In sciopero i pompieri inglesi di Mario Ciriello

In sciopero i pompieri inglesi Da lunedì: si temono incendi, mobilitato l'esercito In sciopero i pompieri inglesi (Dal nostro corrispondente) Londra, 8 novembre. La minaccia è grave. Lo sciopero ad oltranza proclamato dai 40 mila pompieri, il primo da tempo immemorabile, espone tutti gli inglesi non a privazioni o a disagi ma a pericoli forse fatali. E' certo lo sciopero più temibile mai dichiarato in quest'isola. Dovrebbe cominciare lunedì, e già sono cominciati i negoziati nel tentativo di trovare un compromesso. Se le trattative falliranno, neppure l'annunciato impiego di unità dell'esercito potrebbe essere sufficiente. Dalla tv e dai giornali già giungono le prime istruzioni su come difendersi dalle fiamme. Parlare di ottimismo governativo sul fronte salariale mentre la nazione è alla vigilia di quella che vari giornali chiamano «la prova del fuoco» sembra un atto inconsulto, quasi di cattivo gusto. Eppure è la verità: ed è un ottimismo condiviso dall'industria e da voci autorevoli ed esperte, come quella del Financial Times. Vero è che i pompieri sono sul sentiero di guerra, che il potente sindacato dei minatori chiede un aumento di ben il 90 per cento e che cospicue rivendicazioni avanzano pure i ferrovieri, gli ufficiali delle navi mercantili e migliaia di lavoratori manuali alle dipendenze dei comuni. Ma è vero altresì che, dal primo agosto ad oggi, tutti i nuovi accordi salariali sono stati più che soddisfacenti. Con il primo agosto sono scomparse le restrizioni e limitazioni della rigorosa politica dei redditi di «fase 1» e «fase 2» e si è tornati al «libero negoziato collettivo». Contrariamente alle previsioni, non si è avuta però una irresponsabile e avida corsa agli aumenti: in linea di massima, i sindacati hanno ascoltato le esortazioni governative, si sono mostrati pronti a lasciare passare 12 mesi fra l'ultima e la nuova rivendicazione e hanno accettato miglioramenti o del 10 per cento (il limite auspicato dal premier Callaghan) o di poco superiori. I poliziottti, ad esempio, che parevano non meno furibondi dei pompieri, si sono accontentati del dieci, e lo stesso hanno fatto i 70 mila lavoratori dell'abbigliamento e i 400 mila dell'industria e dei servizi alimentari. A questi e agli altri accordi degli ultimi tre mesi ha contribuito, in modo determinante, il risoluto atteggiamento di Callaghan e della sua ammi¬ nistrazione. Deciso a frenare gli incrementi entro l'area del 10 per cento, Callaghan non si è lasciato spaventare nè dalle dimensioni delle istanze (i poliziotti volevano tra il 70 e 11 104 per cento) nè dalla gravità degli scioperi. Il premier tratta, è pronto a studiare ogni possibile compromesso, cerca di de-escalare la disputa: ma non cede. E così, logorati da questa tattica, gli assistenti al controllo del traffico aereo hanno ripreso il lavoro in questi giorni dopo un paralizzante sciopero di quasi 2 mesi: e i «ribelli» del sindacato elettrici sembrano oggi disposti ad abbandonare la loro guerriglia. Il governo deve però affrontare adesso due pericolose battaglie. Quella con i vigi li del fuoco e quella con i mi natori, due sindacati che controllano attività vitali. I pompieri esigono un aumento del 30 per cento, i 260 mila minatori del 90. Dei due conflitti, il primo è il più drammatico, sia perchè una prolungata astensione dal lavoro dei vigili del fuoco non potrebbe che infliggere danni immensi alle cose e alle persone, sia perchè gli scioperanti sembrano compatti e non meno risoluti di Callaghan. Un'ansia profonda già preme sul Paese. Si attende, si spera. Nella disputa con i minatori, Callaghan ha più ampio terreno di manovra. Ha tempo per discutere, per congegnare un qualche pacchetto, per usare, con sapiente dosaggio, il bastone e la carota. Sarà un inver.io pieno di suspense, ma Callaghan ha due eccellenti carte in pugno. Se la stragrande maggioranza dei lavoratori continuerà ad accettare maggiorazioni attorno al 10 per cento (molti hanno accettato l'otto) sarà assai difficile per uno o due sindacati esigere concessioni eccezionali. Si troveranno isolati. A differenza del '74, quando piegarono il governo Heath, i minatori sono visti questo volta con scarsa simpatia uagli altri operai, dagli altri sindacati. E, infine, con le elezioni nell'autunno '78 o, al più tardi, nella primavera '79, e con la crescente possibilità di vincerle, Callaghan è pronto a sfidare ogni sindacato, a sostenere qualsiasi scontro. Mario Ciriello

Persone citate: Callaghan

Luoghi citati: Londra