A giudizio il camionista francese che accise il carabiniere di Ciriè

A giudizio il camionista francese che accise il carabiniere di Ciriè Ottobre '76, un delitto che suscitò sdegno e commozione A giudizio il camionista francese che accise il carabiniere di Ciriè Con lui, imputate 19 persone per un colossale traffico di Tir rubati - L'inchiesta sull'omicidio, infatti, mise in luce l'esistenza di T'agguerrita banda che agiva in tutto il Canavese Si è conclusa con il rinvio a giudizio di 19 imputati la complessa inchiesta sull'assassinio del carabiniere Gian Corrado Basso, che ha messo in luce l'esistenza di un'agguerrita « banda del Tir ». I fatti che diedero avvio alle Indagini sono noti. La notte tra il primo e il 2 ottobre dell'anno scorso tre militi della stazione di Ciriè, avvertiti da un automobilista, si recarono Li una stradina di campagna alla periferia di San Carlo Canavese, vicino al poligono militare, dove erano state viste alcune persone trasbordare merce da un camion ad un altro. Erano i carabinieri Basso, 22 anni, originario di Pordenone, da undici mesi in servizio a Ciriè; Rocco Scarmozzino, 19 anni, da Catanzaro e Pasquale DI Garbo, 20 anni, palermitano. Quest'ultimo ha un braccio ingessato e non porta armi, ma la sua presenza è utile perché conosce a perfezione la zona. Basso ha una pistola e Scarmozzino un « Winchester ». In auto raggiungono 11 luogo indicato e intravedono le sagome di due automezzi: un Tir e un « Lupetto » sistemati ad una decina di metri l'uno dall'altro. I due scendono, mentre Di Garbo resta in macchina, fanno una perlustrazione ma non trovano nessuno. Stanno per andarsene, quando sentono il rombo di un motore. E' una « Mercedes » scura che arriva a fari spenti, dalla quale scende un individuo massiccio. La vicenda convulsa che segue è ricostruita attraverso 11 racconto del Di Garbo. I carabinieri si avvicinano all'automobilista, sono in borghese e si qualificano chiedendo 1 documenti. L'uomo tergiversa dicendo di essere il proprietario del Tir. Alle insistenze dei mIMtl, infine, si avvicina allo Scarmozzino estraendo dalla tasca posteriore il portafogli. E' un attimo. Si lancia contro di lui, lo colpisce. Mentre il carabiniere cade nel fango, l'uomo gli strappa la carabina e incomincia a sparare. Scarmozzino è colpito ad un piede. Basso, che ha portato la mano alla fondina per estrarre la pistola, cade fulminato. Di Garbo, lontano e disarmato, non può intervenire: si affretta a soccorrere i colleghi mentre l'assassino risale in macchina e fugge. Viene rintracciato e arrestato pochi giorni dopo: è Michel Chartier, 30 anni, un francese originario di Gregy les Meaux. Le indagini, condotte a ritmo serrato, portano a scoprire tutta la banda ed un vasto « giro » di affari illeciti culminati con l'assassinio del carabiniere. Di quest'ultimo reato, comunque, il sostituto procuratore Pepino e il giudice istruttore Caselli accusano soltanto Chartier, colpevole anche di tentato omicidio dello Scarmozzino. Con lui sono stati rinviati a giudìzio Giampaolo Borgna, Leonardo Satina, Sergio Mazzocchi, Giovanni Conte, Francesco Gisondi, Carlo Canonico, Elide Rinaldi, Francesca Massaro, Luigi Felullo, Salvatore Pisano, Anna Tamburini, Luca Bonanno, Antonio Marenghi, Natalina Marinacelo, Graziella Mondon, Wilma Murra, Santo Caggegl e Marinella Borgna. Le accuse nel loro confronti vanno dal furto all'associazione a delinquere, dal favoreggiamento all'incauto acquisto, dalla detenzione d'armi al sequestro di persona. fr. bu. Tra gli imputati Michel Chartier e Giampaolo Borgna

Luoghi citati: Catanzaro, Ciriè, Pordenone, San Carlo Canavese