Banco di prova di Natale Gilio

Banco di prova Banco di prova Roma, 24 novembre. Il bilancio dello Stato è divenuto il banco di prova della politica economica del governo. Intorno al documento sulle previsioni di entrate e di spese nel 1978, si infittiscono le polemiche, i contrasti, le valutazioni su cifre che appaiono continuamente divergenti. Il presidente del consiglio, consapevole di una situazione che potrebbe portare in Parlamento ad una modifica delle attuali posizioni, in prima persona ha avviato tutta una serie di laboriosi contatti con i responsabili economici dei partiti non solo per illustrare il quadro generale ma anche per raccogliere utili indicazioni sui provvedimenti. Da stamane a Palazzo Chigi è stato un susseguirsi di rappresentanti di partiti (Signorile del psi, Di Giulio del pei, Longo del psdi, Zanone del pli), interrotto alle 13 quando Andreotti ha convocato una mini-riunione preparatoria con i ministri del Tesoro Stammati, delle Finanze Pandolfi, del Bilancio Morlino, delle Partecipazioni Statali Bisaglia, del Commercio Estero Ossola, del Lavoro Anselmi e il governatore della Banca d'Italia Baffi. Il «nodo del bilancio» è riapparso in r n o e e tutta la sua eccezionale gravità, allorché Stammati ha illustrato i risultati della verifica condotta in questi ultimi giorni dal Tesoro e dalla Banca d'Italia. Nonostante rinunce, tagli, non calcolo di una serie di spese previste, il deficit del settore pubblico allargato non scende al di sotto di 24 mila miliardi. Il ministro in effetti, ha chiarito che la cifra indicata è quella posta a base delle ipotesi di politica economica per il prossimo anno. Resta il disavanzo che Stammati definisce «tendenziale» di 27.600 miliardi e il disavanzo ulteriore definito «naturale» di 33.000 miliardi. Dati da capogiro che dimo strano quale è stata la dege nerazione strutturale del potere pubblico e l'immenso volume di risorse sottratte ad altre destinazioni. Ma se anche 24 mila miliardi di deficit viene preso come punto di arrivo, resta sempre il problema di scendere ai 19 mila miliardi di fatto già concordati con il Fondo Monetario internazionale (contrariamente al limite iniziale fissato nella lettera di intenti in 14.500 miliardi). Quest'ultima cifra è in relazione all'espansione del credito totale interno. Il livello fissato dall'Fmi non avrebbe dovuto oltrepassare i 30 mila miliardi, in modo che la ripartizione tra la quota da destinare da una parte alla copertura del deficit, dall'altra ai settori produttivi restasse sostanzialmente divisa al cinquanta per cento. La dilazione del deficit oltre al limite iniziale previsto, comporta, perché la proporzione resti uguale, che l'espansione del credito salga a 34 mila miliardi. In altri termini, 14.500 stava a 30 mila, come 19 mila sta a 34 mila. Il problema da definire, allora, è come scendere a 19 mila miliardi. Stammati continua a premere perché il governo adotti una linea di nuovi inasprimenti fiscali, dai quali dovrebbero reperirsi almeno 3 mila miliardi. Secondo il ministro del Tesoro, sembra oggi questa la sola strada percorribile, pur riproponendo il provvedimento di non cumulabilità delle pensioni con i salari che da solo potrebbe comportare forse mille miliardi di minor uscite ai fini del deficit di cassa dello Stato. Pandolfi continua ad opporsi ad una «politica fiscale indiscriminata», mantenendosi fermo al provvedimento di ridisegnazione della curva delle aliquote per i redditi superiori ai 15 milioni annui e con un gettito di circa 300 miliardi. Natale Gilio

Luoghi citati: Ossola, Roma