Sadat si dice fiducioso di appoggi tra gli arabi di Alfredo Venturi

Sadat si dice fiducioso di appoggi tra gli arabi Mentre in Egitto cresce il consenso della popolazione Sadat si dice fiducioso di appoggi tra gli arabi (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 22 novembre. « Calma, ragazzi, la guerra non è ancora finita ». La frase piomba come una mazzata su un gruppo di giovani che fa festa su un prato del lungo Nilo, con tamburi, canti e vorticosi balletti. Fanno festa, sia perché siamo nel bel mezzo del «Gran Bairam», la solennità islamica che chiude la stagione annuale dei pellegrinaggi alla Mecca, sia perché il Rais è tornato sano e salvo da Gerusalemme, dove ha dato e ricevuto parole di pace. Così, l'eccitazione per la lunga vacanza religio sa, qualcosa di simile al Natale cristiano, si unisce all'entusiasmo per il gran gesto di Sadat. Ma il richiamo dello scettico osservatore è formalmente ineccepibile. Secondo le dosate parole dei funzionari governativi, « il Paese è tecnicamente in stato di guerra », e vi resterà fino a quando il processo faticosamente avviato da anni, al quale tutti si augurano che le vicende dei giorni scorsi abbiano dato una vigorosa frustata, non sarà concluso a Ginevra da una sequenza di firme sotto il trattato di pace. Un Paese in stato di guerra, dunque. I segni visibili di questa situazione sono pochi, ma ci sono. Le postazioni di guardia davanti agli edifici pubblici, con le sentinelle protette da sacchetti di sabbia: le indicazioni dei rifugi; gli aerei costretti a rot te complicate, nell'avvicina mento allo scalo di Heliopo lis, perché non sorvolino certe attrezzature militari nel Delta. Ma, soprattutto, ci sono i «segni negativi» della guerra. Quanti di questi ragazzi, senza scuola e senza lavoro, che brulicano nelle strade del Cairo, conoscerebbero un destino migliore se il Paese non avesse dedicato per trent'anni tutto se stesso alla guerra? « Abbiamo tante caseine, in Egitto: sono altrettante scuole mancate », dice il giovane che crederà alla pace soltanto quando la pace sarà stata firmata. Certo, oggi la speranza è al suo punto più alto: su questo convengono tutti. All'indomani del ritorno di Sadat da Israele, i commenti raccolti negli ambienti più disparati confermano le prime impressioni: l'iniziativa del Presidente ha proiondamente colpito per la sua coraggiosa imprevedibilità. Si commenta con orgoglio la proposta di un giornale francese, che vuole il Premio Nobel per la pace attribuito al Rais. Si tende quasi sempre a mettere in relazione, come già ìianno fatto alcuni personaggi ufficiali, dal nuovo ministro degli Esteri, Butros Gitali al presidente dell'Assemblea del popolo, Sayed Marei, questa offensiva di pace con l'offensiva di guerra dell'ottobre '73. E' l'ormai ricorrente immagine della « barriera psicologica » abbattuta dallo stesso Sadat. che quattro anni fa travolse sul canale la linea Bar Lev. Molti commentatori precisano che, senza la « vittoria » del '73 (una vittoria successivamente frenata, come ben sanno i reduci delle divisioni che furono accerchiate, allora, dal contrattacco israeliano: ma una vittoria che qui è definita e celebrata come tale), non sarebbe stata possibile l'attuale iniziativa di Sadat. Fino al '73, infatti, il desiderio di pace, profondamente radicato nelle masse urbane e contadine di questo Paese, era nascosto dai più bellicosi propositi di rivincita: c'erano da riscattare dure umiliazioni militari, bruciavano le ferite del '56, del '67. I soldati egiziani che attraversarono il Canale, il 6 ottobre di quattro anni fa, e penetrarono nelle difese israe- j liane, hanno sanato quelle ferite. Da allora, la parola pace ha avuto un senso che qui soddisfa anche l'orgoglio. Così come una reazione d'orgoglio è stata, oltre al resto, quella che ha indotto gli egiziani a far quadrato attorno al loro Presidente contro le critiche dei « fratelli arabi ». La manifestazione di massa che ieri ha accolto Sadat al suo ritorno da Israele ha dimostrato quanto fossero fuori dalla realtà quei capi arabi che invitavano gli egiziani a sollevarsi contro il Rais « traditore ». Del resto, qui si fa notare che, nono stante certe punte di particolare asprezza verbale, l'opposizione araba all'iniziativa di Sadat non è stata, nel suo complesso, affatto travolgente. E già si registrano con soddisfazione i primi segni di ravvedimento. Alfredo Venturi

Persone citate: Bairam, Bar Lev, Sadat, Sayed Marei

Luoghi citati: Egitto, Gerusalemme, Ginevra, Il Cairo, Israele, Mecca