Roma: dieci minuti di carcere per il matematico De Finetti di Liliana Madeo

Roma: dieci minuti di carcere per il matematico De Finetti Il giudice l'arresta, ci ripensa e lo libera Roma: dieci minuti di carcere per il matematico De Finetti Arrestato all'uscita dei Lincei - Il magistrato, che conduce l'inchiesta sui "proletari in divisa", ha anche rilasciato i radicali Cicciomessere, Vecellio e Cancellieri Roma, 18 novembre. In una rapidissima successione di ordini e contrordini il prof. Bruno De Finetti, illustre matematico e accademico dei Lincei, è stato oggi arrestato, incarcerato, rimesso in libertà. Alle 12,20 è stato prelevato da due funzionari della questura di Roma. Alle 14 ha lasciato Regina Coeli. li'«incredìbile» vicenda — come si è espresso il sen. Terracini, che farà parte del collegio di difesa dello studioso — rientra nell'inchiesta promossa da lgiudice Alibrandi che, sostenendo di ravvisare nell'attività dei «proletari in divisa» una serie di gravissimi reati (istigazione contro i militari, attività sediziosa, associazione per delinquere), ha emesso 89 mandati di cattura contro militanti della nuova sinistra, radicali, obiettori di coscienza, esponenti della Lega non violenta. Il settantenne prof. De Finetti firma come direttore responsabile la pubblicazione del pr, «Notizie radicali». Il primo atto del movimentato episodio odierno ha inizio alle ore 10 davanti all'Accademia dei Lincei, in via della Lungara. Lo scienziato arriva accompagnato dalla moglie, da allievi, collaboratori, amici. Nei giorni scorsi, avvertito che anche il suo nome figurava nella lista degli 89, il prof. De Finetti aveva dato appuntamento alle forze dell'ordine incaricate di rintracciarlo proprio in questo luogo e a questa ora: oggi s'inaugurava il 350 anno accademico dell'illustre istituzione. Ieri un centinaio di docenti dell'Università di Roma, fra cui il rettore Ruberti, avevano redatto una condanna dell'iniziativa del giudice Alibrandi, chiesto la revoca del provvedimento nei confronti del prof. De Finetti, sostenendo che «il mandato di cattura contro di lui da solo svela l'insussistenza dell'istruttoria nella quale figura come "imputato"». Analoga nota di protesta era stata sottoscritta dai docenti dell'Istituto matematico dell'Università «Castelnuovo». Nel sontuoso palazzo di via della Lungara s'è data appuntamento l'intelligentia romana, oltre a una turba di fotografi, cronisti, giovani che inalberano cartelli ironici su cui è scritto ad esempio: «Sono un democratico, devo essere arrestato». Siedono compunti sugli alti scranni nobili vegliardi. Guardie in alta uniforme vedono sfilare illustri accademici. Il presidente dell'Accademia apre la seduta. Legge un messaggio di saluto del presidente Leone, che non è intervenuto contrariamente alla tradizione. Il prof. De Finetti, varcando l'androne, aveva mormorato ai giovani radicali che lo salutavano applaudendo: «Mi raccomando, quando arriva Leone: trattatemelo bene!». La cerimonia inaugurale fila via abbastanza liscia, nonostante la presenza, assai stonata, dei cronisti e dei fotografi, rumorosi, senza cravatta. Alle 12,20 tutto è finito. La folla che sosta davanti all'ingresso principale s'è infittita. Il prof. De Finetti avanza, appoggiato al bastone. E' pallido, con un'aria affaticata. Indossa un abito grigio, con cravatta rossa. Lo sorreggono prima Emma Bonino, poi il sen. Terracini, poi la moglie. Gli vengono rivolte domande di ogni tipo, anche impertinenti. Lei è uno studioso del calcolo delle probabilità, quante ce ne sono di essere arrestato? «Spero il 100 per 100». Perché? «Sarebbe scortese che un appuntamento non venisse rispettato». Ma i motivi dell'arresto, li conosce? «Mi costituisco proprio per sapere come mai ho l'onore di essere oggetto di attenzione da parte del magistrato. Prima di essere uno scienziato, sono un cittadino preoccupato per un'Italia che non stimo e che vorrei diversa». Sono presenti anche Giancarlo Cancellieri e Valter Vecellio, radicali, pronti a costituirsi. Accompagnati dal sen. Terracini, il prof. De Finetti, Cancellieri e Vecellio si avvicinano ai funzionari dell'ufficio politico della questura. C'è uno scambio di documenti di identificazione. Poi i tre salgono su un'auto della polizia con targa civile. La vettura parte. C'è un applauso. I trevengono condotti in questura, per la notifica del mandato di cattura. Alle 12,50 il funzionario telefona al giudice Alibrandi per informarlo che l'arresto è stato eseguito. Il magistrato non è nel suo umceFgs ufficio. Alle ore 13,15 richiama e comunica di aver revocato i mandati di cattura emessi contro i radicali De Finetti, Vecellio, Cancellieri, Cicciomessere (da alcuni giorni già a Regina Coeli): è stata ritenuta infondata l'accusa di associazione per delinquere; gli imputati, con mandato di comparizione, dovranno rispondere soltanto di istigazione dei militari alla disobbedienza. Nel frattempo i nuovi arrestati raggiungono Regina Coeli. Il fonogramma con la revoca del mandato di cattura è delle 13. Un segretario del dott. Alibrandi corre al carcere per bloccare l'ingresso, già avvenuto, dei tre. Viene informato il questore. S'intrecciano le telefonate con il direttore di Regina Coeli. De Finetti e gli altri radicali escono alle 14: erano entrati alle 13,50. La vicenda, ovviamente, non si è conclusa. Il ministro della Pubblica Istruzione, Malfatti, ha ricevuto oggi il rettore dell'Università di Roma, Ruberti, e il preside della Facoltà di Scienze, Tecce, i quali hanno espresso il profondo disagio per la procedura penale adottata nei confronti dell'insigne docente dell'ateneo. Il ministro — informa una nota — ha auspicato la più rapida e completa soluzione della vicenda. «Lotta Continua» esprime soddisfazione per la libertà restituita ai radicali, ma solleva il problema di chi resta in galera e sollecita la revoca del mandato di cattura per tutti: «Non intendiamo diventare il bersaglio di un giudice come Alibrandi, né che lo siano altre forze democratiche». Severi anche i radicali: «La revoca del mandato di cattura per gli arrestati radicali — è detto in un comunicato — mantenendo invece il provvedimento per tutti i compagni di "Lotta Continua", costituisce un fatto abnorme e mostruoso sul piano del diritto che contraddice la regola base, secondo la quale la legge è uguale per tutti senza discriminazione alcuna. Messo in difficoltà dal coraggioso comportamento del prof. De Finetti, il giudice Alibrandi sta tentando una manovra vergognosa e provocatoria nei confronti degli altri compagni di Lotta continua" e di altre organizzazioni». Liliana Madeo

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