È tornata la spedizione che scalò l'Annapurna

È tornata la spedizione che scalò l'Annapurna Una guida morì in un crepaccio È tornata la spedizione che scalò l'Annapurna Milano, 8 novembre. ■ La spedizione italiana che | ha raggiunto la vetta dell'«Annapurna Terzo», a quota 7577 metri, nella catena dell'Himalaya, in Nepal, è tornata oggi in Italia. Dei 27 componenti la spedizione mancava Luigino Henry, vicecapo del gruppo, guida alpina di Courmayeur (Aosta), morto per una caduta in un crepaccio. L'incidente è avvenuto a 6200 metri di quota mentre rientrava al campo base numero quattro, dopo aver conquistato la vetta in compagnia di Pino Cheney, altra guida alpina di Courmayeur. I compagni hanno tentato di recuperare la salma dello sfortunato scalatore ma hanno dovuto desistere. Il positivo esito tecnico della spedizione — rilevato sia dal capo del gruppo, Francesco Sar.ton, sia dall'addetto stampa al seguito, Renato Cepparo — è stato offuscato da questa disgrazia. L'argo- mento è stato ripetutamente toccato nell'incontro che i 26 componenti della spedizione (fra cui sette donne) hanno avuto con i giornalisti, in una saletta dell'aeroporto di Linate. La morte di Henry non è stato l'unico incidente. Un altro dei conquistatori, Pierino Radin (che aveva raggiunto la vetta con Brianzi, all'oscuro di quanto era successo al compagno incontrato poche ore prima al lampo cinque) durante la discesa è rimasto a sua volta ferito. « Per l'uscita di un rampone — ha spiegato Santon — Giorgio Brianzi è scivolato coinvolgendo Radin che, benché legato, ha urtato ripetutamente contro la roccia, riportando fratture ad una gamba e ferite alla mano destra. E' stato necessario l'impegno di tutti per il suo salvataggio. E possiamo dire che è stata una grossissima impresa ». Lo stesso Santon ha poi ricostruito la tragica fine della guida valdostana: « E' successo al ritorno — ha raccontato — dopo che Henry, Cheney e lo "sherpa" Pasan Tempa avevano raggiunto la vetta. I tre si sono incontrati con Giacomo Albiero e lo "sherpa" Uan Dorje, fermi a 7100 metri, e dopo aver superato il campo cinque (dove avevano incontrato Giorgio Brianzi e Pierino Radin) stavano raggiungendo il campo quattro. Erano a cento metri dalla fine delle difficoltà. Luigino ha tentato il recupero di una corda di sicurezza, è scivolato lungo il canale ghiacciato per oltre trecento metri ed è caduto in un crepaccio. Erano le 20. I quattro compagni lo hanno chiamato ripetutamente e, non vedendo nulla, hanno atteso l'alba per cominciare le ricerche. Il corpo è stato localizzato più tardi ad una profondità di 15 metri. Con l'aiuto di altre nove persone è stata possibile la discesa fino accanto al corpo di Henry. Luigino era morto per le ferite al capo e in altre parti del corpo». (Ansa)

Luoghi citati: Aosta, Courmayeur, Italia, Milano, Nepal