L'elicottero scelto all'ultimo minuto di Francesco Santini

L'elicottero scelto all'ultimo minuto L'elicottero scelto all'ultimo minuto a e » o i a e , , o (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 2 novembre. Il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, caduto ieri l'altro nel cielo della Calabria con cinque compagni di volo, avrebbe dovuto raggiungere Rosarno a bordo di una «Fiat 130». Soltanto all'ultimo momento, per accelerare i tempi, il generale Enrico Mino ha deciso di continuare in elicottero il viaggio che da Bari l'aveva portato a Catanzaro. Lo ha accertato il sostituto procuratore Ferdinando Maria Bova, che guida l'inchiesta sulla tragedia di Monte Covello. La circostanza è già agli atti. E' un elemento importante a giudizio del giovane magistrato che ha preparato sull'incidente una serie di quesiti da presentare ai periti scelti dalla magistratura. «L'inchiesta — dice il dottor Bova — è alle prime battute; ma certo, la scelta dell'elicottero fatta all'ultimo minuto, scioglie i dubbi sulla fine del generale ». Il dottor Bova non crede alla tesi del sabotaggio che era stata avanzata prima dell'arrivo dei tecnici dell'aeronautica militare. Adesso, alle dichiarazioni del ministro della Difesa, del capo di stato maggiore dell'aeronautica che hanno smentito le ipotesi dell'attentato, si aggiunge la circostanza accertata dal magistrato. Quando Mino ha deciso di continuare il viaggio con V«Agusta Bell», l'elicottero era nella caserma «Bellamena» di Catanzaro, pronto a ripartire per Bari. Fu proprio la novità nella rotta a suggerire al colonnello pilota Sirimarco di prendere a bordo il tenente pilota Cerasoli, destinato all'unità del capitano Gasparri. Cerasoli fu scelto per l'esperienza del cielo della Calabria: quella stessa esperienza che suggerì al capitano Gasparri, che precedeva il «Fiamma 39» del comandante generale, di cambiare rotta quando si è trovato dinanzi ad una massa nebbiosa «con sviluppi verticali» che è stata all'origine del disastro. Il dottor Bova, sostituto procuratore di Catanzaro, si è a lungo soffermato sulle dichiarazioni dell'ufficiale. Gasparri volava a 2 mila metri: purtuttavia decise di non attraversare il banco di nebbia ma di tagliare in direzione di Lamezia e di seguire il tracciato dell'autostrada per raggiungere Rosarno. C'è da chiarire adesso perché Sirimarco che aveva impostato i comandi del «Fiamma 39» sulla quota di 1800 piedi non abbia azionato in tempo la cloche. A giudizio del capo di stato maggiore dell'Aeronautica, generale Mettimano, sa¬ rmsvlgcSsctrtARnlaAn——d e a è . o è : a i ca i i » n a di ua¬ rebbero stati sufficienti pochi metri e l'elicottero di Mino si sarebbe salvato. L'indagine del sostituto Bova segnala oggi l'arrivo a palazzo dì giustizia di un inge gnere della Piaggio. Darà alcuni chiarimenti sul velivolo. Sono state poi ascoltate le testimonianze dei tre contadini che per primi hanno consentito ai carabinieri di intercettare il relitto sui contrafforti terrazzati di Monte Covello. Antonio De Vito, sua moglie. Rosa Belisario, e un loro vicino, Salvatore Foderaro, ieri l'altro, nel pomeriggio, erano a lavorare nelle campagne di Amaroni. Stamane li abbiamo incontrati in procura. «Saranno state le 3 del pomeriggio — ha detto Antonio De Vito — quando ho udito il rumore di un elicottero che si avvicinava. Ho alzato gli occhi ma non sono riuscito a vederlo per via del cannilo, una specie di nebbia che si forma da queste pcrt.l. Di colpo ho sentito uno scatafascio, poi più nulla, silenzio assoluto». — Ha udito un unico boato? «Sì, uno soltanto, poi il silenzio è tornato e io ho pen sato: l'elicottero è caduto». L'allarme è stato dato soltanto in serata, dopo il Telegiornale. Antonio De Vito ha saputo dalla televisione del disastro e ha avvertito il brigadiere Perrone della stazione di Girifalco. — Ha indicato con precisione il luogo? «Sì, l'ho indicato con esattezza; ma i militari non sono riusciti a trovarlo immediatamente. Sono stato io stesso, più tardi, verso la mezzanotte, ad accompagnarli a Rimitello ». La testimonianza è stata verbalizzata: il particolare della nebbia, confermato da De Vito, è importante perché prova che la visibilità era scarsa e un incidente possibile. Dalla procura, alla legione dei carabinieri di Catanzaro, guidata in queste ore, dopo la morte del colonnello Friscia, dal tenente colonnello Giulio Laudati. L'ufficiale amentiace che il militare di guardia nella casermettc «Bellamena» all'elicottero «Fiamma 39» sia stato «consegnato». Da Catanzaro, a Girifalco, fin su, verso Monte Covello. Oggi non si passa: i resti dill'«Agusta Bell 205» del comandante Mino e dei suoi cinque compagni sono guar1 dati a vista. Nessuno si può avvicinare. Si attende che i tecnici della magistratura possano ossenxtrli. Poi saranno ancora a disposizione della commissione nominata dal ministro della Difesa, Ruffini. Francesco Santini