De Martino: le due versioni del teste-chiave che ora accusa un morto e trema di paura di Francesco Santini

De Martino: le due versioni del teste-chiave che ora accusa un morto e trema di paura Il processo iniziato ieri a Napoli è già stato rinviato al 5 dicembre De Martino: le due versioni del teste-chiave che ora accusa un morto e trema di paura Vincenzo Tene, ex sindacalista, indicò come mandante Umberto Palmieri, già segretario del psi a Napoli, poi Tammaro Di Martino, ex sindaco de di Boscoreale, morto a luglio - Il p.m. pensa che in nessun caso dica la verità (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 25 novembre. Nella grande baraonda di un'udienza senza storia, si distingue soltanto Guido De Martino. Calmo, distaccato, sempre attento. Ai suoi rapitori, pigiati sul banco degli imputati, riserva un rapido sguardo. Loro sfuggono l'incontro: resiste, per un attimo, Ciro Luise che, nel gruppo, ha l'atteggiamento del capo. Poi anche lui appare intimorito, appena un momento d'imbarazzo. Ciro Luise si riprende, sorride. Spedisce un bacio con due polsi stretti dai ferri a Vincenzo Tene, l'uomo chiave del processo che se ne sta all'altro capo dell'aula tremante di paura. E' arrivato piangendo, anche oggi conferma il terrore. Teme di essere ucciso. Tutt'intorno, nell'aula di Castel Capuano, è il caos. Non c'è spazio. Gli avvocati, si contendono un tavolino mentre i parenti degl'imputati cercano di guadagnare le prime file nel piccolo slargo loro riservato. Sono in piedi metà dei giornalisti e il presidente tarda ad accettare il microfono mentre un sottufficiale dei carabinieri allontana i fotografi. Una serie di eccezioni, tutte respinte, mentre il tribunale accetta la richiesta del difensore di Vincenzo Tene e concede i «termini a difesa» per consentire ai legali di studiare gli atti processuali, che da questo momento diventano pubblici. Si riprenderà il 5 dicembre. Per decidere il tribunale si trattiene in camera di consiglio per un'ora e il racconto dell'udienza è tutto qui, in questi sessanta minuti di sospensione. Guido De Martino parla con i giornalisti: «Il sequestro — ripete — ha, di certo, una matrice politica. Altre ipotesi non ve ne sono. Speriamo, con il dibattimento, di fare qualche passo avanti, verso la verità, in direzione della "grande mente" che ha orchestrato tutto». Per quale obiettivo? «Per attaccare il partito socialista e mio padre, interrompere la sua ascesa politica». Guido De Martino non dice di più ma — è chiaro — intende la battaglia per il Quirinale. Poi ammette: «Certo, è sufficiente un'ombra per stroncare un uomo politico». E forse la «grande mente» ha già raggiunto lo scopo: si è ceduto al pagamento di un riscatto. E' bene, a questo punto precisare che militanti del partito socialista hanno già restituito il prestito dei primi amici che portarono il proprio aiuto a De Martino. Guido De Marino non ha dubbi. E' Vincenzo Tene la chiave del processo: «Se l'ex sindacalista della Cgil non si fosse costituito e non avesse parlato, la tesi della criminalità comune avrebbe potuto riscuotere un certo credito». Ma poi la confessione è arrivata come una bomba e oggi, per la prima volta, si conosce, con esattezza, che cosa ha raccontato al magistrato l'uomo di collegamento tra i mandanti e gli esecutori del sequestro. La verità di Vincenzo Tene, 29 anni, quattro figli, sindacalista al porto in cerca di un impiego meno faticoso, è tutta in quaranta cartelle dattiloscritte, circolate in aula nei sessanta minuti di camera di consiglio. Sono gli interrogatori condotti dal sostituto procuratore Armando Cono Lancuba (oggi pubblico ministero in aula), nell'ultima settimana di ottobre, nei giorni 22, 23, 24 e 31. La tesi di Vincenzo Tene, e i passaggi del racconto, sostanzialmente, non mutano nei tre verbali. C'è un'unica differenza: mentre il 22 ottobre, il giorno stesso che si costituì, accusa l'ex segretario della federazione socialista di Napoli, Umberto Palmieri di essere il mandante del sequestro, l'indomani cambia versione e imputa a Tammaro Di Martino, 32 anni, democristiano, ex sindaco di Boscoreale, uomo della corrente di Gava, l'organizzazione del rapimento. Il p.m. Armando Cono Lancuba, è convinto che nel primo come nel secondo caso Tene non abbia detto la verità. Nessuna ombra sfiora l'ex segretario della federazione socialista, mentre su Tammaro Di Martino il p.m. ha qualche perplessità: «Una cosa è certa — dice — Vincenzo Tene non ha detto tutta la verità: ecco perché ha paura, crede che qualcuno possa ucciderlo». Da Tammaro Di Martino nulla si può sapere: è morto il 30 luglio per un attacco improvviso di meningite. Al magistrato non resta altro da fare che ordinare con la riesumazione della salma, l'autopsia. I risultati verranno a giorni. Ma c'è un'altra sostanziale differenza nel racconto di Tene (ormai in aula c'è chi lo indica come un «provocatore»). Nel suo primo racconto ha detto che Umberto Palmieri, ex segretario del psi, ex assessore alla Sanità, e vicepresidente della giunta regionale, ora capogruppo del psi in Regione, gli confidò che bisognava organizzare un finto sequestro: la vittima, Guido De Martino, era d'accordo. Per¬ ché simulare un rapimento? Il sequestro avrebbe rilanciato la posizione dei De Martino che nel partito stavano «perdendo quota» ed avrebbe, al tempo stesso, «fatto pubblicità» alla candidatura di Francesco De Martino alla presidenza del'a Repubblica. Seconda versione. Il giudice nell'interrogatorio lo esorta a dire la verità. Tene scoppia in un piano dirotto e cambia racconto, accusa Tammaro Di Martino. La posta in gioco, per lui, è ancora la promessa di un posto di lavoro. In più ammette di aver accettato, a riscatto pagato, 15 milioni, ma aggiunge: « Lo feci per paura, comunque ho bruciato i soldi, io volevo soltanto una sistemazione per la vita, nessun compenso in denaro ». Il magistrato gli domanda perché in un primo tempo ha coinvolto Umberto Palmieri e lui risponde: « E' stato il primo nome che mi è venuto per la testa; ho nominato lui come avrei nominato un altro. Pensavo soltanto a raccontare un fatto che mi salvasse la vita cercando al tempo stesso di apparire credibile, mettendo soltanto un nome diverso da quello reale che è uno: Tammaro Di Martino ». Di qui Tene, fino ad oggi, non si è mai spostato. L'ex sindacalista della Cgil racconta poi al magistrato come prese con latto con Ciro Luise, al quale fu dato il compito di organizzare la banda e quale fosse il suo incarico: segnalare a Luise gli spostamenti di Guido De Martino dalla federazione socialista di Napoli. Il rapimento arrivò all'improvviso: « Era il mio onomastico, il 5 aprile — ha raccontato Tene —e dal telegiornale seppi che Guido era stato rapito ». Perché ha ancora paura? Perché teme che la « mente superiore » possa pensare di non essere coperta. Francesco Santini

Luoghi citati: Boscoreale, Napoli