Bocca risponde su Torino e violenza di Carlo Casalegno
Bocca risponde su Torino e violenza Bocca risponde su Torino e violenza Milano, 24 novembre. Caro Direttore, martedì ho scritto su Repubblica un editoriale su Torino, il terrorismo e le reazioni dell'opinione pubblica all'attentato contro Carlo Casalegno. In sunto, dicevo questo, come potrà costatare chiunque voglia rileggerlo, nero su bianco: il terrorismo scientifico, psicologico, che sceglie i suoi obiettivi fra gli incolpevoli e gli indifesi, è talmente lontano, talmente fuori dal nostro modo di fare politica che ci risulta impossibile capirlo. Ci rendiamo anche conto che il direttore c i giornalisti de La Stampa si sentano nell'occhio del tifone terroristico e reagiscano. Non siamo d'accordo, invece, su una generica chiamata di correo degli intellettuali, e non ci sembra corretto che i poteri costituiti di Torino, il grande quotidiano e il partito comunista, il grande mezzo di informazione e il sindacato, dicano che lo sdegno per l'attentato, la reazione cittadina all'attentato sono stati unanimi, quando le cose stanno diversamente. C'è una Torino che ha reagito con indignazione, ma ce n'è anche una che appare indifferente, e persine simpatizzante con il terrorismo. La situazione amara, dura, è questa, e i giornali, La Stampa, ma anche gli altri quotidiani, devono svolgere la loro funzione che non è quella di autodefinirsi « bandiera della democrazia », o « maestri di libertà », ma di dare un quadro esatto di ciò che accade, anche se poco gradevole, o addirittura odioso. Questo, in sunto, il mio editoriale. In risposta, Furio Colombo ti scrive una lettera in cui vengo descritto come una iena che ride e sentenzia sulle ferite di Casalegno, che giustifica il terrorismo, e che ridurrà questa tragedia italiana a un cinico scambio di note e di polemiche Mosso da un'isteria che posso anche capire, ma che mi spaventa e mi amareggia, arriva al punto di riferire a Casalegno, come frasi irridenti, ciò che io ho scritto de La Stampa e dei giornali. Non mi direte che siete arrivati al punto che ogni rilievo mosso al vostro giornale viene vissuto come qualcosa di personale. Se così fosse, avrebbe ragione Colombo a concludere: « La genialità criminale consiste nel costringere tutti ad aggredirsi a vicenda, persino tra amici ». Ti sarò grato, caro direttore, se vorrai pubblicare questa mia lettera. A Torino ho vissuto c lavorato per anni. Abitano a Torino le persone che stimo di più, i vecchi giellisti, questa fauna misteriosa scoperta di recente da Lotta continua. Credo mi saranno testimoni, specie quelli che scrivono sul tuo giornale, da Galante Garrone a Bobbio, che il mestiere della iena mi e proprio sconosciuto. Il nostro errore, forse, è di insistere a ragionare e a distinguere in ùn mondo in cui un ragazzo di Napoli può scrivere a Lotta continua che la strage di Lod, le raffiche sparate su donne, vecchi e bambini, era un episodio della lotta di classe. Ti scrivo e ti saluto con profonda amarezza. Giorgio Bocca
Persone citate: Bobbio, Bocca, Casalegno, Furio Colombo, Galante Garrone, Giorgio Bocca
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