In assise il delitto di via San Domenico

In assise il delitto di via San Domenico Dai monti alla grande città In assise il delitto di via San Domenico E' la vicenda del pastore sardo, "primitivo e troppo solo", che uccise perché respinto Tradito dal vino, dal troppo caldo di una giornata di fine luglio e soprattutto dalla solitudine che l'ha accompagnato per tutti i suoi anni, Cosimo Atzeni è diventato omicida. Da ieri è nell'Ingranaggio della giustizia, davanti alla Corte d'assise (pres. Barbaro), ne uscirà oggi con una sentenza che lo relegherà ai margini del consorzio civile per chissà quanti anni. Il destino della solitudine non l'ha abbandonato nemmeno sulla soglia del processo: il difensore di fiducia aw. Giannino Guiso di Nuoro ha rinunciato all'incarico e cosi l'imputato s'è vista assegnare d'ufficio la difesa dell'avv. Perla 11 quale non ha certo molto tempo a disposizione per studiarsi la causa. Per contro è presente una agguerrita parte civile sostenuta dagli avvocati Geo ed Olivero Dal Fiume. Veniamo ai fatti. Delitto assurdo se lo si sfronda di alcune componenti che il codice non annovera tra le attenuanti, ma che aiutano a capire la natura di questo personaggio definito in perizia psichiatrica un « primitivo », in realtà assetato di compagnia ma respinto sempre con scherno. Pomeriggio del 27 luglio '75. Lo sfondo è un cadente caseggiato di via S. Domenico angolo via Milano, cuore del centro storico decaduto a sacca di miserie umane. Cosimo Atzeni ha pranzato nella sua soffitta e scolato un pintone di vino; il caldo è opprimente, esce sul balcone per una boccata d'aria e al piano sotto vede alla finestra una prosperosa ragazza. Scende con la testa In tumulto, gli frullano certe idee, forse è il vino che gli ha scaldato il sangue. O forse vuole soltanto parlare, tentare un approccio. Si avvicina, bofonchia un complimento. La ragazza Maria Romite spalleggiata dalla madre reagisce, corrono male parole: « Vattene, sporcaccione ». Arriva anche il padre, Giovanni, 62 anni, portinaio dello stabile, ci sono con lui i figli. Atzeni pensa che vogliano aggredirlo, tira fuori di tasca il coltello e si getta contro il gruppo. Giovanni Romito è colpito a morte, feriti anche i figli Francesco e Valentino. Il fatto è tutto qui, lineare, scabro, incorniciato nella violenza che scaturisce irrefrenabile dall'« intimo » del protagonisti. Da un lato un pastore calato nel crogiuolo della città, nella promiscuità del « ghetto » storico, dall'altro gente come lui emarginata che reagisce con ira non appena si sente sfiorare dallo sguardo indiscreto del vicino. tUllllllllllltliillliiiMIIIIIIIMIllIlllHIllIIMIIt i a a Oppresso dalla solitudine, Atzeni è diventato omicida

Persone citate: Atzeni, Cosimo Atzeni, Dal Fiume, Giannino Guiso, Maria Romite, Olivero, Tradito

Luoghi citati: Nuoro