Alla «Convenzione» del ps francese accordo o rottura con i comunisti? di Alberto Cavallari

Alla «Convenzione» del ps francese accordo o rottura con i comunisti? Le legislative di marzo e l'unione delle sinistre Alla «Convenzione» del ps francese accordo o rottura con i comunisti? (Dal nostro corrispondente) Parigi, 3 novembre. La sinistra francese è alla vigilia di qualche novità, dopo sei settimane di stagnanti polemiche. I socialisti hanno fissato infatti per il 5 e 6 novembre la loro convenzione nazionale, e tutti idi osservatori considerano che questa sia l'ultima occasione per un riawicinamento coi comunisti, o per un ultimo rifiuto all'accordo che renderebbe irreversibile la crisi. Infatti, da una valutazione positiva o negativa di questa «convenzione», i comunisti potrebbero derivare il pretesto per innestare la marcia della conciliazione o riconfermare la definitiva rottura. Al centro della convenzione socialista sarà un documento della minoranza dei Ceres, che propone quattro concessioni da offrire al pcf. Esse riguardano il problema della politica dei redditi, della fiscalità verso le imprese, della siderurgia, e della nazionalizzazione delle filiali industriali. Circa quest'ultimo problema (che fu — con la difesa — ragione della rottura di settembre) la minoranza propone che una ventina di filiali in settori-chiave dell'industria nazionalizzata siano aggiunte alle novantacinque già accettate dai socialisti. Questo documento dei Ceres sarà però il banco di prova dell'unità del partito dato che (malgrado gli accordi raggiunti al direttivo del 9 ottobre tra maggioranza e minoranza circa la necessità di perseverare nella ricerca dell'unità coi comunisti, e di elaborare nuove proposte) molte cose sembrano cambiate nel ps. Una bozza del documento stesso è già stata respinta dalla direzione del partito, che non ha le stesse idee della minoranza sul tipo di concessioni da opporre alla politica comunista. Inoltre, tra la maggioranza di Mitterrand e il Ceres s'è delineata una nuova contrapposizione sul modo di condurre la battaglia stessa per ricuperare l'unità. Mitterrand pensa che i socialisti debbano limitarsi per ora a respingere le accuse comuniste, contrapporre alla loro offensiva antisocialista ima « campagna di persuasione », riservando eventuali concessioni al giorno in cui dovessero riprendere (se riprenderanno) i negoziati sul programma comune. I gruppi dei Ceres sono invece di parere diverso. Essi concordano con Mitterrand nell'analisi sulla origine della crisi e sulla responsabilità dei comunisti, ma non condividono la strategia di Mitterrand sulla risposta da dare. Pensano che la formula mitterrandiana sia «attendista» e che se i socialisti non prendono l'iniziativa delle proposte (o delle concessioni) essi rischiano di dare ai comunisti l'impressione di voler abbandonare il negoziato sul programma. Infine, essi sono per la «strategia della pressione costante» sul puf. Dopodomani si vedrà quindi quale prezzo politico Mitterrand intende pagare per l'unità del partito dato che gli accordi recenti sono piuttosti fragili, e dato che la minoranza si presenta per negoziare un po' tutto: non solo il documento delle concessioni, ma anche la propria partecipazione alle responsabilità di partiti, e soprattutto nuovi accordi sui rapporti interni tra maggioranza e minoranza. Inoltre non va dimenticato che la convenzione dovrà varare le candidature socialiste per le elezioni di marzo, e che le trattative con la minoranza saranno certamente tese. Naturalmente le valutazioni sulla convenzione socialista e sulla crisi differiscono, secondo le diverse correnti. Defferre, che rappresenta la destra socialista, ha già giudi¬ csngnccingcpmsènnnstidcnpdppngdpsatdddmifLds cato che le proposte dei Ceres sono inutili, e che la situazione resterà bloccata fino a gennaio, data della convenzione comunista, «per quante concessioni siano fatte dai socialisti». Secondo Defferre, infatti, i comunisti stabiliranno alla loro convenzione di gennaio se la loro politica di crisi è stata utile per il loro partito, se gli consente di mietere più voti presentandosi da soli alle elezioni, oppure è necessario un ritorno all'unità. Diversa è invece l'opinione di Estier (mitterrandiano), che suppone la crisi «risolvibile se i comunisti accetterranno la discussione». A parte queste valutazioni, il partito socialista dovrà poi discutere sulle conseguenze che la crisi sta provocando nelle amministrazioni municipali dove la recente vittoria della sinistra ha creato mi¬ gliaia di giunte unitarie e dove covano non pochi conflitti. Per esempio, a Reims, l'amministrazione di sinistra è in crisi aperta, sulla scia della rottura politica di settembre. Naturalmente Estier (portavoce di Mitterrand) ha oggi negato che il fenomeno di Reims denunci una «crisi nazionale in atto». Per Estier si tratta di un fenomeno «locale e circoscritto». Tuttavia non mancano le preoccupazioni per un allargarsi dei conflitti a livello amministrativo, e per le conseguenze che la paralisi della sinistra in molte città possa avere sulle legislative di marzo. Il Consiglio dei ministri ha intanto ufficialmente stabilito oggi il calendario elettorale. Si voterà il 12 e il 19 marzo 1978; l'apertura ufficiale della campagna elettorale è fissata per il 20 febbraio; la scadenza per la presentazione della candidatura il 18 febbraio (per il primo turno) e il 14 marzo (per il secondo turno). Alberto Cavallari

Persone citate: Mitterrand

Luoghi citati: Parigi