Via agli investimenti contro la recessione di Francesco Forte

Via agli investimenti contro la recessione Via agli investimenti contro la recessione La bilancia dei pagamenti di settembre ha avuto, nonostante alcune apparenze, un andamento nettamente favorevole; nello stesso tempo però questo andamento pone in luce che l'economia italiana sta oramai attraversando una tqcS di recessione acuta. Questa illazione è confermata dalla osservazione dei dati relativa all'andamento della produzione industriale in settembre. Vediamo i due fenomeni per ordine; ne trarremo poi materia di riflessione per quanto riguarda i possibili rimedi. In settembre le importazioni sono state di 3350 miliardi, comprensivi dei costi di trasporto mentre le esportazioni, al netto di questi, così come nelle rilevazioni doganali, sono state di 3140 miliardi. Depurando le importazioni dei costi di trasporto che sono mediamente almeno il 7 per cento, si ottiene una cifra di 3120 miliardi, ossia un totale un po' inferiore alle esportazioni, che quindi sono in attivo, sia pur lieve. Se a ciò si aggiunge la bilancia dei servizi, solitamente attiva, si arguisce che la bilancia dei pagamenti correnti di settembre, mese solitamente per noi non favorevole, è stata attiva. E ciò dopo gli andamenti molto favorevoli di giugno, luglio e agosto. Se però scendiamo all'analisi del perché di questo attivo dobbiamo avanzare motivi di preoccupazione. Infatti mentre le esportazioni in lire correnti hanno registrato un aumento de) 15,5 per cento le importazioni sono aumentate soltanto del 4 per cento. Tenuto conto dell'aumento che, nel frattempo, si è verificato nei prezzi internazionali espressi in lire, dobbiamo dire che le importazioni di questo settembre sono state, in quantità, inferiori a quelle del settembre dello scorso anno. E' certamente motivo di conforto constatare che le esportazioni invece si sono accresciute, in quantità, sia pure non di molto, perché nel frattempo i prezzi in lire sono aumentati di una cifra un po' inferiore (forse un 13 per cento). Ma la flessione delle importazioni in quantità è indice di recessione economica: comperiamo di meno perché facciamo meno investimenti e consumiamo di meno, sicché abbiamo bisogno di una minor quantità di macchinari e attrezzature, di materie prime, di beni intermedi ed anche di beni finiti. Il grande economista Maffeo Pantaleoni in un acuto saggio scritto agli inizi di questo secolo osservava che vi sono sempre molti modi di interpretare le statistiche del commercio estero. Di fronte a una riduzione delle importazioni, si può manifestare pessimismo in quanto essa è indice di depressione economica, ma si potrebbe anche ostentare ottimismo, affermando che essa dipende da una accresciuta competitività dei prodotti nazionali, in confronto a quelli di provenienza straniera. Sennonché, nel nostro caso, questa possibile giustificazione viene contraddetta dall'osservazione dei dati della produzione industriale: questa in settembre è caduta addirittura del 4,5 per cento rispetto al corrispondente mese dello scorso anno. Questa volta non vi sono giustificazioni connesse al diverso numero di giorni lavorativi: essi sono stati ugualmente numerosi in questo settembre come nel settembre 1976. Quindi la caduta produttiva è effettiva. Essa si aggiunge allo scivolone del luglio (— 7,7 per cento) e dell'agosto (— 0,6 per cento). Il settore che è andato peggio, nei primi nove me si dell'anno, è l'industria ali mentare che è declinata dello 1,7 per cento mentre le industrie tessili hanno avuto il modesto incremento del 3 per cento dovuto ad un aumento notevole nei primi mesi e alla crisi produttiva nei mesi seguenti. Ciò fa capire che una ampia base della spinta recessiva si trova nelle industrie dei beni di consumo corrente. Che fare di fronte a questi fenomeni, che erano stati previsti da privati commentatori e (sia pure con ritardo) dalla Confindustria? Poiché abbiamo un buon andamento della bilancia dei pagamenti e l'economia è in fase recessiva sembra opportuno cercare di rianimare gli investimenti, agendo innanzitutto sul costo del denaro che è ancora molto alto; ed inoltre su altri fattori che determinano l'investimento. Questo può dare una spinta al sistema economico, con un moderato effetto di peggioramento della bilancia dei pmpacutobridgvticptrtuntufbdccacdddbrzmddpplnncgs pagamenti, che ci possiamo permettere, se destiniamo — appunto — le somme in questione ad attività fruttuose. Non credo che sia invece prudente attuare una pioggia di imposte. Fermo restando che alcuni ritocchi di tariffe di servizi pubblici e alcune azioni fiscali, che rimangono nei limiti del sistema dato, possono esser utili a migliorare il bilancio, bisogna invece tener presenti i gravi effetti negativi, sulla propensione a consumare ed ad investire, che potrebbero avere inasprimenti tributari gravosi e diffusi, soprattutto se ispirati a criteri affannosi di raccolta di un gettito per turare le falle di un bilancio che fa acqua. La gente considererebbe tali tributi come il sintomo di una situazione fiscale di sfacelo, quindi potrebbe reagire con sfiducia, determinando un aggravio della congiuntura. Il compito del governo è delicato. Francesco Forte

Persone citate: Maffeo Pantaleoni