Un paradosso in Germania il deficit che non fa male di Daniel Vernet
Un paradosso in Germania il deficit che non fa male PUBBLICO E INFLAZIONE Un paradosso in Germania il deficit che non fa male Nonostante la consistenza del deficit budgetario e gli scarsi effetti di contenimento con l'aumento del gettito fiscale e con tagli della spesa pubblica adottati dal governo di Bonn, da anni la Repubblica Federale offriva l'immagine di un'isola di stabilità, un modello nella lotta contro l'inflazione. Bastano poche cifre per illustrare l'apparente paradosso, così poco conforme ai dettami più tradizionali dell'insegnamento economico 'liberale. Tenendo presente unicamente i bilanci dello Stato federale, dei Lander e delle amministrazioni comunali, la quota della spesa pubblica rispetto al prodotto nazionale lordo è passata dal 29 per cento del 1970 al 33,5 per cento nel '76, con una w punta » del 35 per cento registrata nel '74. Il disavanzo dei bilanci degli organismi pubblici (Stato federale, Lander e Comuni), che all'inizio degli Anni Settanta, rappresentava dall'I all'1,2 per cento del p.n.l., era salito al 6,4 per cento nel '75 per scendere al 4,2 per cento l'anno scorso. In valori assoluti, le cifre in rosso erano balzate da 8,3 miliardi di marchi del '70 a 65,8 miliardi nel '75 per scendere poi a 47,7 miliardi nel '76. Per l'anno in corso si ipotizza un assestamento valutato attorno ai 37 miliardi di marchi. Inoltre, anche se il deficit pubblico non sembra aver fomentato l'inflazione, i più forti squilibri di bilancio, quelli del '75 e del '76, avevano coinciso con una riduzione sensibile del rialzo dei prezzi, passato dall'8 al 4 per cento nel periodo '73-'75. Come spiegare questa situazione? Le cause vanno ricercate nell'analisi congiunturale e in ragioni di carattere istituzionale. Le autorità di Bonn si sono servite del bilancio come strumento di politica congiunturale. Il disavanzo era aumentato negli anni della crisi economica e gli investimenti pubblici hanno integrato le debolezze del settore privato per sostenere l'attività economica o almeno limitare gli effetti della recessione. Bisogna far notare che dei deficit di tre organismi pubblici presi in esame, quello più forte è dello Stato federale. I comuni non hanno sentito la responsabilità specifica delle scelte di politica economica, hanno piuttosto manifestato la tendenza ad un comportamento analogo a quello di altri « agenti » economici colpiti dalla recessione. La politica di indebitamento statale non ha avu¬ to conseguenze perverse sul mercato dei capitali tanto è vero che, durante il triennio '74-'76, il potere pubblico si è astenuto dall'entrare in concorrenza con gli investitori privati, resi prudenti dall'andamento della crisi. E' stato proprio 11 timore di tensioni sul mercato dei capitali a spingere il governo federale a decidere, per l'esercizio '76, « tagli» consistenti che hanno permesso di ridurre il disavanzo dai 35 miliardi di marchi del '75 ai 28,5 del '76, e dai 65,8 ai 47,7 miliardi per quanto riguarda il deficit pubblico totale. Motivi istituzionali spiegano inoltre come lo squilibrio di bilancio non abbia messo in moto il meccanismo dell'inflazione della Germania Federale. I poteri pubblici infatti non hanno potuto finanziare il deficit dei loro bilanci con l'emissione di nuove banconote. L'indipendenza dell'Istituto di emissione federale è garantita dalla legge che assegna due compiti precisi alla Bundesbank: garantire la stabilità della moneta e sostenere gli obiettivi economici del go¬ verno. Lo Stato infatti non ha il diritto di accesso ai crediti dell'istituto di emissione salvo che per qualche anticipo di Tesoreria, limitato in quantità e nel tempo. Per finanziare il deficit del bilancio non resta pertanto che l'appello al mercato finanziario, dove lo Stato si trova nella stessa posizione dei privati in cerca di prestiti e tenuti a sottostare alla politica di creazione monetaria della Bundesbank. La Banca centrale dal canto suo si è adoperata nel corso degli ultimi anni a limitare teoricamente all'8 per cento l'aumento della massa monetaria (in pratica dal 9 al 10 per cento). Ecco così che gli organismi pubblici sono stati costretti ad indebitarsi a lungo termine, salvo il periodo '74-'75 quando, in seguito al rialzo dei tassi d'interesse, non erano reperibili che crediti a breve. Se tale tendenza si fosse protratta per più anni, ne sarebbe certamente derivato un effetto inflazionistico. Infine, a contenere ancora maggiormente l'aumento del deficit di bilancio, la legge vieta allo Stato federale di indebitarsi oltre il volume degli investimenti, limite raggiunto solo due anni fa. Daniel Vernet
Persone citate: Lander
Luoghi citati: Bonn, Germania, Germania Federale
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