Non si sono ancora fatti sentire i rapitori del "re delle cartacce,,
Non si sono ancora fatti sentire i rapitori del "re delle cartacce,, La famiglia Fiocchi attende nell'angoscia una telefonata Non si sono ancora fatti sentire i rapitori del "re delle cartacce,, Come è avvenuto il sequestro di Piero Fiocchi a Lecco - Il fratello Paolo dice: "All'inizio dell'ondata dei rapimenti circolavamo armati, poi ci siamo convinti che sarebbe stato inutile" (Dal nostro inviato speciale) Lecco, 9 novembre. Per quattro generazioni di cacciatori il nome Fiocchi è indissolubilmente legato alle famose cartucce e sarà certamente una sorpresa apprendere che ieri sera Piero Fiocchi, 47 anni, direttore generale dell'azienda, quando è stato rapito sotto la sua abitazione, non era armato. Il fratello minore, Paolo, ne ha spiegato il motivo: « Tre annifa, quando è cominciata l'ondata dei sequestri di persona, poiché siamo tutti ottimi tiratori, abbiamo cominciato a circolare armati; ma poi ci siamo convinti che sarebbe stato inutile e per di più pericoloso e abbiamo preferito smettere». Paolo Fiocchi e il ctsino Pino, 53 anni, presidente della «Giulio Fiocchi Spa», la maggiore produttrice italiana di bossoli per cartucce da caccia, attendono insieme alla moglie del sequestrato, Francesca Torrani, di 44 anni, che i banditi si facciano vivi. Per ora nessuna telefonata, neppure di sciacalli, e la famiglia, unita, si prepara ad un'attesa che sa potrà essere lunga. Sul fronte delle indagini, compiute insieme da polizia e carabinieri, le novità sono scarsissime: è stata trovata, a poche centinaia di metri dal luogo del rapimento, una 128 gialla, rubata sei giorni fa a Mandello Lario, un paese sul lago a dieci chilometri da Lecco. La vettura è stata impiegata come «appoggio» dal gruppo dei banditi, ma è stata abbandonata a poco più di mezz'ora dal sequestro. Solo stamane è stata segnalata da un cittadino agli inquirenti che l'hanno esaminata con attenzione, ma senza trovare elementi di particolare interesse. La famiglia Fiocchi è senza dubbio la più importante della città, anche se le sue origini sono milanesi. Il capostipite Giulio, infatti, veniva dal capoluogo quando esattamente centouno anni fa iniziò, primo in Italia e fra i primi in Europa, la produzione di bossoli da caccia per fucili a retrocarica, come all'epoca era meglio specificare. Nel '906 ha affiancato a questa la produzione di bottoni a pressione, per utilizzare i residui metallici della lavorazione delle cartucce andando incontro con la sua industria ad un successo clamoroso. Per tre generazioni l'azienda è stata in mano della famiglia; con il passare dei lustri il pacchetto azionario si è andato frazionando fino alle attuali ventisei quote che sono però tutte in mano a cugini. Questa è sempre stata la for- za dell'azienda, spiega l'attuale presidente, ma è anche la sua debolezza ora che ci si trova a far fronte al ricatto. «Il denaro — precisa Pino Fiocchi — è tutto nella ditta, ogni parente lo ha sempre reinvestito, per cui ci sono problemi a tirare fuori grosse somme di liquido». La situazione che la «Giulio Fiocchi Spa», diventata famosa nel mondo degli appassionati della caccia con lo slogan «Ogni cartuccia una preda... per ogni preda la sua cartuccia» è abbastanza buona. Il fatturato dello scorso anno è stato di 18 miliardi, ma gli ultimi tempi non sono stati fra i migliori, tanto che per domani era in programma un incontro con i sindacati per vedere di mettere gli oltre 1500 dipendenti in ferie per tre giorni, allo scopo di far calare un po' le scorte di magazzino; ciò è reso necessario dalla legge di P.S. che vieta d'immagazzinare troppo esplosivo in locali chiusi. Le cause: innanzitutto la generale crisi economica, poi i riflessi delle disposizioni di legge che limitano la caccia e infine, dicono gli esperti, il fatto che l'ultima stagione di caccia alla selvaggina migratoria è stata cattiva. La famiglia dunque non nasconde che far fronte alle future richieste dei banditi comporterà sacrifici e potrà anche avere riflessi sulla ditta: «L'azienda non può non sentirsi solidale con il suo direttore generale — è stato detto oggi — ma non può neppure scordare che la sua ragione sociale è un'altra». H rapito è conosciutissimo in città anche perché è stato per anni consigliere comunale per il pli e in seguito presidente dell'Unione industriale. Sportivo, amante dello sci e della vela, oltreché, ovviamente, della caccia, ha sempre voluto che i figli Lodovico, Giovanni e Stefano, di 20, 17 e 14 anni, frequentassero le scuole pubbliche. La sua famiglia è particolarmente benvoluta anche perché oltre a creare centinaia di posti di lavoro, è sempre stata attiva sul piano delle strutture sociali: le «case Fiocchi» (152 alloggi), l'uasilo Fiocchi» e l'«istituto Tecnico Fiocchi». Anche per questo la reazione della gente è stata forte. Oltre al sindaco, che ha aperto la seduta del Consiglio comunale dando notizia del sequestro, ha voluto esprimere solidarietà alla famiglia anche il Consiglio di fabbrica mettendo tra l'altro in evidenza i rischi per l'occupazione. « Tra noi e Fiocchi — ha aggiunto Francesco Balbioni, membro del Consiglio di fabbrica — ci sono sempre stati grande stima e rispetto. L'ho sempre avuto come avversario nelle battaglie sindacali, ma non l'ho mai considerato un nemico proprio per la sua affabilità e la sua onestà». La ricostruzione di come è avvenuto il sequestro sarà compiuta dagli inquirenti interrogando parecchi testimoni. Primo fra tutti un ragazzo di 16 anni, Alessandro Locarci!, che stava uscendo con il motorino dal cancello del condominio in cui abita Piero Fiocchi. Marzio Fabbri Pietro Fiocchi
Persone citate: Alessandro Locarci, Francesca Torrani, Francesco Balbioni, Mandello Lario, Marzio Fabbri Pietro, Paolo Fiocchi, Piero Fiocchi, Pino Fiocchi
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