Siad Barre: con i soldati etiopi combattono cubani e yemeniti di Francesco Fornari

Siad Barre: con i soldati etiopi combattono cubani e yemeniti Siad Barre: con i soldati etiopi combattono cubani e yemeniti (Dal nostro inviato speciale) Mogadiscio, 2 novembre. « Noi facciamo tutto il possibile per aiutare il popolo oppresso della Somalia Occidentale a liberarsi dal giogo del colonialismo etiopico ». Con queste parole il Presidente della Somalia, Siad Barre, ha ribadito l'intenzione del suo Paese di aiutare « con tutti i mezzi a disposizione » i partigiani del Fiso che combattono una sanguinosa guerra per l'indipendenza del loro territorio. Nel corso di una conferenza stampa convocata all'improvviso, il Presidente ha spiegato ai giornalisti stranieri la posizione della Somalia nell'attuale conflitto che vede contrapposti i partigiani dell'Ogaden alle truppe di Addis Abeba ed ha illustrato la politica estera del proprio Paese. « In molte occasioni la Somalia non è stata compresa. Noi vogliamo collaborare con tutti, non abbiamo mai voluto l'antagonismo fra le nazioni. La Somalia ha sempre creduto nella comprensione reciproca, la collaborazione e la pace fra i popoli ». Riferendosi all'aiuto militare fornito dall'Unione Sovietica al regime di Mengistu, Siad Barre ha detto che « l'attività dell'Urss in Etiopia è pericolosa per l'esistenza della Somalia ». Precisando che il governo di Addis Abeba ha sempre respinto ogni forma di collaborazione per trovare una soluzione pacifica del problema dell'Ogaden, il Presidente ha detto che « l'Etiopia deve accettare quello che altri Paesi colonizzatori hanno già fatto: dare la libertà ai popoli assoggettati ». « Ma — ha concluso con amarezza — non penso che l'Etiopia abbia questa saggezza». Infine, affermando che la Somalia non riceve armi dall'Europa e che da tempo l'Unione Sovietica ha smesso di inviare armamenti, Siad Barre ha detto che se anche l'Etiopia riceve massicci, moderni e so¬ fisticati aiuti militari dai russi e da due Paesi arabi (Libia e Aden) e se sul suo territorio combattono « almeno 15 mila cubani e sud yemeniti », bisogna tenere presente che questi soldati combattono senza ideali, mentre i partigiani del Fiso lottano per l'indipendenza. Cauto, senza lasciarsi prendere la mano da eccessivi entusiasmi e senza lanciare accuse clamorose, il Presidente somalo ha ribadito ancora una volta che il suo Paese si sente impegnato in prima persona nella questione dell'Ogaden ed ha precisato che la Somalia non accetterà ordini da nessuno, pur lasciando intendere di essere sempre disposto a trovare una soluzione pacifica del problema, purché venga rispettato « il sacro diritto all'autodeterminazione di quel popolo oppresso ». Chi si aspettava dichiarazioni roventi, un discorso minaccioso, una decisa presa di posizione contro la Russia, l'alleato di un tempo che ha girato la schiena al vecchio amico per aiutare la giunta militare di Addis Abeba, è rimasto deluso. Con accorta diplomazia, Siad Barre ha dimostrato che la Somalia è disponibile ad ogni trattativa e non prende direttamente parte al conflitto. Mentre ha accusato l'Etiopia di voler provocare una guerra fratricida fra i due Paesi. Le operazioni militari nell'Ogaden continuano intanto ad essere avvolte dal più fitto riserbo. La guerra che si combatte nella provincia settentrionale deve rimanere segreta: la radio di Mogadiscio non fornisce notizie, da qualche settimana anche i bollettini del Fiso sono privi di interesse. Nella capitale arrivano soltanto gli echi smorzati dei combattimenti, ma l'atmosfera della città è molto cambiata. Quasi tutti i lavoratori vengono addestrati, a turno, militarmente, a chi ha meno di cinquantanni è stato proibito di andare alla Mecca (novembre è il mese dei pellegrinaggi alla tomba di Maometto), gli uffici pubblici sono sorvegliati da uomini armati, in maggioranza anziani o giovanissimi studenti che impugna no il fucile con aria impacciata. Di notte le luci dell'aeroporto vengono spente, la sede degli alti comandi militari o scurata. Qualcuno dice che il governo teme un bombarda mento da parte dell'aviazione etiopica. Forse si tratta di voci prive di fondamento, ma è certo tuttavia che l'atmosfera di Mogadiscio quando cala la sera è carica di tensione. Nei quartieri periferici si vedono lunghe code di donne in attesa davanti ai negozi per acquistare un po' di zucchero, caffè, farina. Anche la carne incomincia a scarseggiare. Apparentemente la vita con tinua col ritmo di sempre. I ri storanti sono gremiti, il giovedì sera (vigilia del giorno festivo dei musulmani) le discoteche sono affollate fino all'alba. Ogni giorno, al mattino ed alla sera, misteriosi aerei da trasporto privi di contrassegni con i timoni verniciati di blu o di giallo (ma sotto la vernice si intravede la sagoma di un precedente contrassegno), atterrano all'aeroporto della capitale. Nessuno sa esattamente che cosa trasportano: vengono scaricati in tutta fretta in un angolo lontano dell'aeroporto. Secondo alcune voci porterebbero armi e munizioni per conto di alcuni Paesi arabi, gl1 aerei sarebbero di una società tedesca consociata con la Lufthansa. Francesco Fornari

Persone citate: Siad Barre