Come i giornali italiani commentano rallentato

Come i giornali italiani commentano rallentato Come i giornali italiani commentano rallentato Tutti i principali quotidiani dedicano l'editoriale all'aggressione delle Brigate rosse Tutti gli editoriali dei maggiori quotidiani italiani erano dedicati ieri al feroce attentato contro il vicedirettore de La Stampa, Carlo Casalegno, e, più in generale, al pauroso crescendo del terrorismo politico. Ecco alcuni fra i brani più significativi dei commenti letti sui giornali di ieri. CORRIERE DELLA SERA — « Temiamo che la giornata di ieri sia stata infausta per la democrazia italiana. Purtroppo non possiamo affatto escludere che ieri sia cominciata una nuova escalation del terrorismo che può avere le più drammatiche conseguenze ». Tuttavia, prosegue più avanti il giornale, « reagire con la violenza alla violenza, accettare la logica dell'escalation, sarebbe un errore mortale». Sullo stesso giornale, Enzo Biagi si chiede: « Chi credono di aver abbattuto? Che guerra è la loro? Chi pensano di trascinare sulle barricate? Si lusingano di avere con sé certi intellettuali, che strizzano l'occhio: ma l'S settembre ci ha insegnato che pochi poi salgono sulla montagna ». IL MESSAGGERO — «I criminali che hanno atteso Casalegno nel buio di un androne ( ; si trovano oggettivamente ad aver raggiunto lo scopo politico di chi vuole soffocare ogni voce di critica e di dissenso. Che li acciechi una delirante ideologia rivoluzionaria o che siano, più semplicemente, le oscure pedine d'un più vasto disegno di provocazione e di eversione, è tempo che contro di essi lo Stato democratico faccia ricorso a tutte le risorse, non poche né limitate, consentite dalla legge ». IL RESTO DEL CARLINO — « La criminalità politica ha segnato una svolta con l'attentato di Torino. E' ora che una svolta analoga nel rispetto delle leggi si abbia anche da parte di chi ha il compito istituzionale e il dovere morale di difenderci tutti e di bloccare la caduta verso la decomposizione definitiva del tessuto nazionale ». LA REPUBBLICA — « Qualcuno di noi — scrive Giorgio Bocca — incomincia a capire che cosa volevano dire i nostri vecchi quando mormoravano " non c'è più religione ". Qualcuno di noi incomincia a chiedersi se ci sia mai stata al mondo questa religione, questa volontà di capirsi, di aiutarsi a vicenda | e di non scannarsi ». Aggiunge il quotidiano: « Pare che Torino sia ormai la capitale del terrorismo: per la ragione, tattica, che qui si tenta di fare il processo alle Brigate rosse; e per quella strategia che questa è una città la quale più di ogni altra in Italia testimonia delle contraddizioni e delle degradazioni metropolitane e industriali ». LA GAZZETTA DEL POPOLO — « Questi pazzi, questi folli sanguinari — ha ragione Giancarlo Pajetta a dirlo — sono isolati dalla coscienza popolare. La loro pretesa di farsi passare per combattenti è un insultb alla memoria di quanti hanno veramente sofferto, se non addirittura dato la vita, per l'avvenire democratico di questo Paese. Vicino a Casalegno c'è oggi la Torino democratica delle fabbriche, degli operai, dei lavoratori che hanno pagato con anni di sofferenze e di duri sacrifici la realizzazione di questo Stato democratico che ora si vuole gettare nel caos e nella paura ». IL GIORNO — « Cosa pensano di fare costoro, capaci dtgstsdèrncslspmrcsnvssglEainnGCtebcngs di trovare nel loro animo una tale spietatezza che distruggendo la vita degli altri distrugge anche la propria? Potranno ferire e uccidere uno sventurato, vittima prescelta del loro fanatismo, ma lunga è la schiera di coloro che restano a lottare e testimoniare per la libertà, la democrazia e la civiltà ». L'UNITA' — « In Casalegno si è voluto colpire non solo l'uomo, ma la funzione da lui svolta come commentatore politico, come giornalista democratico. Si è voluto colpire in lui una voce di libertà che noi, pur da diverse posizioni, riconosciamo come nostra. Potremmo dire: la voce di chi esprime il dissenso e la condanna della stragrande maggioranza degli italiani nei confronti della violenza e del terrorismo. E ciò a differenza di tanti altri (intellettuali e no) che irresponsabilmente continuano a civettare con l'eversione ». IL POPOLO — Marcello Gimozzi scrive che « Carlo Casalegno è stato scelto certo non a caso come bersaglio e vittima dì questo nuovo barbaro attentato terroristico: in lui si cerca di colpire non soltanto la professione giornalistica, di cui egli è senz'altro uno dei più insigni rapprerentanti, ma soprattutto la voce forte e chiara di un rifiuto coraggioso e deciso di ogni tipo di sopraffazione, nel confronto di ogni evento con una propria concezione della società e dello Stato, in cui possono e debbono trovare armonicamente il loro spazio tutte le pur diverse e spesso divergenti manifestazioni in un rigoglioso dibattito politico ». PAESE SERA — « L'impunità di cui godono i gruppi che vanno seminando il terrore, l'organizzazione di cui dimostrano di poter disporre, la continuità della loro presenza, mettono a nudo una incapacità di reazione, da parte delle forze dello Stato, che non può essere di sola inefficienza. Nel suo articolo di ieri Casalegno ricordava, ancora una volta, l'impotenza dello Stato, riflessa dal processo di Catanzaro. E' a questa impotenza che egli stava per sacrificare la vita ». AVANTI! — « Chi ha commesso questo attentato si schiera obiettivamente dalla parte di quel nazifascismo che Casalegno combatté quan¬ do la nuova generazione, sia quella del '68, sia quella degli Anni 70, non era ancora nata ». Il giornale aggiunge che si è voluto colpire « chi rappresenta, non solo nella storia del giornalismo italiano, una tradizione di lotta politica per la democrazia che pianta le proprie radici nella guerra partigiana ». IL MANIFESTO — «A questa soglia le parole appaiono consumate. Scrivere " condonna ". " esecrazione", sembra non avere efficacia. Per¬ ché le escalation, anche quelle del terrorismo, a un certo punto segnano anche salti di qualità. A questo punto siamo arrivati con l'attentato di Torino a Carlo Casalegno: è l'annuncio che uccidere, è il d'una frontiera ». Più avanti il giornale afferma che ciò « deve mettere in allarme e mobilitare, deve imporre a tutti un rigore mentale e politico pari alla crudeltà e all'efficacia provocatoria dell'atto ». si spara per j superamento a e i o La moglie di Casalegno, la signora Dedi, confortata dal figlio in ospedale

Luoghi citati: Catanzaro, Italia, Torino