Da Mosca solo la voce di Sacharov di Stefano Reggiani

Da Mosca solo la voce di Sacharov Da Mosca solo la voce di Sacharov (Segue dalla 1* pagina) ciale che dà un contributo alla cultura di tutto il mondo ». Saeharov conclude il messaggio attirando l'attenzione su quei dissidenti « che pagano il caro prezzo del carcere ». Jean Daniel, direttore del Nouvel Observateur, che dirige i lavori, conferma subito il valore politico dell'incontro. « C'è una continuità e complementarità tra la Biennale del dissenso e il convegno sulle società post-rivoluzionarie organizzato nei giorni scorsi dal Manifesto. Cerchiamo insieme la verità. Noi non vogliamo eliminare il marxismo, ma esaminare i fatti e spiegare l'opposizione ai sistemi totalitari ». Daniel avverte nel mondo un pericolo di stalinismo e cita a salvezza dell'individuo l'invocazione di Baudelaire, il diritto di dire no. Il filosofo polacco «in esilio» Leszek Kolawowski offre un'ampia analisi delle radici storiche del dissenso, cominciando da Lenin. Lui non ama più essere definito marxista e dice a un intervistatore: « L'Eurocomunismo è utile almeno in senso strumentale, perché aiuta il dissenso ». Vedete, tornano e si ampliano alla Biennale i temi che abbiamo incontrato nel dibattito del Manifesto. Norberto Bobbio, tra i più acuti relatori del convegno storico alla Biennale, ha un moto di sofferente ironia: « Sono temi vecchi, sono qui per dirlo. Già all'inizio degli Anni Venti si diceva che Lenin aveva forzato la mano alla storia e realizzato, invece che il socialismo, l autoritarismo ». Ma allora come spiega il rea- le clamore, la lacerazione che producono nella sinistra? « Perché ci sono nella sinistra quasi delle conversioni, come quella del filosofo Althusser, fino a poco tempo fa marxista rigoroso. Per uomini come lui non è più in gioco, mi sembra, la teoria, lo studio; ma il sentimento politico ». Magari è un altro segno dei tempi, e anche le reazioni tra i partiti italiani sono appena agli inizi. Il partito comunista è rappresentato al conve¬ gno da Giuseppe Boffa: « Sono qui come studioso, ma non per questo ho smesso di essere comunista ». Si sa la delicata posizione del pei, tra la solidarietà all'Urss e quella al dissenso. L'ex ministro dello Spettacolo, Sarti, che rappresenta alle manifestazioni di Venezia la de, osserva: « Questa non è una mostra politica, è la mostra della politica ». Come dire: ci siamo tutti in mezzo, questa è anche l'Italia. Infatti, è a Venezia per un sondaggio sulla nuova Biennale, sui nuovi equilibri politici: gli piacerebbe un presidente democristiano, una specie di Carlo Bo giovane. Ma lascia intendere che la de, alla fine, potrebbe appoggiare la riconferma di Ripa di Meana. Col dissenso ha forse aiutato l'evoluzione della politica italiana. « Non si sa ancora — sottolinea elusivo Sarti — con quali risultati ». Stefano Reggiani

Luoghi citati: Italia, Mosca, Urss, Venezia