Contrasti anche tra i partiti sulla direzione del «Corriere»

Contrasti anche tra i partiti sulla direzione del «Corriere» Contrasti anche tra i partiti sulla direzione del «Corriere» Milano, 23 ottobre. Dopo l'annuncio del cambio al vertice del « Corriere della Sera» — Franco Di Bella al posto di Piero Ottone, direttore da oltre cinque anni — e le dimissioni del vice-direttore Michele Tito, «voci» di imminenti congedi volontari continuano ad arrivare dalla redazione di via Solferino, dalla sede romana, dagli uffici stranieri di corrispondenza. Ma, se i pareri erano diversi sulla presunta provenienza di capitale (tedesca o italiana?), apparivano invece concordi sul colore politico e la finalità: dalla parte dei «moderati». Una decina di giorni or sono, la notizia di Di Bella direttore viene data, per prima, da una televisione privata romana vicina ad ambienti di centro destra. L'anticipazione non viene ripresa, ma ne parlano tutti. Di Franco Di Bella si sa che è stato venticinque anni al «Corriere della Sera» cominciando da cronista e finendo vicedirettore. Sei mesi fa andò a dirigere «Il Resto del Carlino» di propriertà del petroliere Monti. In occasione di questo clamoroso ritorno alla ribalta milanese qualcuno ricorda il presunto avallo che Di Bella, allora capo cronista e capo redattore, avrebbe dato ai rapporti di collaborazione tra Giorgio Zicari, cronista giudiziario ai tempi di piazza Fontana, ed i Servizi segreti. Allontanato dal «Corriere» Giorgio Zicari, circa un paio d'anni fa, divenne capo ufficio stampa di Monti. I sospetti su Di Bella finirono in un giudizio degli organi di tutela deontologica dell'Ordine dei giornalisti che sostanzialmente lo discolpò. Martedì scorso il Giornale Radio 2 delle 19,45 annuncia la direzione di Di Bella; dopo un quarto d'ora, lo stesso Di Bella telefona al redattore capo di turno per spiegargli che non è vero nulla, opponendosi tuttavia alla proposta di regolare smentita nel notiziario successivo. II giorno dopo, quell'annuncio non viene ripreso da nessun giornale. La notizia ufficiale di Franco Di Bella direttore viene data giovedì sera dall'editore al Comitato di redazione e provoca una serie di assemblee. In vista del suo insediamento — la settimana prossima — ne sono in programma altre. Intanto, in ambiente giornalistico e non, le «voci» continuano a correre, caotiche, contrastanti. Si dice che gli esponenti di un partito abbiano di colpo appreso che il loro segretario, a titolo perso¬ nale, appoggiava un candidato non gradito alla maggioranza. Si parla di contrasti nella stessa famiglia Rizzoli. Circolano voci di ricatti e di rinunce, di sdegni e di solidarietà vere e finte, di repentini «cambiamenti di opinione», di giochi e controgiochi che dai corridoi di via Solferino rimbalzano a Montecitorio ed in alcune sedi economico-finanziarie. Impossibile distinguere l'opinione dall'informazione, l'indiscrezione dalla fantasia. Solo il vicedirettore dimissionario Michele Tito finora non ha detto una parola e non ne dirà se non dopo avere incontrato l'editore, domani sera. Ha soltanto fatto sapere che le sue dimissioni, dalla carica e dal giornale, sono irrevocabili. Sono state causate dalla violazione del principio della collegialità direzionale e da una diversa visione della guida e della funzione del quotidiano. Qualcuno ricorda anche il rifiuto da parte di Tiro di ogni gestione di tipo paternalistico, e il rigore non solo professionale. Già un anno orsono, Michele Tito si trovò in una situazione analoga: era in palio con Orazio Mazzoni per la direzio ne del Mattino di Napoli. Prevalse Mazzoni, legato al «clan» di Gava. Ornella Rota

Luoghi citati: Milano, Napoli