Sindacati molto duri sul caso Montefibre

Sindacati molto duri sul caso Montefibre Si allarga la frattura col governo Sindacati molto duri sul caso Montefibre La soluzione unilaterale dei 6 mila in integrazione va "seccamente respinta" - Chiedono di riprendere subito il confronto (Dalla redazione romana) Roma, 9 novembre. La decisione del governo di mettere in Cassa integrazione i 6 mila lavoratori della Montefibre è «l'esatto contrario» di quanto avevano richiesto le confederazioni — e quindi «va seccamente respinta» — e «aggrava i già difficili rapporti col governo»: è questa la posizione che emerge dalle prime reazioni dei dirigenti sindacali, i quali hanno sottolineato che una prima risposta sarà data dallo sciopero generale dell'industria fissato per il 15 novembre. I sindacati, comunque, considerano tutt'altro che concluso il capitolo Montefibre: hanno chiesto al governo di riprendere subito il confronto (l'ultimo incontro si è svolto venerdì scorso al ministero del Bilancio) e, qualora non fossero convocati entro domani, intendono sollevare il caso Montefibre nell'incontro in programma per venerdì col ministro Merlino sui problemi dellTJnidal. «Lo sciopero dell'industria proclamato per il 15 — ha detto intanto Gino Manfron, segretario confederale della Uil — sarà motivato anche contro ia decisione unilaterale del governo per la Montefibre». Quali sono, nella sostanza, le ragioni che hanno indotto i sindacati a queste dure prese di posizione? Risponde Ettore Masucci, segretario generale dei tessili. «Noi volevamo il ritiro dei licenziamenti, avevamo proposto anche la Cassa integrazione a condizione che essa fosse contestuale alla soluzione dei problemi strutturali delia Montefibre, alla salvaguardia dell'occupazione nel Mezzogiorno (vedi Ottona ed altre situazioni gravi) ed alla soluzione dei problemi occupazìonad in Piemonte, attraverso attività sostitutive. Il governo, invece, non ha fatto niente di tutto questo, ma ha stravolto il senso della legge per la riconversione industriale, la cui sostanza è invece quella di individuare linee di riconversione ed in relazione a queste utilizzare gli strumenti assistenziali. Con questo provvedimento si apre invece la porta a decine, di migliaia di licenziamenti, si apre una strada che potrà essere seguita anche da aziende private». Gli ultimi sviluppi del caso Montefibre sono stati polemicamente affrontati, oltre che da Beretta, anche in altri interventi al direttivo della federazione Cgil-Cisl-Uil. Tra gli altri, Celata, dell'ufficio studi della Cgil ha detto che la decisione del governo va respinta perché con essa «si rompe il rapporto fra lavoratori e fabbrica; si utilizza in maniera distorta uno strumento che può essere utile per ia mobilità nelle imprese piccole e medie, ma non per quelle grandi; si realizza l'antico sogno padronale di togliere all'azienda i problemi occupazionali». II direttivo della federazione Cgil-Cisl-Uil ha approvato un ordine del giorno in cui si afferma che se le notizie di stampa sulla soluzione adottata per Montefibre ri¬ spondono a verità « il governo ha unilateralmente assunto proprie decisioni contraddicendo Il suo stesso impegno di confrontarsi con il sindacato sulle soluzioni possibili e sulle condizioni necessarie a garantire continuità di lavoro anche attraverso la necessaria mobilità ». « Tale atteggiamento — si legge nell'o.d.g. — pregiudica in modo grave il reale rapporto con il sindacato prefigurando una linea di comportamento che nel metodo e nel merito la federazione iimimiiiiiimiiiiiiiiiimiiimimiiiiiiMiimiii Cgil-Cisl-Uil considera impraticabile ». «Infatti — spiega il sindacato — ove venisse confermato il ricorso agli articoli (dal 22 al 27) della legge di riconversione, verrebbero a realizzarsi licenziamenti di fatto e la costituzione di un'area di parcheggio sociale: il che non solo priverebbe di ogni garanzìa di reimpiego i lavoratori interessati, ma verrebbe nei fatti affermando un orientamento generale inaccettabile per il sindacato perché realizzerebbe, da un lato il restringimento dell'area produttiva e, dall'altro la estensione dell'area assistita senza alcun ancoraggio alla definizione di una politica industriale programmata per il risanamento e lo sviluppo ». «Il direttivo della federazione Cgil-Cisl-Uil rifiuta pertanto tali decisioni del governo se risultano vere e riconferma le proprie posizioni che ancorano le misure di ricorso alla Cassa integrazione e guadagni ai contenuti del documento presentato al governo ».

Persone citate: Beretta, Celata, Ettore Masucci, Gino Manfron

Luoghi citati: Piemonte, Roma