenatore. Ugolini non cede, i giocatori stanno con Mazzone, e allora il centro di coordinamento viola club fa marcia indietro e si allinea alle decisioni della società: non si trattava di richiesta ma semplicemente di suggerimento, dicono i responsabili del tifo organizzato promettendo per domani spedizioni massicce sugli spalti bolognesi. Mazzone capisce che l'aria di Firenze è pesante, ringrazia la società della fiducia e porta i suoi giocatori a Cesenatico dove spera di preparare in tranquillità il «derby della disperazione». Dal ritiro sul mare accusa però i tifosi viola di non aver scelto il memento opportuno per la polemica e nel contempo invita a distanza Pesaola ad un paregaio che tutto sommato potrebbe far piacere a tutt'e due le squadre. Dal canto suo il Bologna deve affrontare problemi non certo minori. I tifosi sono inquieti, divisi, riaffiorano antichi dissapori mai sopiti. Il ritorno di Pesaola alla pesta giornata, il pareggio di Verona, il bel gioco messo in mostra contro il Torino malgrado la chi perde è pronto per | sconfitta, avevano dato ossigeno e speranza alla piazza e l'allenatore tornava a respirare potendo contare sul consenso (sepour provvisorio) dei tifosi. Ma la crisi sotto sotto si faceva più acuta: la posizione critica di Bulgarelli, dimessosi con i consiglieri Enzo Biagi, Filippo Montanari e Renato Zambonelli perché in disaccordo sulla politica societaria, veniva condivisa da un numero sempre più alto di sostenitori fino a por- centro di coordinamento dei club e alla costituzione di una «federazione autonoma». A Milano, nell'ultima giornata di campionato, i tifosi rossoblu non andarono a sostenere la loro squadra, segno di una sfiducia che ha ormai raggiunto livelli di guardia. Per domani, visto anche tare alla spaccatura all'interno del l'Impegno preso dai colleghi fiorentini, è stata per cosi dire firmata una tregua e il tifo rossoblu, questa è la parola d'ordine, sarà presente al completo per l'appoggio ai colori del cuore. Se il Bologna però dovesse perdere, sarà di nuovo guerra e stavolta non si sa con quali conseguenze. In mezzo a tanta inquietudine Bruno Pesaola continua a ripete- re che la squadra «c'è» dal pun to di vista tecnico-tattico, che la situazione migliorerà, che le vit- torie contro Fiorentina e Roma (domenica 11 dicembre) porteranno il Bologna fuori dal guai. Lo stesso fa Mazzone sull'opposta barricata ricordando i suoi precedenti all'Ascoli, quando un ritorno miracoloso salvò i marchigiani dalla retrocessione, responsabilizzando Antognoni, richiamando i giocatori ad un recente passato fatto, se non di gloria, almeno di dignitoso decoro. Tutti comunque, allenatori giocatori tifosi, sono d'accordo sull'importanza già inquie ta della partita; paure e speranze si mescolano e combattono. A complicare le cose è valso anche l'intervento di Fulvio Bernardini che ebbe la ventura di portare Bologna e Fiorentina alla conquista dello scudetto, i viola nel 1955-56, i rossoblu nel 1963-64. L'ex allenatore, parlando della crisi attraversata dalle due squadre che furono sotto la sua guida, ha individuato negli errori delle società e nella pochezza attuale dei giocatori le cause prime del momento negativo. A Firenze le dichiarazioni sono scivolate via senza troppo scalpore, difficile far paragoni con una formazione di vent'anni fa, ma da Bologna è giunta una risposta decisa. Tazio Roversi, capitano della squadra, ha ricordato a Bernardini che lui i tempi dello scudetto li aveva vissuti da protagonista e che l'analisi gli sembrava alquanto superficiale e semplicistica: troppo facile dar sempre la colpa ai giocatori, i motivi veri stanno anche da un'altra parte, vale a dire da quella della società. I tifosi invece, perlomeno i più critici, condividono appieno le parole dì Bernardini e rimpiangono apertamente un passato di gloria, quando a Bologna gli avversari venivano a giocare morti di paura. Anche la Fiorentina, domani, scenderà a) Comunale morta di paura ma tutto sarà diverso da come era dieci e più anni fa. Perché paura ce l'avrà anche il Bologna. Carlo Coscia