L'egoismo nazionale provoca il grave disordine monetario di Natale Gilio

L'egoismo nazionale provoca il grave disordine monetario Convegno - dibattito dei cambisti a Roma L'egoismo nazionale provoca il grave disordine monetario Roma, 30 ottobre. Il Porex Club Italiano, l'associazione che riunisce gli operatori bancari specializzati nel settore dei cambi (i cosiddetti cambisti), ha celebrato oggi il 20° anniversario della sua costituzione con un convegno-dibattito sul « Sistema monetario internazionale oggi e domani », cui hanno partecipato Guido Carli, presidente della Confindustria e presidente onorario del Forex, i professori Nino Andreatta, Luigi Spaventa, Mario Monti e Innocenzo Gasparini. In sala, tra le autorità e i principali banchieri italiani, il governatore della Banca d'Italia, Paolo Baffi. Il mondo monetario internazionale, ha detto all'inizio presentando il convegno il presidente del Forex, Giacomo Perticone, appare come « una pelle di pantera » piena di chiazze. Alcune monete si muovono in forma autonoma, altre solo legate ai diritti speciali di prelievo (la moneta di conto il cui valore è lievemente superiore al dollaro), ben 35 sono ancorate al dollaro, sei partecipano alla fluttuazione congiunta europea, il cosiddetto « serpente ». Il disordine monetario che da oltre quattro anni governa il mondo occidentale, e di cui ancora in questi giorni con gli attacchi speculativi sul dollaro si vedono le conseguenze, rende difficile il mantenimento dell'ordine nei rapporti commerciali e valutari tra i Paesi. Dall'inizio della grande crisi petrolifera, l'intera area Ocse manifesta un deficit strutturale di parte corrente nella bilancia dei pagamenti, in parziale contropartita degli avanzi realizzati dai Paesi produttori di petrolio. L'entità di questi disavanzi, per la natura delle cause che li hanno provocati, si manifesta insensibile alle modifiche di rapporti di cambio tra le monete dei Paesi deficitari e dei Paesi in avanzo. Si è seguita la strada di incidere sui livelli di attività economica cercando, con un gioco sottile di egoismi, di trasferire ora su un Paese ora sull'altro i disavanzi a proprio carico. Un modo diverso di proctJere, ha detto Carli, si sarebbe potuto avere se i Paesi Opec avessero investito nei Paesi importatori di petrolio i loro surplus. In tal caso, il sistema si sarebbe riequilibrato da solo. L'Opec invece ha preferito mantenere liquidi i suoi fondi, investendo in un numero limitatissimo di Paesi. Il sistema, ha proseguito il presidente della Confindustria, si sarebbe potuto ancora riequilibrare attraverso l'attività delle istituzioni internazionali, immettendo diritti speciali di prelievo, cioè aumentando la liquidità internazionale. Stati Uniti e Germania Occidentale, preoccupati dagli effetti inflazionistici che una nuova immissione di liquidità avrebbe creato, hanno preferito mantenere le cose come stavano. Un aiuto, seppur ridotto, è venuto dal mercato, con le grandi banche intemazionali che hanno finanziato nei limiti del possibile il sistema. Le conseguenze di quanto accaduto e sta accadendo si ritrovano nel disordine generale. Le politiche di aggiustamento, ha detto il prof. Spaventa, perseguite dal singolo Paese possono aver successo, ma risultano alla fine un semplice trasferimento di disavanzi su altri Paesi. Le vicende del deficit dell'insieme dei Paesi Ocse dal '74 ad oggi lo dimostra: prima sopportato in maggior misura da Italia, Gran Bretagna e Francia; poi nascosto dalla recessione del 1975; infine, trasferito ai Paesi minori (Svezia, Spagna ecc.) e agli Stati Uniti. In queste condizioni pensare al risorgere di un sistema di cambi fissi, come hanno fatto notare sia il prof. Monti sia il prof. Andreatta, sarebbe illusorio, fino a quando non si giungerà ad accordi generali in relazione alla crescita economica dell'intera area e in essa delle singole economie e soprattutto, in merito alla ripartizione del disavanzo complessivo. Fino a quando cioè, il mondo continuerà ad essere governato dagli egoismi nazionali che oggi vedono Paesi come il Giappone e la Germania Occidentale, dotati di enormi surplus, rifiutarsi di adottare la « strategia della deflazione » per aumentare il flusso delle importazioni dei Paesi in deficit Natale Gilio

Persone citate: Andreatta, Carli, Giacomo Perticone, Guido Carli, Innocenzo Gasparini, Luigi Spaventa, Mario Monti, Nino Andreatta, Paolo Baffi